Alla fine Rosario da Gela ha varato il suo quarto governo all’insegna della confusione. Il segretario del suo partito, Fausto Raciti, lo sconfessa. Gli alfaniani prima infilano un assessore in Giunta (Vermiglio alla messinese) e poi ritirano la mano. I socialisti leccano la sarda. Giuseppe Lupo si defila. Mentre Cracolici fa Bingo: arraffa l’Agricoltura e mantiene Cleo Li Calzi
Coraggio compaesani, è l’ultimo boccone da ingoiare, poi tutti a casa e in primavera si tornerà a votare. Consolatevi, il bicchiere è mezzo pieno. Se è vero che Crocetta ha varato l’ultimo governo, è vero che il suo governo è proprio l’ultimo.
Il suo tentativo di fare un governo di legislatura è miseramente fallito. Si sono persi per strada i politici che avrebbero dovuto garantirgli la sopravvivenza fino alla fine della legislatura. Crocetta somiglia a Branca d’Oria, il personaggio dantesco morto e già all’Inferno seppure il suo corpo sia ancora sulla terra e “mangia e beve, dorme e veste panni”, mentre in effetti il suo corpo è abitato da un diavolo. Quando poi, cent’anni di salute, Crocetta sarà morto veramente, di lui, quando si sarà detto che è morto, si sarà detto tutto, proprio come della manzoniana donna Prassede, donna inutile, superflua eppure tanto fastidiosa all’umanità.
Per nostra fortuna il nostro presidente di cartapesta, nonostante le reboanti premesse, ha confermato, per necessità, quasi tutti i suoi assessori, coatti persi, altrimenti nullafacenti, e ha tentato di aggiungere un po’ di pepe ad una sbobba senza colore, sapore e odore. Quindi non perderemo molto tempo a parlarne.
Il batrace rivoluzionario ha tentato di imbarcare il vice presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giuseppe Lupo (PD), il quale ha risposto picche. Perché si scrive Lupo, ma si legge Volpe. Lupo, politico in ascesa, con voti sicuri per la sua rielezione (così crede), non ha voluto legare il suo destino politico con la brillantissima farsa che reciterà nel suo ultimo sussulto la compagnia di giro crocettiana.
Per ripicca verso Lupo, che non ne ha voluto sapere di entrare nel governo, Crocetta ha messo fuori dal governo Antonio Purpura. E’ il docente universitario di Economia che Lupo aveva piazzato in Giunta (assessorato ai Beni culturali) nel terzo governo Crocetta. Ma, come già ricordato, è finito fuori dalla Giunta.
Lupo è l’esatto contrario del buon Antonello Cracolici, suo compagno di partito e politico a fine corsa, fautore del “do’ cojo cojo”. Braccia che ritornano all’agricoltura… (è questo l’assessorato che Cracolici va a gestire). La mente cracoliciana seguirà le ultime evoluzioni dei soldi comunitari. Fondi europei a parte, Antonello fa bingo: oltre ad arraffare l’Agricoltura mantiene in Giunta la sua fedelissima Cleo Li Calzi, che resta al Turismo.
Due parole vanno spese su un genio compreso solo da Crocetta, l’avvocato Antonio Fiumefreddo, che finalmente corona il suo lungo sogno, completando la lunga marcia verso Crocetta che, da tempo, agognava di averlo con sé, vicino, vicino a sé. Al cuore non si comanda, si ubbidisce. L’avvocato, dopo essersi coperto di gloria come Sovrintendente del Teatro Bellini di Catania, da dove fu cacciato via a furor di popolo, finalmente è stato chiamato a più fulgidi e meritati destini: va a gestire l’assessorato alle Autonomie locali e alla Funzione pubblica.
Popolo dei regionali trema! I giorni dell’ira sono arrivati! La frusta vi aspetta, i tratti di corda di questo giustiziere incorruttibile caleranno su di voi, con furiosissimo sdegno, e tanto più violenti quanto maggiore sarà la sua crisi di astinenza dai fondi di rappresentanza da scialacquare come ai bei tempi di Catania.
Ah, dimenticavamo: mezzo PD, segretario regionale Fausto Raciti in testa, non si riconosce nel quarto governo Crocetta. I socialisti, o presunti tali, nemmeno. Mentre il Ministro Angelino Alfano nega che il messinese Carlo Vermiglio, nominato ai Beni culturali, sia un esponente del Nuovo Centrodestra Democratico (ma non è stato pescato da Messina, anche se con poca acqua, per non fare ‘ombra’ ai parlamentari regionali alfaniani? Ma…).
Un quadro politico chiaro, insomma. E soprattutto coeso…
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