Il quarto governo Crocetta è una pantomima. Ma i soldi alla Regione Renzi li ha scippati davvero. Così, in attesa che il governatore e Raciti trovino la ‘quadra’, magari sulle teste di Cleo Li Calzi e Antonio Fiumefreddo, l’assessore all’Economia avrebbe trovato il modo per far quadrare il cerchio: vendere i beni immobili e ‘svendere’ l’Autonomia
Allora, proviamo a capire se abbiamo capito qualcosa. Il terzo governo regionale di Rosario Crocetta è entrato in crisi una ventina di giorni fa, o forse prima. O forse in crisi lo è sempre stato. Il dato certo è che da due settimane Crocetta tratta per il quarto governo (in tre anni) con il segretario del PD siciliano, Fausto Raciti. Ieri, dopo una settimana di ultimatum, penultimatum, terzultimatum, quatultimatum e pentulimatum, Crocetta, bontà sua, ha varato la nuova Giunta.
Il tempo di annunciarla al mondo e, zact!, ecco che Raciti precisa: “Ci deve essere un errore”. Che errore? Crocetta e Antonello Cracolici volevano Giuseppe Lupo in Giunta. Per pareggiare i conti all’interno del PD. Ma soprattutto per ‘sbarellare’ Lupo dalla vice presidenza dell’Ars. Lupo ha replicato: “No, grazie”. Motivi? Almeno tre.
Primo: Lupo non vuole lasciare la vice presidenza del Parlamento siciliano.
Secondo: è uno dei dirigenti del PD che non si è sputtanato con Crocetta. Il presidente, carta canta, gode in Sicilia di una pessima reputazione. Chi non vuole essere rieletto (nel PD) si deve solo accompagnare a lui. E non è il caso di Lupo.
Terzo: la corrente del PD dello stesso Lupo ha comunque diritto a un assessorato. Quindi…
Solo che Crocetta, consigliato da Cracolici, non ha nominato assessore l’esponente della corrente di Lupo. Anzi, per essere precisi, con una zampata ‘zaffigna’, Cracolici ha incassato la nomina di assessore all’Agricoltura e ha riconfermato la fedelissima Cleo Li Calzi all’assessorato al Turismo. Con la scusa che Cleo verrebbe ascritta non al furbo Cracolici, ma ad altre aree del PD, o addirittura ai socialisti o ai verdiniani. Operazione fallita, perché nessuno si vuole ‘caricare’ la Li Calzi.
Rosario da Gela ha fatto di più. Ha intruppato nella Giunta anche l’avvocato Antonio Fiumefreddo: non si capisce se in quota socialista o con lo stesso Crocetta. Insomma, i socialisti – non ricordiamo se quattro o cinque deputati di Sala d’Ercole arrivati dal Megafono e da altri schieramenti politici (tra questi c’è anche il vice presidente dell’Ars, Antonio Venturino, eletto con i grillini e subito in dissenso con il Movimento 5 Stelle) – non solo sono rimasti fuori dal governo, ma vengono utilizzati di volta in volta da questa o quella formazione politica per giustificare nomine azzardate. Una farsa.
Intanto Raciti sbraita. E’ andato a Roma a sbattere i pugni. A Roma da Renzi, dicono. Solo che i renziani siciliani hanno riconfermato in Giunta i tre dell’Ave Maria: il toscano Alessandro Baccei all’Economia, la magistrata Vania Contraffatto ad Energia, Acqua e Rifiuti e Baldo Gucciardi alla Salute. A conti fatti, i renziani hanno il ‘porco dentro’.
Ma sembra che Raciti abbia ottenuto rassicurazioni da Roma. Se Rosario da Gela non ‘sbarella’ Cleo Li Calzi e Antonio Fiumefreddo, il governo nazionale – quello che ha scippato decine di miliardi alla Regione siciliana – non dà alla Regione i soldi per approvare il Bilancio 2016. Rosario sembrerebbe disposto a ‘giocarsi’ subito Cleo, ma il prode Fausto vuole, anzi pretende, anche lo ‘scalpo’ di Fiumefreddo. “Non è possibile – ribatte il governatore -. Perché Fiumefreddo l’ho nominato anche nel passato governo e l’ho ‘sbarellato’ subito dopo. Ha battuto il record mondiale: delega revocata in meno di ventiquattr’ore. Se replico quello s’incazza di brutto”. Che succederà a Fiumefreddo? Resterà in carica almeno quarantotto ore, magari per ‘assaporare’ la poltrona di assessore? Non si capisce.
Nel frattempo, in soccorso di Crocetta è intervenuto Baccei, l’uomo di Renzi in Sicilia. “Presidente – ha detto Baccei – ci penso io: vendiamo un po’ di beni immobili della regione, svendiamo quattro-cinque articoli dello Statuto con una fiammante legge costituzionale e, oplà!, Renzi ‘caccerà i soldi”.
Già, svendere gli articoli dello Statuto. Quali? L’articolo 37 è sicuro perché è “inapplicabile” come il 416 bis alla mafia dell’antimafia. L’articolo 36 potrebbe essere eliminato perché oscuro con un frammento di Eraclito. Magari tolgono pure l’articolo 38 per sicurezza, non si sa mai. E a che ci sono, via anche l’articolo 31, quello dei poteri di Polizia al presidente della Regione, e magari quello che il capo della Giunta siciliana va a Roma con il rango di ministro quando ci sono casini nell’Isola. Perché togliere anche questi due? “Perché se li invoca Crocetta tutti sorridono e la gravità del momento impone compostezza”, fanno sapere dal quartier generale dei renziani.
A proposito: ma se tre renziani sono nel governo siciliano perché Renzi non dovrebbe ‘cacciare’ i soldi? Forse Baccei, la Contraffatto e Gucciardi debbono fare solo finta di governare, perché tanto a Marzo del prossimo anno, se non prima, si va tutti a casa (leggere scioglimento dell’Assemblea regionale siciliana con commissariamento o nuove elezioni)?
A confondere le cose ci si mette pure Totò Cardinale da Mussomeli, ordinario di ‘Trasformismo in politica’ presso la futura università cecoslovacca di Enna. Che ha combinato questa volta Totò-Piange-il -telefono (lo chiamavano così negli anni in cui era Ministro e apriva call center in tutta la Sicilia)? Lo spiega in modo rude e crudo Saverio Romano, che ha lasciato Forza Italia per approdare sulle sponde ‘cistercensi’ di Verdini: “Salvatore Cardinale, artefice e complice del disastro che per la Sicilia ha rappresentato Rosario Crocetta e i suoi governi, deluso dal fatto di non avere una adeguata rappresentanza di Sicilia Futura nel Crocetta quater, tenta in modo ridicolo di avvelenare i pozzi, attribuendo ad Alleanza liberalpopolare autonomie la nomina di Cleo Li Calzi, neo assessore al Turismo, persona che non conosco. Di Crocetta e dei suoi governi è noto cosa io pensi: tutto il male possibile. A differenza di Cardinale, sponsor di cotanto presidente della Regione sin dalla prima ora”.
In tutto questo ci sono pure gli alfaniani che dopo aver ‘amoreggiato’ con il governo Crocetta per oltre nove mesi (il numero dei mesi è importante…) si rifiutano di riconoscere il frutto di un amore politico ‘mercenario’. In pratica, non riconoscono come loro assessore regionale il messinese Carlo Vermiglio che hanno nominato…
Ma quand’è che tutti questi se ne vanno a casa?