Eppur si muove. Mentre la politica resta distante anni luce dai cittadini, il popolo siciliano dimostra, ancora una volta, qualche segnale di risveglio. E lo fa con una manifestazione che, secondo i bookmakers, era destinata ad un flop. Parliamo della protesta, andata in scena a Marsala domenica scorsa, contro le esercitazioni Nato nell’Isola.
Ad organizzarla, il Coordinamento provinciale No guerra, no Nato e i No Muos (che, come sappiamo, con le loro proteste contro l’impianto satellitare -il Muos, appunto- che la Marina USA ha piazzato a Niscemi, nel nisseno, senza neanche passare dal parlamento italiano- hanno dato il via ad una delle più grandi rivolte che si siano registrate in Sicilia negli ultimi anni).
Domenica, quindi, un migliaio di persone arrivata da tutta l’Isola, si sono date appuntamento proprio in quella città, Marsala, che con il famigerato sbarco dei mille di Garibaldi (altro che mille: era scortato dalla Marina inglese ed accompagnato da violente legioni ungheresi), è diventato il simbolo di una Sicilia conquistata e ridotta a mera colonia.
E che da domenica scorsa, invece, diventa il simbolo di una lotta del popolo siciliano contro ogni forma di schiavitù. Certo, un migliaio di persone non sono tantissime, ma non sono neanche poche considerando che si tratta di una lotta impari, di Davide contro Golia. Nonostante la pressoché totale assenza della politica siciliana rispetto a questo tema (il Parlamento siciliano non si è mai occupato di questa grande esercitazione militare, come se la cosa non interessasse l’Isola), il popolo siciliano dimostra ancora, una volta, di avere un animo pacifista e anche una testa.
I fatti ci dicono che in questo momento la Sicilia è teatro di un’esercitazione militare di proporzioni gigantesche (denominata Trident Juncture 2015), che fino al 6 novembre prossimo, avrà come base operativa l’aeroporto di Trapani-Birgi, sede del 37 Stormo dell’Aeronautica militare. Si tratta della più grande esercitazione Nato dopo la fine della “guerra fredda”. Tra gli slogan del corteo “La Sicilia non è laboratorio di guerra” e “Ci tolgono le scuole, ci tolgono gli ospedali, ci lasciano solo le basi militari”. Accompagnato dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa, il corteo, dopo il concentramento nello spiazzale antistante il Monumento ai Mille, ha percorso il lungomare Boeo e altre strade del centro cittadino, per raggiungere piazza della Vittoria, dove si sono tenuto diversi interventi.
Tra gli organizzatori della manifestazione di protesta, i marsalesi Chiara Paladino e Francesco Ingianni. “Il coordinamento provinciale contro la guerra e la Nato -dice Ingianni – è nato proprio a Marsala. Poi si è allargato al resto della provincia e della Sicilia, con l’adesione di altri movimenti e associazioni siciliane. Anche Libera ci sostiene. I 5 mila militari impegnati nelle esercitazioni affollano alberghi e ristoranti? Io non ne ho visto neanche uno. Quello che ci preoccupa di più è il rischio di avere l’aeroporto di Birgi bloccato per diverso tempo come dopo l’operazione in Libia. Ai vertici militari contestiamo la mancanza di chiarezza in proposito”.
“Come cittadini ci siamo mobilitati contro queste esercitazioni e contro chi vuol rendere la terra in cui viviamo luogo in cui si gioca a fare la guerra – si legge in un comunicato – luoghi da contaminare e deturpare sia nell’immagine che nella sostanza. Rivendichiamo il diritto di vivere in maniera degna, in salute e in serenità nei territori in cui siamo nati e proprio per questo oggi siamo scesi in massa da tutta la regione. In ballo c’è il nostro presente e il nostro futuro nei luoghi che amiamo da cui non vogliamo scappare, ma in cui vogliamo vivere e che intendiamo difendere in maniera determinata e compatta. Luoghi che non meritano di diventare laboratori bellici o pattumiere radioattive”.
“Noi siciliani – prosegue il comunicato -conosciamo molto bene gli effetti devastanti frutto della militarizzazione dell’Isola. Il Muos di Niscemi, la base di Sigonella, gli impianti di radio telecomunicazione, le installazioni radar e le postazioni per le guerre elettroniche presenti a Lampedusa, il radar della135^ Squadriglia dell’Aeronautica militare di contrada Perino, a Marsala, hanno negli anni generato incremento del rischio di insorgenza di tumori, inquinamento acustico, fenomeni di estinzione animale e vegetale, malformazioni fetali. Dati ufficiali rendono inoltre noto che, secondo gli impegni assunti dal governo nel quadro dell’Alleanza, la spesa militare italiana sarà portata al 2% del PIL, cioè circa 40 miliardi di euro all’anno. Un enorme esborso di denaro pubblico sprecato per le spese militari se teniamo conto delle emergenze sociali che caratterizzano il nostro Paese e in maniera specifica la nostra regione, se teniamo conto dei tagli ai servizi, all’istruzione, alla sanità”.
Per i pacifisti, la manifestazione “ha dimostrato che la gente ha, davanti a tutto questo, avvertito il desiderio e l’esigenza di esprimere il proprio dissenso, rivendicare il diritto di poter determinare le sorti della propria terra, schierarsi apertamente contro la guerra, la Nato, gli usi impropri dei territori per finalità belliche e che li intendono quali discariche o luoghi da sfruttare e stuprare nelle loro bellezze”.
Manco a dirlo, a parte qualche eccezione come il M5S, la politica siciliana non ha detto una parola. Neanche quel che resta di quella sinistra che dovrebbe avere come modello Pio La Torre, il segretario regionale del PCi che negli anni 80 armò una guerra (pacifica) contro l’installazione dei missili a Comiso e che ha pagato con la vita il suo coraggio (su questo come su altri temi).
Non c’è da meravigliarsi. D’altronde, quel che resta della sinistra si chiama PD che di sinistra non ha più nulla. Neanche la vocazione pacifista. Con Rosario Crocetta, ad esempio, ha spianato la strada al Muos di Niscemi, nonostante le proteste del territorio e i paventati rischi per la salute. Ed ‘arrivata, poi, anche la benedizione dell’attuale Governo nazionale, sempre targato PD, che sta tentando in ogni modo di disinnescare anche le bombe giudiziari che potrebbero fermare il Muos. Ci riferiamo alla sentenza del CGA (ve lo raccontiamo qui) e al dubbio che questo organo, come abbiamo sostenuto qui, sia diventato un commando dello Stato.
Ancora una volta il distacco tra la politica è la gente è abissale.