La rana bollita…

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Per comprendere ed apprezzare fino in fondo la capacità di tanti di noi siciliani di sopportare e convivere con ingiustizie e nefandezze che altrove darebbero luogo a rivoluzioni sanguinose, basterà un piccolo esperimento scientifico.


E’ un esperimento crudele, pertanto vi invito a non provarlo ma a credere sulla parola alla sua descrizione.
Si riempia d’acqua fino a tre quarti una comune pentola per cucinare mezzo chilo di pasta e la si ponga su un fornello.
Si lasci scivolare nell’acqua una rana viva. Si accenda il fornello sotto la pentola a bassissima fiamma.
Si aspetti. Si potrà osservare che nonostante l’acqua cominci a riscaldarsi la rana non salta fuori.
Vi assicuro che non salterà fuori dall’acqua neanche quando l’acqua comincerà a bollire. Ovviamente la rana morirà.
Ecco come siamo noi siciliani. Non riusciamo a capire che l’acqua che si sta riscaldando alla fine ci ucciderà. Ci comportiamo come se la cosa non ci riguardasse.
Come non può non riguardarci la circostanza che non appena quattro straccioni scendono in piazza per reclamare un finto lavoro cui non hanno alcun diritto, la politica si fa in quattro per darglielo mentre i nostri figli in barba al diritto allo studio sono costretti a frequentare scuole fredde e buie, cadenti e insicure?.
Come è possibile accettare che la politica non spenda e perda milioni di euro che corrispondono a tanti posti di lavoro per sua incapacità e infingardaggine?
Ve lo dico io. Perché per i siciliani
E’ NORMALE: E’ STATO SEMPRE COSI’ E COSI’ SEMPRE SARA!
Io credo di no. Basterebbe che non appena gli straccioni scendono in piazza, i professori, gli studenti, i padri e le madri degli studenti saltino fuori dalle pentole e scendano in piazza pure loro per ottenere per la scuola interventi di importo almeno pari a quello regalato agli straccioni.
E questo come inizio di un metodo.

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