Dopo il Cara di Mineo, ‘feudo’ personale di Alfano e Castiglione, il Nuovo Centrodestra si accinge a entrare nel governo della Regione. E mentre autostrade e strade della Sicilia franano, a Roma Raciti e Faraone brindano alla nuova spartizione di poltrone. Saro dovrebbe restare in sella fino al 2017
Così alla fine Fausto Raciti e Davide Faraone se ne sono andati a cena insieme a Roma. E davanti a un piatto di spaghetti e a un bicchiere di vino hanno deciso che no, non c’è bisogno di mandare a casa Rosario Crocetta. Saro può restare dov’è. Magari non è il massimo come presidente della Regione, ma varando il quarto governo in tre anni si può arrivare al 2017, cioè alla scadenza naturale della legislatura. A patto che tutte le correnti del PD siciliano abbiamo un rappresentante in Giunta. Aggiungendo un posto a tavola per il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Delle altre ‘frattaglie’ di partiti e deputati dell’Ars che vanno e vengono dal governo in funzione delle prebende che, di volta in volta, riescono ad arraffare si sa poco. E quel poco che si sa è che l’UDC avrà almeno un posto. E forse i lanzichenecchi di Totò Cardinale pure.
Insomma, crisi risolta. Tutti a ‘tavola’. Gli ascari che danno vita all’attuale maggioranza che regge le sorti del peggiore governo della storia dell’Autonomia siciliana (peggiore persino del governo di Raffaele Lombardo: il che è dire!) hanno trovato la ‘quadra’. I vari Cracolici, Faraone, Raciti, D’Alia rimangono nei ‘posti di combattimento’. Rimangono per spartirsi quello che resta di una Sicilia derubata e ridotta a brandelli. Da buoni ascari, Crocetta, i dirigenti del PD siciliano, dell’UDC, del Nuovo Centrodestra e delle altre ‘frattaglie’ politiche sono pronti a volare a Roma con una scorta di cappelli. Sono già impomatati e pronti per esibirsi nell’unica cosa che sanno fare con grande ‘professionalità’: inginocchiarsi davanti ai poteri romani – oggi Matteo Renzi, domani qualche altro cialtrone al servizio dell’Unione Europea dell’Euro – per elemosinare quanto basta (a loro, naturalmente, e non a 5 milioni di siciliani) per tirare a campare per il prossimo anno.
Ebbene, mentre gli ascari che da tre anni occupano le istituzioni siciliane si riorganizzano per tornare a farsi i cavoli propri dopo l’ennesima lite su poltrone e risorse pubbliche, invitiamo i nostri lettori ad osservare quello che succede in Sicilia. Una giornata di pioggia, nemmeno troppo intensa, ha provocato la chiusura della strada statale “Orientale sicula”. Idem nella strada statale della Valle del Dittaino, in provincia di Enna. Danni si registrano anche sull’autostrada Messina-Catania. E allagamenti in alcune città siciliane.
I Tg si affannano a dire e ribadire che le piogge sono intense. Ma non dicono, ad esempio, che buona parte delle strade statali e quasi tutte le strade provinciali della nostra Isola sono abbandonate da anni, priva di opere di manutenzione. Non dicono che l’autostrada Messina-Catania resta aperta per scommessa, se è vero che i muri di contenimento di alcuni tratti rischiano di venire giù da un momento all’altro, forse perché realizzati male (cemento depotenziato?).
La verità è che, dal 2001, le autostrade e le strade statali gestite dall’ANAS sono mal tenute (incredibile quello che succede sulla Palermo-Agrigento!). Lo stesso discorso vale per le strade provinciali, abbandonate dalle ex Province. Per non parlare delle autostrade gestite dal CAS, il Consorzio Autostrade Siciliane. Della Messina-Catania abbiamo già detto. Ma non dobbiamo dimenticare la Palermo-Messina, completata in frett’e furia dal governo Berlusconi 2001-2006. Chi scrive ricorda che, dopo l’inaugurazione in pompa magna di quest’autostrada, avvenuta nei primi anni del 2000, non sono mai state effettuate manutenzioni. Solo lucrosissimi collaudi delle opere di completamento, in alcuni casi “appiccicate con la sputazza”, come si usa dire in Sicilia, e date per “stabili”.
Quando, nel 2008, ai vertici del CAS si è insediata la dottoressa Patrizia Valenti le cose sono cominciate a cambiare. In poco più di un anno questa dirigente regionale ha rimesso a posto i conti del CAS, ha riavviato le manutenzioni e ha programmato una serie di opere in tutt’e tre le autostrade gestite dal Consorzio: la Messina-Catania, la Palermo-Messina e la Siracusa-Gela (in corso di realizzazione). E – cosa importante – ha evidenziato tutte le irregolarità trovate e riscontrate, inviando puntuali relazioni a tre o quattro Procure della Repubblica della Sicilia e alla Corte dei Conti. Ma non è successo nulla (anzi, qualcosa è avvenuto: per qualche mese hanno messo sotto inchiesta lei: i paradossi pirandelliani della Giustizia italiana).
Nel 2009 la politica siciliana – presidente della Regione Lombardo, con il PD ormai nella ‘stanza dei bottoni’ grazie al ribaltone operato dallo stesso ‘Autonomista’ Lombardo – si è accorta che il CAS, invece di fungere da ‘Bancomat’ della stessa politica, stava – cosa incredibile! – utilizzando le risorse finanziarie per la manutenzione delle autostrade. Fare una cosa giusta in Sicilia: giammai! Così la dottoressa Valenti è stata subito ‘silurata’. E la situazione, al CAS, è stata ‘nomalizzata’.
E ‘normalizzata’ è rimasta fino ad oggi. Cosa hanno fatto, in tre anni, Crocetta e il PD nelle autostrade gestite dal CAS? Quello che hanno fatto Lombardo e il PD nei quattro anni precedenti (2008-2012) in cui hanno governato: cioè nulla (in favore delle autostrade e di chi le percorre, ovviamente: poi hanno fatto ‘altre’ cose che non verranno certo a raccontare a noi: ‘altre’ cose che i nostri lettori possono immaginare…).
Lo sfascio, ovviamente, non riguarda solo strade e autostrade. Tutta l’amministrazione regionale è nel caos. E tutta la Sicilia legata, bene o male, alla Regione e alle pubblica amministrazioni, è in sofferenza. Comuni senza soldi e senza Bilanci (e siamo a fine ottobre). Ex Province nel caos. Agricoltura in crisi. Industria scomparsa. Artigianato boccheggiante. Tutela dell’ambiente calpestata (nel silenzio generale è stata programmata la ‘cementificazione’ di Torre Salsa, un bellissimo tratto di costa della provincia di Agrigento). Solo il turismo segna qualche passo in avanti, non perché la Regione ha fatto qualcosa, ma perché abbiamo intercettato i turisti in fuga dalla Tunisia colpita dal terrorismo.
Non parliamo dei rifiuti, lasciati nelle strade di tante città siciliane per giustificare la criminale realizzazione di sei inceneritori che serviranno non per fronteggiare la stessa crisi artatamente creata (infatti, se andrà bene dovrebbero essere operativi tra cinque-sei anni), ma per chiudere le ‘operazioni appaltizie’ sui terreni dove realizzare gli inceneritori e sulle prime forniture: quanto basta a chi governa per arraffare i soldi per le campagne elettorali del 2017 (allora si celebreranno anche le elezioni politiche nazionali: e i soldi servono sempre: la ‘riserva’, al ‘partito’, non può arrivare solo dalla solita banca e da ‘Roma Capitale’: anche la Sicilia deve contribuire alla ‘causa’…).
E che dire dell’acqua? L’Ars, per la prima volta, ha approvato una legge, di certo un po’ sbrindellata, che ha comunque il merito di non regalare dighe e acquedotti realizzati con i soldi dei siciliani ai privati. Ma il governo Renzi è intervenuto per bloccare tutto. Sicilacque e i privati sono garantiti da Berlusconi, che li ha voluti nei primi anni del 2000: e Renzi non può certo abbandonare gli amici siciliani dell’amico Silvio che a Roma, con Alfano e Verdini, gli ha dato una grande mano per fare approvare la ‘riforma’ del Senato. Via, un po’ di mafia idrica non guasta…
Questa è la Sicilia del PD: una Sicilia retta da un presidente della Regione inadeguato che, in quanto tale, è funzionale alla ‘colonizzazione’ di una Regione che va derubata giorno dopo giorno dal governo nazionale e da un PD siciliano di ascari a ventiquattro carati. L’unico problema è rappresentato dalle strade e dalle autostrade che sono già crollate e che crolleranno nei prossimi mesi. La cosa importante sarà bloccare gli accertamenti di legge sugli imbrogli e le ruberie. Cosa fatta finora ‘egregiamente’ dal 2008 ad oggi. E la Giustizia? Magari finirà sotto inchiesta la Valenti di turno per parare il culo all’attuale governo. In Sicilia – alcuni fatto lo stanno dimostrando – la Giustizia non è uguale per tutti. Anzi.
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