La ‘bocciatura’ della rete ospedaliera siciliana era nell’aria. Le contraddizioni del PD, che prima dice che l’ex assessore Borsellino “ha lavorato bene” e poi ‘boccia’ il suo operato. I 600 milioni all’anno che lo Stato ‘ruba’ alla Sicilia grazie ai parlamentari ‘ascari’ del centrosinistra, PD in testa (ma anche di Forza Italia). Questi signori da 20 mila Euro al mese, invece di difendere la Sicilia, parano il culo al governo Renzi.
Sulla sanità siciliana trionfa la confusione. Il governo nazionale ha ‘bocciato’ la rete ospedaliera. Sotto accusa è finito un lavoro che porta la firma dell’ex assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino. Peccato che lo stesso governo nazionale di Matteo Renzi, quando qualche mese fa l’assessore Lucia Borsellino ha rassegnato le dimissioni, l’ha chiamata a Roma assegnandole un incarico di prestigio, dicendo che l’assessore dimissionario aveva lavorato bene. Ora lo stesso governo che ha premiato l’ex assessore regionale, Lucia Borsellino, assegnandole un incarico di prestigio, ‘boccia’ la rete ospedaliere siciliana che porta la firma della stessa Lucia Borsellino. Il governo Renzi, in materia di sanità siciliana, ha o no le idee un po’ confuse?
Detto questo, il vero dato politico della ‘bocciatura’ di questa rete ospedaliera siciliana è la somma confusione. Da quello che a noi risulta, il Ministero della Salute, nei mesi scorsi, ha più volte avvertito gli uffici dell’assessorato alla Salute che la Sicilia, nella predisposizione della rete ospedaliera, stava uscendo fuori dal seminato. E’ noto che una rete ospedaliera non si ‘disegna’ ignorando le indicazioni ministeriali. Ed è altrettanto evidente che, man mano che il lavoro va avanti, gli uffici delle regioni si coordinano con il Ministero della Salute. Ecco, a noi risulta che il governo di Rosario Crocetta – quando il ruolo di assessore era ricoperto da Lucia Borsellino – non si raccordava molto con gli uffici ministeriali. Anticipiamo che torneremo, con elementi più dettagliati, su una vicenda che interessa tutti i siciliani.
In questa fase proveremo a illustrare, per grandi linee, alcuni aspetti tecnici di questa ‘bocciatura’; e illustreremo, invece, nel dettaglio, alcuni aspetti finanziari della sanità siciliana: o meglio, alcuni aspetti dei rapporti finanziari tra Stato e Regione siciliana.
Cominciamo con gli aspetti tecnici. Va detto che le regole per nuove reti ospedaliere non le ha stabilite l’attuale governo Renzi (cioè l’attuale Ministra, Beatrice Lorenzin) e nemmeno il precedente governo di Enrico Letta. Le regole per redigere le nuove reti ospedaliere sono dettate dal Decreto Balduzzi, cioè dall’ex Ministro della Salute dell’ex governo di Mario Monti. Da qui la prima considerazione politica: in materia di sanità, Letta e oggi Renzi non hanno toccato quanto fatto dal governo Monti, cioè dal governo che era piena espressione dell’Unione Europea dell’Euro (e del gruppo di Bilderberg).
E’ il governo Monti e i poteri forti che rappresenta, insomma, che hanno stabilito come le Regioni italiane dovranno organizzare le rispettive reti ospedaliere. Da ciò si evidenzia, con estrema chiarezza, che l’Italia ha ormai poca voce in capitolo sulla propria sanità. Renzi parla e straparla, le tv sono piene delle sue dichiarazioni. Ma sulle penalizzazioni, per certi versi incredibili, che l’Unione Europea sta imponendo all’Italia in materia di sanità non ha detto nulla.
Le penalizzazioni riguardano tutta l’Italia e non soltanto la Sicilia. In Sicilia si avvertono di più perché Crocetta non è in grado di fare il presidente della Regione e perché l’ex assessore, Lucia Borsellino, su questo come su altri aspetti della sanità siciliana ha fatto grande confusione, provando ad aggirare, senza successo, il Decreto Balduzzi. Ma – lo ribadiamo – né il governo Renzi ha cambiato il Decreto Balduzzi (a parte qualche passaggio che ne ha mitigato alcuni aspetti: ma nulla di più), né Crocetta e Lucia Borsellino hanno fatto sentire la propria voce a Roma in difesa della sanità siciliana.
Renzi e quasi tutti gli altri presidenti delle Regioni (con qualche eccezione) stanno accettando, per citare un esempio, un Decreto Balduzzi che porterà allo smantellamento di buona parte della Cardiochirurgia italiana. Nessuno dice che la Sicilia, anche nella Cardiochirurgia, se il Decreto Balduzzi verrà applicato, subirà una pesantissima penalizzazione. Tenendo fuori Crocetta che, lo diciamo ancora una volta, è inadeguato a ricoprire il ruolo che si trova ad occupare, dobbiamo segnalare a tutti i siciliani che a restare zitti di fronte allo smantellamento prossimo venturo della sanità siciliana (Cardiochirurgia, Punti nascita e altro ancora) sono i parlamentari nazionali (deputati e senatori) e i parlamentari regionali del PD e degli altri partiti del centrosinistra, a cominciare dall’UDC. Questi signori da 20 mila Euro al mese, invece di difendere la Sicilia, parano il culo al governo Renzi.
Andiamo all’aspetto finanziario. Nel 2007 il governo nazionale di centrosinistra di Romano Prodi ha deciso, unilateralmente, di portare la quota di compartecipazione della Regione siciliana alle spese sanitarie dal 42 per cento circa al 50 per cento circa. Passaggio da attuare in tre anni. A regime – e questo era già noto nel 2007 – la Regione siciliana avrebbe speso ogni anno, per la propria sanità, 600 milioni di Euro in più. Per consentire alla Regione di recuperare queste somme, la legge Finanziaria nazionale 2007 stabiliva che la Sicilia avrebbe incassato una quota delle accise sui consumi di benzine. Questo era quello che prevedeva il testo della Finanziaria approvato dalla Camera dei deputati.
Questo e altri aspetti erano stati seguito dal parlamentare nazionale siciliano del PD, Franco Piro. Quando il testo è passato al Senato per la seconda lettura di questo passaggio – cioè dei 600 milioni all’anno circa che la Regione siciliana avrebbe dovuto incassare come quota delle accise sui carburanti – è stato seguito dalla senatore siciliana, Anna Finocchiaro, anche lei del PD. Se Piro aveva difeso questa norma, non altrettanto può dirli della senatrice Finocchiaro. La quale si deve essere un po’ ‘confusa’. Il testo uscito dal Senato, a quanto pare, su questo punto, non sembra molto chiaro. Tant’è vero che dal 2009 la Conferenza Stato-Regione, che dovrebbe dare il via all’applicazione di questo passaggio della Finanziaria nazionale del 2007, non si pronuncia. E così la Sicilia perde, da cinque anni, 600 milioni di Euro all’anno.
Di fatto, con questo ‘giochetto’ la Regione siciliana ha perso, nel complesso, circa un miliardo di Euro dal 2007 al 2009 e 600 milioni di Euro all’anno dal 2010 ad oggi. Se li contiamo tutti, Roma sta ‘rubando’ alla sanità siciliana – cioè a 5 milioni di siciliani – circa 4 miliardi di Euro (calcolo fatto al 31 dicembre di quest’anno).
Ebbene, davanti a questo furto romano, né il presidente Crocetta, né l’ex assessore Lucia Borsellino, né l’attuale assessore alla Salute, Baldo Gucciardi, hanno mai protestato. Tutti zitti, allineati e coperti per non dispiacere il ‘manovratore’ romano, che oggi si chiama Renzi e che ieri – andando a ritroso – si chiamavano Letta, Monti e Berlusconi. Eh già, perché anche il governo Berlusconi, insediatosi nel 2008, non ha restituito alla Sicilia i soldi depredati con questa manovra truffaldina sulla quota di compartecipazione alle spese della sanità.
Che vogliamo dire? Semplice: che ‘ascari’ sono i deputati regionali e i deputati nazionali e i senatori del PD eletti in Sicilia; e ‘ascari’ sono i deputati regionali azzurri e i deputati nazionali e i senatori di Forza Italia eletti in Sicilia (tra questi ‘ascari’, ovviamente, ci sono anche i voltagabbana del Nuovo Centrodestra del Ministro Angelino Alfano).
I 5 milioni di siciliani debbono sapere che votando per questi due partiti – PD e Forza Italia – votano a mandano nei Parlamenti nazionale e regionale soggetti ‘ascari’ che non fanno gli interessi della Sicilia. I siciliani, quando verranno chiamati alle urne, farebbero bene a ricordarsi che se gli ospedali siciliani sono nel caos, la responsabilità è dei parlamentari nazionali e regionali del PD e di Forza Italia, che invece di tutelare la Sicilia e i siciliani, tutelano gli interessi romani e i loro partiti di appartenenza. ‘Ascari’ dalla A alla Z.