- Bene la settimana che si è conclusa per grano duro e olio d’oliva. In crescita anche i prezzi degli agrumi. Grande preoccupazione per l’aumento dell’inflazione e, segnatamente, per i prezzi in forte crescita di fertilizzanti ed energia
- Nel mondo il prezzo del grano continua a crescere, ma a ritmi più lenti, perché tanti agricoltori non vendono il prodotto in attesa che il prezzo aumenti
- Se il prezzo dei fertilizzanti crescerà ancora molti agricoltori cominceranno a prendere in considerazione il grano in biologico
- Anche sull’olio d’oliva le previsioni di Mario Pagliaro si sono rivelate esatte: Spagna e Tunisia registrano una risuzione della produzione di olive e, di conseguenza, una riduzione della produzione di olio d’oliva
- In aumento anche i prezzi degli agrumi
Bene la settimana che si è conclusa per grano duro e olio d’oliva. In crescita anche i prezzi degli agrumi. Grande preoccupazione per l’aumento dell’inflazione e, segnatamente, per i prezzi in forte crescita di fertilizzanti ed energia
E rieccoci con il nostro ormai consueto appuntamento del Sabato con Mario Pagliaro, chimico del Cnr e appassionato di meteorologia e agricoltura. Questo fine settimana allargheremo un po’ il raggio di azione della nostra analisi: nei giorni scorsi Pagliaro ci ha raccontato quello che sta succedendo nel mondo dell’olio d’oliva (qui il nostro articolo di qualche giorno fa sulla crescita del prezzo dell’olio d’oliva extra vergine). Così, oggi, oltre a illustrare lo scenario del grano duro nel Sud Italia e lo scenario del grano nel mercato internazionale, faremo con Pagliaro anche il punto della situazione sul mercato dell’olio d’oliva extra vergine in Italia. Cominciamo con il grano duro di Sud Italia e Sicilia. La notizia di questo fine settimana è che nel mercato del grano duro di Foggia – che è il più importante mercato di grano duro d’Italia – il prezzo ‘viaggia’ intorno a 550 euro a tonnellata, 10 euro in più della scorsa settimana. Ciò significa che il grano duro pugliese si vende a 55 euro al quintale. La settimana si chiude con il prezzo in rialzo anche per il grano duro siciliano che, dopo settimane di stasi (prezzo fermo a 40 euro al quintale), ha cominciato a crescere per stabilizzarsi intorno a 48 euro al quintale, con una tendenza all’insù. Insomma, con i produttori che si sono messi di traverso – me lo paghi 40 euro al quintale? e io non lo vendo – i commercianti di grano siciliani sono venuti a miti consigli.
Nel mondo il prezzo del grano continua a crescere, ma a ritmi più lenti, perché tanti agricoltori non vendono il prodotto in attesa che il prezzo aumenti
E in Europa e nel mondo come si chiude la settimana? Nel complesso, le vendite non sono molto ‘calde’, perché tanti produttori di grano aspettano che i prezzi aumentino. Anche se gli scambi non mancano. Lo scenario internazionale non è cambiato: produzione di grano in ribasso, quindi offerta contenuta e prezzi in aumento. “I prezzi del grano sono sostenuti da un rally a Chicago che ha visto i contratti del grano primaverile a Minneapolis, superare i 10$/bu”, leggiamo su SWB. La Tunisia ha acquistato grano sul mercato internazionale e ha trovato prezzi elevati, tanto che alla fine ha deciso di acquistare la metà del grano che aveva prenotato. Prezzi del grano in aumento anche in Polonia: qui in realtà manca l’offerta e il prezzo va su per questo motivo. “Di conseguenza – leggiamo su SWB – i prezzi all’esportazione del grano da macinazione proteico polacco al 12,5% sono aumentati questa settimana a 269,4 euro a tonnellata per la consegna ai porti di ottobre. Gli agricoltori e i commercianti regionali, infatti, non sono disposti a vendere in un mercato in crescita”.
Se il prezzo dei fertilizzanti crescerà ancora molti agricoltori cominceranno a prendere in considerazione il grano in biologico
Sulle vendite del grano nel mercato internazionale pesa la paura dell’inflazione ormai galoppante (solo gli analisti dell’Unione europea dell’euro non vedono l’inflazione: chissà perché…) e, segnatamente, l’aumento del prezzo dei fertilizzanti. Da qui la scelta di tanti agricoltori di stoccare il grano per venderlo quando i prezzi saranno più alti. A conti fatti, cercano di incassare di più per avere le risorse disponibili per l’acquisto dei fertilizzanti. la crescita del prezzi dei fertilizzanti e la crescita del costo dell’energia (i carburanti ma non soltanto i carburanti non sono elementi da sottovalutare, perché potrebbero condizionare in negativo il mondo dell’agricoltura. C’è chi ipotizza che il costo dei fertilizzanti in aumento potrebbe convincere molti agricoltori a virare sul biologico: scelta sicuramente positiva ma che produrrebbe un’ulteriore riduzione dell’offerta di grano, perché è noto che coltivando il grano in ‘bio’ la produzione per ettaro si riduce. In ogni caso la riflessione sul grano in biologico è ancora in una fase iniziale: prenderebbe consistenza solo in presenza di aumenti stratosferici del prezzo dei fertilizzanti. Nello scenario internazionale del grano si può affermare che la settimana che si è conclusa registra un lieve freno all’aumento dei prezzi e un rallentamento delle vendite all’esportazione, oltre a un rallentamento dell’attività di carico. Negli Stati Uniti, ad esempio, le vendite all’esportazione del grano sono state un po’ ‘fredde’, registrando un meno 36% (dovuto anche alla carenza di prodotto). Su SWB leggiamo che a Danzica/Gdynia 2sono apparse due nuove navi in formazione portuale, una che trasporta 33.000 tonnellate per l’Algeria e un’altra 51.000 tonnellate che si ritiene siano per il Medio Oriente. Nel frattempo, a Stettino/Swinoujscie, una nuova nave sta caricando 33.000 tonnellate di grano per il Nord Africa”. La Turchia abbia acquistato circa 300.000 tonnellate di grano da macinare. Le cronache di questo fine settimana registrano una gara internazionale per l’acquisto di 100.000 tonnellate di grano tenero da macinazione e 100.000 tonnellate di orzo per mangimi da parte della Tunisia (il Governo tunisino spesa in prezzo non troppo alti). Mentre il Giappone ha acquistato oltre 80 mila tonnellate di grano dagli Stati Uniti e dal Canada. In cerca di grano sul mercato internazionale anche la Giordania.
Anche sull’olio d’oliva le previsioni di Mario Pagliaro si sono rivelate esatte: Spagna e Tunisia registrano una risuzione della produzione di olive e, di conseguenza, una riduzione della produzione di olio d’oliva
Passiamo adesso all’olio d’oliva extra vergine. Ricordiamo che lo scoro Agosto, in solitudine, Pagliaro sosteneva che la produzione di oliva – e di conseguenza di olio d’oliva – in Spagna e in Tunisia era in calo, quando altri osservatori parlavano di annata florida. I fatti stanno dando ragione a Pagliaro. Così ecco che, improvvisamente, dopo mesi in cui si dava per certo un aumento della produzione di olio d’oliva in Tunisia e in Spagna, gli esperti si ritrovano smentiti dai fatto: “Olio extravergine – dice Pagliaro – registra prezzi in aumento negli scaffali dei supermercati”. Pagliaro ci segnala un articolo pubblicato dall’agenzia di stampa askanews. Nell’articolo si racconta di un convegno sull’olio d’oliva che si è svolto a Verona, dove è in corso il Vinitaly. Claudio Vignoli, consulente internazionale dell’industria olearia, ha detto che nei primi mesi il prezzo dell’olio d’oliva tenderà a salire “in virtù della revisione delle stime al ribasso della produzione in Spagna e in Tunisia per poi stabilizzarsi”. Insomma, ormai è ufficiale: Spagna e Tunisia produrranno quest’anno meno olio d’oliva. Anche in questo caso le previsioni di Pagliaro si sono rivelate esatte. Leggiamo ancora su askanews: “Nell’ultimo anno i prezzi sono schizzati verso l’alto, il che ha reso il 2021 estremamente difficile per tutte le aziende confezionatrici, che dopo aver fissato prezzi e firmato contratti con la GDO, hanno subito aumenti della materia prima fino al 50%. Ora tutti i confezionatori dovranno rivedere al rialzo i prezzi e di conseguenza lo scaffale registrerà degli aumenti”. Pagliaro fa notare un particolare: la definizione dell’olio d’oliva come “materia prima”, come se “l’imbottigliamento lo trasformasse in qualcos’altro”, precisa il chimico. Morale: gli analisti non possono che concludere sui forti aumenti del prezzo dell’olio d’oliva extra vergine sia nei supermercati, sia nella vendita diretta dalle imprese olearie, che sono ben più che semplici oleifici. Tra l’altro, i prezzi dell’olio extra vergine di oliva Ismea non includono i costi per lo stoccaggio, il confezionamento e il trasporto. I primi prezzi dell’olio extra vergine di oliva in Sicilia parlano da soli: da 10 a 12 euro al litro di olio d’oliva extra vergine nel Nisseno, nel centro della Sicilia e nel Catanese (con esclusione degli oli extra vergine di oliva dell’Etna che si vendono per lo più sulla rete a prezzi molto più elevati). Per verificare quanto scriviamo basta farsi un giro per la rete e verificare i prezzi.
In aumento anche i prezzi degli agrumi
“Oltre ad olio e grano – conclude Pagliaro – è utile guardare ad un’altra grande coltura sono siciliana: gli agrumi. È possibile che anche gli agrumi crescano di prezzo già quest’anno. Dopo un forte aumento dei prezzi nella stagione 2019/20 dovuto alla crescita fortissima della domanda di agrumi, ricchissimi di flavonoidi e vitamina C, utilissimo a prevenire influenza e raffreddore, nell’annata successiva i prezzi sono diminuiti. Quest’anno la riduzione della produzione dovuta al grande caldo estivo, unita al forte aumento dei costi di elettricità e trasporti, causerà un sensibile aumento dei prezzi. In breve, l’agricoltura in Sicilia dopo decenni di deflazione dei prezzi agricoli sta conoscendo una stagione nuova con prezzi elevati e remunerativi, unita al forte apprezzamento da parte dei consumatori per le derrate agricole siciliane. L’agricoltura è e sarà l’asse prioritario del nuovo sviluppo economico e sociale della Sicilia”.
Foto prima pagina tratta da Viveresano.net
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