(a cura di Dario Cangemi)
Incipit
Un classico buongiorno. O, se preferite, un buon giorno ricordando un grande romanzo. Il modo migliore di iniziare una giornata: l’incipit di un grande libro. Se lo avete già letto sarà un bel ricordo. Se no, potrebbe invogliarvi alla lettura.
‘’Quand’è stata la prima volta che ho provato questo incantevole abbandono, possibile solo in due? La quiete che avvertiamo quando siamo soli, la sicurezza di noi stessi nella serenità della solitudine non sono niente in confronto al sapere abbandonarsi, al sapere aspettare e al sapere ascoltare che si vivono con l’altro, in una complice compagnia. Quand’è stata la prima volta che ho provato questa felice rilassatezza in presenza di un uomo? Oggi è la prima volta’’.
Muriel Barbery, “L’eleganza del riccio”.
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Pensieri sparsi
L’aforisma, la sentenza, sosteneva Nietzsche, sono le forme dell’eternità. L’aforisma é paragonato dal filosofo tedesco alle figure in rilievo, che, essendo incomplete, richiedono all’osservatore di completare ‘’col pensiero ciò che si staglia davanti’’.
‘’Colto è l’uomo che non converte la cultura in professione’’.
Nicolás Gómez Dávila
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Eventi e fatti storici
29 novembre 2004
Nella notte fra il 28 e il 29 novembre 2004 una ragazza ventenne è stata ritrovata morta alle porte di Siracusa. Aveva i pantaloni sporchi di sabbia, e risultava essere stata colpita poche ora prima. Era vestita a strati: tre paia di pantaloni e diversi capi di abbigliamento intimo. Sarebbe stata aggredita sulla spiaggia. Una settimana dopo a 40 km da Siracusa, a 4 miglia dalla costa in località Vendicari, è stato ripescato in mare il corpo di un’altra ragazza che, secondo gli inquirenti, potrebbe essere deceduta lo stesso giorno della prima e trasportata via dalla corrente L’8 dicembre, nelle campagne di Vizzini, c’è stato un terzo ritrovamento, quello di una giovane di circa vent’anni con il collo spezzato e diverse ecchimosi in volto. Le tre donne, prive di documenti ma di evidente origine cinese, presentavano ferite dello stello tipo, inferte probabilmente con un pugno di ferro. Secondo gli inquirenti, sarebbero state assassinate in luoghi differenti da quelli in cui sono state poi ritrovate. I tre omicidi potrebbero essere riconducibili ai drammatici esiti di uno sbarco di immigrati clandestini. Dal settembre del 2004, infatti, gli immigrati provenienti dalla Cina hanno cominciato ad usare una nuova rotta che passa dall’isola di Malta, raggiunta con voli diretti da Pechino, per raggiungere poi la Sicilia orientale con due ore di navigazione. Nella prima decade del dicembre 2004 altri due cinesi sono stati trovati morti su una scogliera presso Donnafugata (Ragusa). Le indagini si sono allargate al mondo della comunità cinese in Sicilia, attiva soprattutto nel campo della ristorazione e dell’abbigliamento. Potrebbero essere coinvolte negli omicidi sia la mafia cinese che quella locale.
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1830 – Scoppia la Rivolta di Novembre in Polonia.
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Siciliani notevoli da ricordare
“Uomo perfetto è colui che può conservarsi selvaggio in mezzo alla civiltà.”
Ricordiamo oggi Luigi Capuana (Mineo, 28 maggio 1839 – Catania, 29 novembre 1915) scrittore, critico letterario e giornalista italiano, teorico tra i più importanti del Verismo. Risale al 1861 la leggenda drammatica in tre canti Garibaldi pubblicata a Catania dall’editore Galatola. Nel 1864 si stabilisce a Firenze per tentare “l’avventura letteraria”, e vi rimarrà fino al 1868. A Firenze frequenta gli scrittori più noti dell’epoca, tra i quali Aleardo Aleardi, C. Capponi, C. Levi e nel 1865 pubblica i suoi primi saggi critici sulla “Rivista italica”, diventando nel 1866 critico teatrale del quotidiano “La Nazione”. Nel 1868 ritorna in Sicilia pensando di rimanervi per poco tempo, ma la morte del padre e i problemi economici lo costringono a rimanere nell’isola.
Diventa dapprima ispettore scolastico, poi consigliere comunale di Mineo e infine viene eletto sindaco del paese. In questo periodo si accosta alla filosofia idealistica di Hegel e ha modo di leggere Dopo la laurea, un saggio del medico hegeliano e positivista Angelo Camillo De Meis in cui il pensiero filosofico si salda alla problematica letteraria, rimanendo entusiasta della sua teoria dell’evoluzione e morte dei generi letterari. Muore il 29 novembre 1915 a Catania, poco dopo l’entrata in guerra dell’Italia.
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Viaggio e cultura: il rapporto degli scrittori con la Sicilia
‘’Il massimo piacere del viaggiare si raggiunge quando allo spostamento nello spazio si unisce lo spostamento nel tempo. In Sicilia, il retroscena storico è profondissimo, e la varietà del paesaggio supplisce alla relativa ristrettezza spaziale, sicché si potrebbe facilmente sostenere che quello di Sicilia è il viaggio perfetto’’.
(Mario Praz)
Mario Praz e la Sicilia..
Mario Praz era fortemente persuaso che ‘’il massimo piacere del viaggiare si raggiunge quando allo spostamento nello spazio si unisce lo spostamento nel tempo’’. Così, da viaggiatore curioso e colto ne traeva la seguente pertinente conseguenza: ‘’In Sicilia, il retroscena storico è profondissimo, e la varietà del paesaggio supplisce alla relativa ristrettezza spaziale, sicché si potrebbe facilmente sostenere che quello di Sicilia è il viaggio perfetto’’. Con questo convincimento partì nel 1957 per un giro nell’Isola realizzando su quanto aveva visitato un reportage per il quotidiano “Il Tempo” che lo pubblicò nel numero del 19 luglio, con il titolo “Sicilia, circo e cimitero” Sosteneva Praz che, vivendo a Roma, doveva essere assuefatto alle antichità e ai resti archeologici che le testimoniavano; d’altronde ne aveva viste di cose antiche belle e interessanti in giro per L’Europa, specialmente in Gran Bretagna. Ma quello che si aspettava di vedere, in Sicilia, in particolare a Piazza Armerina, si prospettava di eccezionale fascino e valore: infatti, da qualche anno si faceva un gran parlare. Quindi, già solo una visita a Piazza Armerina e ai mosaici della sua villa romana, per l’anglista diventato famoso per il saggio “La morte, la carne e il diavolo nella letteratura romantica”, valeva bene un viaggio in terra sicula. Anche se, arrivare nella cittadina ennese non fu proprio semplice, come Praz racconta: ‘’Per quanto oggi, con l’automobile, si possa giungere senza molta difficoltà dappertutto, Piazza Armerina resta pur sempre un luogo fuori mano, e il viaggio in torpedone da Taormina, cinque ore di andata e cinque di ritorno….
L’indomani, dopo l’intensa ed estasiante giornata, Praz ‘’con la mente ancora intronata dalla violenta esaltazione della vita fisica intravista a Piazza Armerina’’ nei mosaici della vetusta villa, parte per Savoca, il piccolo paese situato a metà del tragitto da Taormina a Messina, a vedere l’ opposto del “circo” armerino, l’ esatto contrario: uno strano e particolare spettacolo della morte, ospitato nella cripta della Chiesa dei Cappuccini. Una serie di cadaveri mummificati, posti entro nicchie lungo le pareti di un grande salone, è l’ immagine che coglie, prima del resto, lo sguardo di Praz, che poi, avvicinandosi, scruta i dettagli dei corpi, i colori dei visi, la consistenza delle osse, lo stato dei vestiti: il tutto ingiallito, illividito e smunto dalla putrescente azione del tempo. Il raffinato studioso d’ arte e letteratura coglieva in Sicilia, nei contrasti decisi di questa isola, l’ esaltazione della vita e l’agghindata messa in mostra della morte, il coesistere della solarità e del dolore, della luce e del lutto che, tempo dopo, Gesualdo Bufalino avrebbe indicato come categorie e condizioni della storia e dell’anima dei siciliani.
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La scuola poetica siciliana
La scuola poetica siciliana è la prima forma di letteratura laica in Italia. Suo promotore fu l’Imperatore Federico II di Svevia. Questa scuola vide il suo apice tra il 1230 e il 1250. Nacque come una poesia di corte, infatti autori dei più noti sonetti sono lo stesso Federico II e membri della sua corte quali Pier delle Vigne, Re Enzo, figlio di Federico, Rinaldo d’Aquino, Jacopo da Lentini (funzionario della curia imperiale), Stefano protonotaro da Messina…La lingua usata era il siciliano o meglio il siculo-appulo.
‘’…Di ciò che dici, vítama, neiente non ti bale,
ca de le tuo parabole fatto n’ho ponti e scale.
Penne penzasti met[t]ere, sonti cadute l’ale;
e dato t’ajo la bolta sot[t]ana.
Dunque, se po[t]i, tèniti villana…’’
Rosa fresca aulentissima Cielo d’Alcamo
XIII secolo
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Proverbi Siciliani
Il proverbio è la più antica forma di slogan, mirante non già ad incentivare l’uso di un prodotto commerciale, bensì a diffondere o a frenare un determinato habitus comportamentale, un particolare modo di valutare le cose, di interpretare la realtà.
Quannu c’è broru assai minuzza pani, accussi si fannu li scialati boni
( a tanto brodo aggiungi pane e ti sazierai )
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