La nostra rubrica dedicata alle pillole culturali: gli incipit tratti dai grandi romanzi, gli aforismi di scrittori e filosofi, i siciliani da non dimenticare, gli anniversari di fatti storici noti e meno noti, la Sicilia dei grandi viaggiatori, i proverbi della nostra tradizione e tanto altro ancora. Buona lettura
terza pagina
(a cura di Dario Cangemi)
Incipit
Un classico buongiorno. O, se preferite, un buon giorno ricordando un grande romanzo. Il modo migliore di iniziare una giornata: l’incipit di un grande libro. Se lo avete già letto sarà un bel ricordo. Se no, potrebbe invogliarvi alla lettura.
«Non amate mai una creatura selvatica, signor Bell. Non si può dare il proprio cuore a una creatura selvatica; più le si vuole bene più forte diventa. Finché diventa abbastanza forte da scappare nei boschi. O da volare su un albero. Poi su un albero più alto. Poi in cielo. E sarà questa la vostra fine, signor Bell, se vi concederete il lusso di amare una creatura selvatica. Finirete per guardare il cielo».
Truman Capote, “Colazione da Tiffany”
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Pensieri sparsi
L’aforisma, la sentenza, sosteneva Nietzsche, sono le forme dell’eternità. L’aforisma é paragonato dal filosofo tedesco alle figure in rilievo, che, essendo incomplete, richiedono all’osservatore di completare ‘’col pensiero ciò che si staglia davanti’’.
‘’..Il dolore era altro: era urlo animalesco, anche quando stava in silenzio‘’
Sándor Marái, “Il gabbiano”, Adelphi, Milano
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Siciliani notevoli da ricordare
Ricordiamo oggi…
Antonio Aniante, pseudonimo di Antonio Rapisarda (Viagrande, Catania, 2 gennaio 1900 – Ventimiglia, 6 novembre 1983) è stato uno scrittore e commediografo. Esordì come giornalista per la rivista “900”, Cahiers d’Italie et d’Europe di Massimo Bontempelli e Curzio Malaparte, ma si rivelò ben presto buon autore teatrale. Fu influenzato inizialmente dal realismo magico e dal futurismo. Tra le sue opere principali si ricordano le commedie d’avanguardia scritte per il Teatro degli Indipendenti di Roma: Gelsomino d’Arabia (1926) e Bob-Taft (1927); Carmen Darling (1929, rappresentata da Carlo Ludovico Bragaglia); inoltre Domenico Modugno nel 1958 presentò al Festival della Prosa di Venezia la sua commedia La rosa di zolfo.
‘’Conoscevano poca gente, si annoiavano da morirne, e occupavano la loro giovinezza fabbricando penosamente grossi libri come l’«Histoire de la Société pendant la revolution» e «Portraits intimes du XVIII° siécle». ..’’
Antonio Aniante/ RIPRESA DEI GONCOURT
Ricordiamo anche..
il 6 novembre 1916 moriva
-Calogero Firetto
•soldato
Firetto Calogero nato a Ribera il 4/ 5/1895 da Onofrio e da Rosa Tamburello. Sposato icon Onofria Licita di Giuseppe e Pietronilla Colletti, soldato del 147° Fanteria. Gli è stata dedicata una strada di Ribera.
Eventi e fatti storici
Elezioni politiche XVIII legislatura, l’Italia alle urne dopo soli due anni
•6 novembre 1892
Italia al voto per il rinnovo della Camera dei deputati: sarà la XVIII legislatura (ballottaggi il 13 novembre). Dopo tre elezioni viene abbandonato il sistema dei collegi plurinominali: si torna allo scrutinio uninominale. Hanno diritto al voto 2.926.667 italiani, i votanti sono 1.643.417 (il 56,15%). I seggi da assegnare sono 508. La Sinistra raccoglie quasi il doppio dei consensi della Destra. «Nuovo sostanziale ricambio all’interno della deputazione nazionale: il 47% dei deputati eletti nel 1890 non ritorna alla Camera nel ‘92».
La Camera dopo il voto del 1892 • Risultati delle elezioni generali del 6 novembre per gruppo politico: Destra 28,54% Sinistra 53,35% Estrema 11,22% Altri 6,89%.
Altri accadimenti:
1958
Silvio Milazzo presenta la nuova giunta regionale siciliana.
1981
Palermo, assassinato Sebastiano Bosio, primario di chirurgia vascolare
1617 – Viene firmato il Trattato di Madrid, che pone termine alla guerra di Gradisca tra la Repubblica di Venezia e l’impero Asburgico.
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Viaggio e cultura: il rapporto degli scrittori con la Sicilia
Se il viaggio è desiderio di conoscere l’altro e, al tempo stesso, possibilità di riconoscere se stessi. E’ affascinante notare come la Sicilia rappresenta per chi non vi è nato un’attrazione irresistibile, calamitando fantasie e immaginari dei viaggiatori stranieri che, forti della propria identità, vengono in Sicilia per capirne la conclamata diversità e forse trovano per lo più quello che credevano di voler trovare secondo la loro formazione, i loro desideri. Quando pensiamo alla Sicilia, inevitabilmente i ricordi personali si sovrappongono alle descrizioni letterarie, così come i fatti di attualità si intrecciano con le fantasie mitologiche e il folklore si confonde con i luoghi comuni, suggerendo all’immaginazione percorsi alternativi.
Oggi conosciamo meglio uno dei più grandi scrittori dell’800: Giovanni Verga.
Sebbene all’anagrafe la venuta al mondo di Verga sia registrata a Catania il 2 settembre 1840, ci sono buone possibilità che il piccolo Giovanni, nato prematuro di sette mesi, sia in realtà stato dato alla luce in un paesino di campagna denominato Vizzini, e che la nascita sia avvenuta proprio qui, tra il 29 e il 31 agosto del 1840. La località era, infatti, stata scelta come rifugio dalla città di Catania, poiché all’epoca si era diffusa un’epidemia di colera che avrebbe potuto infettare la madre e il nascituro. Il fatto che, agli atti, la data di nascita sia stata posticipata, dipende dall’inevitabile spostamento che i genitori hanno dovuto affrontare da Vizzini a Catania subito dopo la nascita del bambino. Tra le principali opere veriste di Verga, le quali non possono non essere menzionate troviamo: Nedda (1874 – opera anticipatamente verista), Vita dei Campi (1880 – una raccolta di novelle ispirate alle sue esperienze adolescenziali trascorse nella campagna siciliana), I Malavoglia (1881), Novelle Rusticane (1882 – racconti sempre legati all’ambiente rurale siciliano), Per le vie (1883 – un’opera che riprende le tematiche delle Novelle Rusticane cambiando l’ambientazione, che stavolta è cittadina), Mastro Don Gesualdo (1889).
‘’Solo rimaneva solenne e immutabile, il paesaggio, colle lunghe linee orientali, dai toni caldi e robusti. Sfinge misteriosa, che rappresentava i fantasmi passeggieri, con un carattere di necessità fatale.’’
Giovanni Verga
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La scuola poetica siciliana
La scuola poetica siciliana è la prima forma di letteratura laica in Italia. Suo promotore fu l’Imperatore Federico II di Svevia. Questa scuola vide il suo apice tra il 1230 e il 1250. Nacque come una poesia di corte, infatti autori dei più noti sonetti sono lo stesso Federico II e membri della sua corte quali Pier delle Vigne, Re Enzo, figlio di Federico, Rinaldo d’Aquino, Jacopo da Lentini (funzionario della curia imperiale), Stefano protonotaro da Messina…La lingua usata era il siciliano o meglio il siculo-appulo.
«D’Amor distretto vivo doloroso;
com’om che sta lontano
e vedesi alungare
da cosa c’ama, vedesi noioso,
languisce stando sano,
perché non pote usare
la cosa che li piace,
per zo vado morendo;
dunqua non mi dispiace
tal morte soferendo,
ma vivere mi pare.»
Incipit di: D’amor distretto vivo doloroso – Folco di Calavra
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Proverbi Siciliani
Il proverbio è la più antica forma di slogan, mirante non già ad incentivare l’uso di un prodotto commerciale, bensì a diffondere o a frenare un determinato habitus comportamentale, un particolare modo di valutare le cose, di interpretare la realtà.
Si lu munnu fussi fattu di sasizza, lu monucu n’avissi sempri dui caddozza.
( Se il mondo fosse fatto di salsicce il monaco ne avrebbe sempre due).
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