La nostra rubrica dedicata alle pillole culturali: gli incipit tratti dai grandi romanzi, gli aforismi di scrittori e filosofi, i siciliani da non dimenticare, gli anniversari di fatti storici noti e meno noti, la Sicilia dei grandi viaggiatori, i proverbi della nostra tradizione e tanto altro ancora. Buona lettura
terza pagina
(a cura di Dario Cangemi)
Incipit
Un classico buongiorno. O, se preferite, un buon giorno ricordando un grande romanzo. Il modo migliore di iniziare una giornata: l’incipit di un grande libro. Se lo avete già letto sarà un bel ricordo. Se no, potrebbe invogliarvi alla lettura
«Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce».
Eugenio Montale, “Ossi di seppia”
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Pensieri sparsi
L’aforisma, la sentenza, sosteneva Nietzsche, sono le forme dell’eternità. L’aforisma é paragonato dal filosofo tedesco alle figure in rilievo, che, essendo incomplete, richiedono all’osservatore di completare ‘’col pensiero ciò che si staglia davanti’’
«Tutti i dolori sono sopportabili se li si fa entrare in una storia, o se si può raccontare una storia su di essi».
Karen Blixen
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Siciliani notevoli da ricordare
Ricordiamo oggi.. Rosario La Duca (Palermo, 22 giugno 1923 – Palermo, 23 ottobre 2008) è stato uno storico dell’arte, ingegnere, docente e politico. È stato considerato uno dei più grandi conoscitori della storia e dell’evoluzione della città di Palermo.
«Una città non nasce mai per caso. La configurazione del sito le imprime i propri tratti indelebili, ma è il rapporto tra l’ambiente e gli uomini che vi si sono insediati a segnare il destino».
(Rosario La Duca, Prefazione a Palermo città d’arte)
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Eventi e fatti storici
23 ottobre 1915: a New York, 25.000-33.000 donne marciano lungo la Quinta Strada per chiedere il suffragio universale.
Con l’espressione suffragio femminile si indica il diritto di voto esteso alle donne. Il movimento politico avente come obiettivo quello di estendere il suffragio alle donne è stato storicamente quello delle suffragette. Le origini moderne del movimento vanno ricercate nella Francia del XVIII secolo.
Altri accadimenti del 23 ottobre:
1726
Inaugurazione della colonna della Immacolata in piazza San Domenico a Palermo
1868
Domenico Peranni diventa sindaco di Palermo
1999
Il Tribunale di Palermo assolve il senatore Giulio Andreotti.
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Viaggiatori in Sicilia
Se il viaggio è desiderio di conoscere l’altro e, al tempo stesso, possibilità di riconoscere se stessi. E’ affascinante notare come la Sicilia rappresenta per chi non vi è nato un’attrazione irresistibile, calamitando fantasie e immaginari dei viaggiatori stranieri che, forti della propria identità, vengono in Sicilia per capirne la conclamata diversità e forse trovano per lo più quello che credevano di voler trovare secondo la loro formazione, i loro desideri. In passato, l’identità univoca dei centri da cui provenivano i viaggiatori, bagaglio e ideale di cultura di cui erano portatori e di cui cercavano conferma in Sicilia, si è scontrata con l’identità plurale dell’isola in cui giungevano, quella pluralità tipica delle periferie e pure delle dimore di frontiera, con il loro intreccio di genti e di culture.
Torniamo a raccontare oggi il viaggio di Déodat Guy Silvain Tancrède Gratet de Dolomieu, geologo francese, da cui hanno preso nome le montagne delle Dolomiti.
L’aristocratico francese, considerato l’iniziatore della moderna scienza che studia la terra intesa quale ammasso minerale, era in viaggio in Italia, e provenendo dal suo paese iniziò a visitare la Penisola dall’alto, proprio da quella catena alpina universalmente considerata la più bella del mondo, una parte della quale da allora si chiama “Dolomiti” proprio a ricordo ed in onore del grande scienziato francese, il cui nome completo è quasi quanto una vetta alpina: Déodat Guy Silvain Tancrède Gratet de Dolomieu.
Lo scienziato prese quindi a percorrere la penisola in tutta la sua lunghezza fino a traghettare nell’Isola. E secondo noi la tappa iblea del suo tour gli venne verosimilmente “suggerita” da un suo amico fraterno e corrispondente di una vita, un altro francese famoso quanto il marchese di Dolomieu: Jean Houel, “peintre du Roi”.
È abbastanza nota la vicenda del “pittore del Re” di Francia che, ottenuto dal monarca un finanziamento per viaggiare in Sicilia e ritrarre le maggiori e più interessanti vestigia del glorioso passato isolano, dovette allungare la permanenza, dai previsti cinque mesi agli oltre quattro anni.
Il Dolomieu descrive perfettamente quella “pietra nera” che i locali chiamavano – e chiamano tuttora – “petra pici”, e che nella terminologia geologica è la “roccia bituminosa” (che, se lavorata diventa “roccia asfaltica” la quale a sua volta può diventare un prodotto lavorato o semi-lavorato che si chiama “asfalto”). La descrive come pietra odorosa e molle al tatto, che sottoposta ad alte temperature (e il francese sostiene siano sufficienti alcune ore di esposizione al caldo sole estivo di queste contrade) può facilmente essere lavorata anche con un semplice coltello.
Insomma, il Dolomieu traccia un profilo tecnico della roccia che nella Ragusa di duecentoventi anni fa era già largamente conosciuta ed utilizzata e che, solo mezzo secolo dopo di lui sarà riconosciuta (ma non dai locali, bensì da francesi come lui e soprattutto dagli inglesi) come materia prima fondamentale per una nuova tecnica tipica del mondo moderno: la bitumazione delle strade.
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Rapporti tra scrittori e la Sicilia
Quando pensiamo alla Sicilia, inevitabilmente i ricordi personali si sovrappongono alle descrizioni letterarie, così come i fatti di attualità si intrecciano con le fantasie mitologiche e il folklore si confonde con i luoghi comuni, suggerendo all’immaginazione percorsi alternativi.
«Il volgare siciliano si attribuisce fama superiore a tutti gli altri per queste ragioni: che tutto quanto gli italiani producono in fatto di poesia si chiama siciliano; e che troviamo che molti maestri nativi dell’isola hanno cantato con solennità»
(Dante Alighieri, De vulgari eloquentia)
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La scuola poetica siciliana
La scuola poetica siciliana è la prima forma di letteratura laica in Italia. Suo promotore fu l’Imperatore Federico II di Svevia. Questa scuola vide il suo apice tra il 1230 e il 1250. Nacque come una poesia di corte, infatti autori dei più noti sonetti sono lo stesso Federico II e membri della sua corte quali Pier delle Vigne, Re Enzo, figlio di Federico, Rinaldo d’Aquino, Jacopo da Lentini (funzionario della curia imperiale), Stefano protonotaro da Messina…La lingua usata era il siciliano o meglio il siculo-appulo.
[O]i Siri Deo, con forte fu lo punto
che gli oc[c]hi tuoi, madonna, isguardai, lasso!
chè sì son preso e da vostr’amor punto,
ch’amor d’ogn’altra donna per voi lasso.
Non fino di penare uno [sol] punto,
per omo morto a voi, donna, mi lasso,
non sono meo quanto d’un ago punto:
se mi disdegni, be[n] moragio, lasso!
Poi non son meo ma vostro, amor meo fino,
preso m’avete como Alena Pari,
e non amò Tristano tanto Isolda
quant’amo voi, per cui penar non fino;
oi rosa fresca che di magio apari,
merzè vi chiamo: lo meo male solda.
[O]i Siri Deo, con forte fu lo punto
Filippo da Messina
XIII secolo
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Proverbi Siciliani
Il proverbio è la più antica forma di slogan, mirante non già ad incentivare l’uso di un prodotto commerciale, bensì a diffondere o a frenare un determinato habitus comportamentale, un particolare modo di valutare le cose, di interpretare la realtà.
Acqua, cunsigghiu e sali a cu n`addumanna `n ci nni dari.
Acqua, consiglio e sale non darne a chi non te ne chiede.
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