E’ vero, c’è la vicenda che ha coinvolto Ettore Morace. Ed è caduto in disgrazia Antonello Montante, l’ex numero uno di Confindustria Sicilia che è stato uno dei protagonisti del Governo Lombardo e del Governo Crocetta. Ma la vecchia politica siciliana, con i sindacati classici, non certo estranei al vecchio sistema, vuole tornare a ‘navigare’ all’antica…
Che succede nel mondo dei trasporti marittimi della Sicilia? Dopo la ‘caduta degli dei’, con le inchieste della magistratura – e anche con qualche inchiesta giornalistica – che stanno mettendo a soqquadro un mondo dorato gestito da eterni monopolisti tra Messina (soprattutto Messina), Trapani e le isole Pelagie, cominciano ad avvertirsi i primi cedimenti.
Ettore Morace e il suo sistema di potere ha cominciato a perdere colpi. Certo, a Sala d’Erole – dove si riunisce il Parlamento siciliano – ci sono sempre deputati e assessori che vigilano sugli ‘equilibri’ del mare. Ma il tempo degli affari che filavano senza intoppi sembra finito.
Non va meglio a Messina dove per le grandi famiglie che hanno sempre brillato in questo settore – i Franza, i Genovese, i Matacena – cominciano ad avvertire il peso degli anni che passano, che lasciano segni (in alcuni casi ‘pesanti’) e che portano inevitabili cambiamenti. Anche il proverbiale immobilismo massonico della Città dello Stretto sembra messo in discussione dall’incedere del tempo.
Sono di queste ore le polemiche che accompagnano l’annuncio dei licenziamenti da parte della della compagnia marittima Liberty Lines. Sulla tratta veloce Messina-Reggio Calabria è stato interrotto il servizio di collegamento con mezzi veloci.
Volendo ragionare per metafore, la velocità, tra Messina e la Calabria, è sempre stata un’anomalia. In questi luoghi mitici la lentezza ha sempre scandito il tempo e i cambiamenti sono sempre stati mediati dai paradossi di Zenone. Dalle parti dello Stretto spazio e tempo non hanno ami avuto bisogno di accelerazioni.
Però, tolti i mezzi veloci, arrivano le conseguenze. Quali? Ovvio: i licenziamenti. Se ne annunciano ben 72. Niente trasporti veloci, niente più lavoro. Tra le proteste dei sindacati classici, mai estranei alla lentezza che domina, da sempre, il tratto di mare che tiene a distanza, in eterno, Scilla e Cariddi.
Difficile capire quali ‘giochi’ stanno dietro l’annuncio di questi licenziamenti. Va da sé che il bailamme e l’attenzione giudiziaria e mediatica che si sono scatenate attorno a un mondo che mai nessuno, in Sicilia, aveva scalfito, sta cominciando a sortire effetti imprevedibili.
Fatti che prima passavano inosservati, oggi sono all’attenzione delle autorità e degli stessi cittadini. Se prima, con un fatalismo quasi verghiano, nessuno o quasi faceva caso alle vecchie navi – sempre quelle, dalla gloriosa Siremar ai nostri giorni – che fanno la spola tra la Sicilia e Pantelleria e tra la Sicilia e Lampedusa-Linosa, oggi sono in tanti a chiedersi: ma porca miseria, con tutti i soldi pubblici che vanno agli eterni titolari di queste tratte marine, com’è possibile che, sotto i nostri occhi, si presentano sempre le stesse navi sempre più traballanti?
Intanto i sindacati classici rumoreggiano. E’ come se stessero dicendo al Governo nazionale e al Governo regionale siciliano:
“Avete visto che state combinando? Voi, sull’onda di un’inchiesta penale e di qualche inchiesta giornalistica di sfaccendati volete cambiare. Ma che dovete cambiare? Qui c’è da garantire la continuità territoriale (e politica). Ci sono isole, attorno alla Sicilia, prive di aeroporti. Solo le navi e gli aliscafi possono garantire il servizio. Via, torniamo al vecchio sistema, ché il nuovo potrebbe essere peggio di quello di prima”.
Quella che si sta vivendo oggi, nel mondo dei trasporti marittimi siciliani – tra la Sicilia e gli arcipelaghi e tra Messina e il Continente – è un momento di stallo. Anche se l’attuale assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, ha la faccia della continuità politica e territoriale… Non a caso è di Forza Italia: in Sicilia la garanzia che nulla cambierà.
Ma i tempi sono quelli che sono. E oggi non è più il tempo del Governo regionale del ribaltone di Raffaele Lombardo, quando la Regione veleggiava con a ‘bordo’ il PD di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia e Confindustria Sicilia di Antonello Montante.
Tempi d’oro. Quando, da nulla, spuntò la Compagnia delle Isole chiamata a prendere il posto della Siremar.
Oggi non c’è più né il Governo Lombardo, né il Governo di Rosario Crocetta, continuazione politica (e non soltanto politica) dello stesso Governo Lombardo.
Già, il Governo Crocetta: c’era sempre il PD, c’erano sempre Cracolici e Lumia: e c’era Confindustria Sicilia di Montante.
Oggi Montante è sotto inchiesta. E un po’ nei guai è anche Ettore Morace. I soldi, nei trasporti marittimi siciliani – decine di milioni a tempesta – ci sono sempre. E il silenzio della politica siciliana quasi al gran completo accompagna le vicissitudini che hanno travolto Montante, Morace e, per altri versi, anche Francantonio Genovese.
Le condizioni per continuare con il vecchio sistema ci sarebbero. Anche se le ‘carte’ sono tutte rimescolate. Anche se il Jolly – il coordinatore di Forza Italia in Sicilia e presidente del Parlamento siciliano, Gianfranco Miccichè – tiene insieme il vecchio della politica siciliana, ovvero PD e Forza Italia, non tutto è a posto.
L’annuncio dei licenziamenti, da parte dei sindacati classici, è il grido del vecchio che reclama il ritorno ai tempi d’oro? Tutto è possibile.
Foto tratta da libertylines.it
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