EDITORIALE/ Quella che abbiamo intrapreso è qualcosa di simile a una traversata nel deserto. Sin da quando questo blog è in rete abbiamo sempre avuto chiara l’idea che battere gli ascari che infestano la politica siciliana non sarebbe stato facile. Basta vedere quello che è successo alle ultime elezioni regionali della Sicilia, dove gli “impresentabili” della politica si sono, ancora una volta, impossessati della Regione. Ma noi non molliamo. Siamo qui, pronti a continuare a combattere la nostra “buona battaglia”
Non basta dire: “Noi lo sapevamo!” o “Noi lo avevamo detto”.
Noi lo sapevamo e ve lo abbiamo pure detto che Sebastiano ‘Nullo’ Musumeci era uno zero al cubo, una nullità di politico e quindi una nullità di Presidente e che i vari ‘capi’ della coalizione lo avevano messo lì all’esclusivo fine di farsi i fatti loro. Avevamo cercato di avvertire la maggioranza degli elettori siciliani che, senza un voto alternativo, una minoranza di elettori pagati, corrotti, asserviti avrebbe eletto una ciurma di parassiti che li avrebbero immediatamente ricompensati. E infatti che cosa ha fatto questo governo, che cosa ha fatto questo Parlamento per la Sicilia? NULLA. NULLA. NULLA.
La monnezza? E’ tutta per le strade. I superpoteri hanno solo trasformato Musumeci da ameba piccola in ameba grande, ma la destinazione della monnezza è ancora rappresentata dalle discariche, con in testa quella di Giuseppe Catanzaro, che si è autosospeso da presidente di Confindustria Sicilia, ma che da imprenditore della monnezza è pronto a fare quello che ha sempre fatto…
La disoccupazione, in Sicilia, è diminuita? No, è aumentata, e così la fuga dei giovani.
La pubblica amministrazione regionale è stata messa a regime? Assolutamente no!
In compenso tutto quello che era occupabile è stato occupato, tutto quello che si poteva grattare è stato grattato in favore di amici e amiche, amanti, cinedi, portaborse, sottopancia, galoppini e mendicanti in genere. Esattamente come ai tempi di Rosario Crocetta.
Il che vuol dire una cosa sola: che i Presidenti della Regione siciliana si somigliano perché hanno in comune una cosa: finora non sono stati eletti dai veri siciliani. E di questo ci attribuiamo la nostra parte di responsabilità. Non siamo riusciti a trasmettere con chiarezza il nostro messaggio di libertà e di dignità.
E’ una resa, la nostra? Tutt’altro. E’ nostra intenzione raddoppiare gli sforzi, impegnarci di più attraverso i nostri mezzi che potenzieremo e metteremo a disposizione dei siciliani veri, e dei giovani in particolare.
Ci impegneremo attraverso il Blog – che da qualche ora ha una nuova veste grafica – attraverso iniziative culturali e sociali dell’Associazione sicilianista I Nuovi Vespri e con la costituzione, a breve, di un Movimento politico che mira a diffondere una cultura e a promuovere l’autodeterminazione dei siciliani.
Noi ci continuiamo a credere. Sì, noi ci rifiutiamo di credere che la Sicilia sia una terra incapace di andare avanti, di guardare avanti, di liberarsi dai pesi che la opprimono. La Sicilia non è una terra irredimibile. Può cambiare, ce la può fare.
Da qualche ora – come già ricordato – I Nuovi Vespri ha una nuova veste grafica. Lo abbiamo fatto per migliorare la nostra presenza agli occhi dei tanti lettori. Lo spirito del blog rimane lo stesso: grande attenzione per i temi politici e sociali, grande voglia di raccontare la nostra storia: la storia della Sicilia troppo spesso scritta dai vincitori e da quelli che Antonio Gramsci definiva “scrittori salariati”.
E sguardo attento ai problemi della nostra alimentazione, alla Dieta Mediterranea che non può diventare una contraddizione in termini.
Non si può parlare di Dieta Mediterranea, inserendola in questo o quel patrimonio internazionale, e poi produrre pasta con il grano duro canadese o di altri Paesi esteri.
La Sicilia e il Sud Italia, sin dai tempi dell’antica Roma, hanno nel grano duro un punto di riferimento certo. Ebbene, non si può parlare di Dieta Mediterranea e poi accettare – come sta facendo il Governo Musumeci – che le navi cariche di grano duro di pessima qualità (e in alcuni casi tossico, come è stato appurato con un carico di grano arrivato con una nave dal Kazakistan) arrivino in Sicilia scaricando il prodotto senza alcun controllo.
Tutto questo è vergognoso!
Qualcuno dirà: ma è così anche in Puglia e in altre regioni italiane. Vero, non mettiamo in dubbio che anche in altre Regioni italiane vada in scena quello che va in scena nei porti della nostra Isola.
Ma questo non significa che ci dobbiamo arrendere a un’Unione Europea che tollera e, con molta probabilità, agevola tutto questo.
Noi continueremo la nostra battaglia in difesa del grano duro siciliano e in difesa dei consumatori. E allargheremo la nostra battaglia ad altre colture legate alla nostra dieta e, in particolare, alla Dieta Mediterranea.
Abbiamo già più volte detto a chiare lettere che non si può parlare di Dieta Mediterranea se non si controlla l’olio extra vergine che arriva da chissà dove.
Lo stesso discorso vale per il pomodoro. Noi – lo diciamo con estrema chiarezza – ci rifiutiamo di arrenderci all’ipocrisia di una Dieta Mediterranea a base di spaghetti prodotti con il grano duro canadese, di salsa prodotta con il pomodoro cinese condita con olio d’oliva ‘extra vergine’ fatto in Tunisia o chissà in quali altri Paesi. Non perché siamo contro il Canada, contro la Cina e contro Tunisia, ma perché, così facendo, si snatura l’idea stessa di Dieta Mediterranea.
Per non parlare dei possibili problemi legati alla presenza di contaminanti nel grano duro estero (glifosato e micotossine DON), nella salsa di pomodoro cinese (pesticidi banditi dall’Italia alcuni decenni addietro perché pericolosi per la salute umana) e nell’olio d’oliva ‘extra vergine’ tunisino (nulla contro i tunisini, mediterranei come noi: ma vogliano sapere come vengono prodotte le olive da quelle parti).
Tutto questo, naturalmente, è dentro un ragionamento politico che, come già ricordato, mette assieme questo blog, l’Associazione I Nuovi Vespri e il Movimento politico.
E’ una sfida ardua. Ma noi ci vogliamo provare insieme con voi.
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