- Quest’anno c’è solo un aumento del prezzo del grano. Ma con il clima sempre più caratterizzato da eventi estremi prepariamoci alle carestie
- In tutto questo c’è una nota positiva: i cambiamenti climatici stanno facendo saltare le truffaldine politiche agricole dell’Unione europea
- Ci hanno riempito di bugie e di grano canadese!
- La tesi di Mario Pagliaro sui Paesi africani
- Gli eventi climatici estremi stanno diventando la norma. Fare programmi in agricoltura – soprattutto nella produzione di grano – è ormai inutile
Quest’anno c’è solo un aumento del prezzo del grano. Ma con il clima sempre più caratterizzato da eventi estremi prepariamoci alle carestie
Da quanti anni il mondo non fa i conti con le carestie? Briciole di notizie (ma nemmeno tante) sono arrivate dalla Siria di qualche anno fa, confuse con il tentativo degli americani di scardinare questo Paese per insidiare la Russia di Putin. In termini mediatici, la guerra, in Siria, ha preso il posto della carestia. Qualcosa viene fuori dalla povertà di alcune aree del Pianeta (ma senza esagerare). Ma sono decenni, ormai, che si dà per scontata la presenza degli alimenti di base come il grano. Improvvisamente quest’anno stiamo scoprendo che ciò che era scontato non lo è più. In Canada e negli Stati Uniti d’America – e in parte anche in Russia – il clima si è messo a fare i capricci. La siccità, in particolare, ha ridotto drasticamente la produzione di grano, soprattutto negli Stati Uniti e in Canada. I contraccolpi sono stati immediati. In questa fase, chi ne sta risentendo di più è l’Unione europea, costretta in fretta e furia a rivedere le propria fallimentari politiche agricole, industriali e commerciali. All’Unione europea dell’agricoltura non gliene può fregare di meno. Gestita, da sempre, da una consorteria massonica e finanziaria che da almeno un ventennio ha abbracciato la causa liberista, la Ue usa l’agricoltura per fare gli interessi – spesso sporchi – delle multinazionali industriali, farmaceutiche e dei servizi. Con il CETA – l’accordo commerciale tra Ue e Canada – l’Unione europea non ha esitato un istante a sacrificare l’agricoltura (soprattutto quella mediterranea, a cominciare dall’agricoltura del Sud Italia e della Sicilia) per consentire ad alcuni settori industriali e ai titolari di particolari servizi di andare a fare i propri affari in Canada. Per applicare un trattato come il CETA serve il sì dei Parlamenti dei 27 Paesi Ue; siccome non c’era accordo, la Commissione ha deciso di applicare il CETA, fregandosene del voto dei Parlamenti dei Paesi che non sono d’accordo! Se un Paese Ue non si attiene alle prescrizioni europee viene multato; la Commissione le può violare! Questa è, in sintesi, l’Unione europea di oggi.
In tutto questo c’è una nota positiva: i cambiamenti climatici stanno facendo saltare le truffaldine politiche agricole dell’Unione europea
Sul grano l’Unione europea non da oggi, ma dal 2006, ha deciso che questa coltura se non deve sparire, deve comunque essere fortemente ridimensionata. Da qui il Set-Aside, uno strumento in base al quale la Ue paga i produttori di grano europei – soprattutto dell’Europa mediterranea – per lasciare i seminativi incolti. Che, in prospettiva, dovranno essere occupati da pannelli fotovoltaici. Siccome per ridimensionare la coltura del grano il Set-Aside non bastava, i massoni della Ue hanno preso due piccioni con una fava: in cambio delle agevolazioni delle industrie europee e, in generale, alle agevolazioni ad alcune imprese europee in Canada, dal 2006 in Europa arriva il grano canadese – tenero e duro – in buona parte maturato a colpi di glifosato, perché in molte aree fredde e umide del Canada non c’è il sole per fare maturare naturalmente il grano. Superfluo aggiungere che il glifosato non è un toccasana per l’organismo umano: anzi! Di più: l’umidità provoca la presenza di funghi o miceti che, a propria volta, producono micotossine, altre sostanze che non fanno certo bene all’organismo umano! Se a questo aggiungiamo che il grano canadese arriva in Europa – soprattutto in Italia – con le navi prive di impianti per la crio-conservazione, il grano che viaggia su tali navi per 15-20 giorni deve essere comunque trattato chimicamente. Non ci vuole molta fantasia per immaginare che cosa contiene la farina che ci fanno mangiare dalla metà degli anni 2000 tra pasta, pane, pizze, dolci e via continuando. naturalmente dicendoci che era tutto grano duro italiano…
Ci hanno riempito di bugie e di grano canadese!
Ci sono state, da qualche anno a questa parte, polemiche sulla pasta, ovvero sul grano duro arrivato da chissà dove. Ma da almeno due anni in televisione – tranne qualche rara eccezione dove il produttore dice di fare uso di grano duro degli Stati Uniti d’America – ci dicono che la pasta italiana è prodotta con grano duro italiano. Poi è arrivata la crisi di quest’anno. Ed ecco che un autorevole esponente della pasta industriale italiana: si tratta dell’amministratore delegato de La Molisana – terzo pastificio italiano per valore – Giuseppe Ferro: “Il cuore del problema è in Canada – spiega l’ad in un’intervista a ‘Il Sole 24 Ore’ – che è di gran lunga il primo produttore al mondo di grano duro e che quest’anno ha prodotto 3,5 milioni di tonnellate anziché le solite 6,5”. Ferro non ha detto a chiare lettere che l’industria italiana della pasta utilizza il grano duro canadese. ma se, come ha detto, ci dobbiamo aspettare “un’ondata aumenti dei prezzi di pane, pasta, pizze e, in generale, dei derivati del grano”, ebbene, la grande quantità di grano duro canadese che arriva in Italia qualche ruolo lo gioca. O dobbiamo pensare che l’aumento dell’importazione di grano duro canadese in Italia sia un fatto casuale?
La tesi di Mario Pagliaro sui Paesi africani
C’è chi sostiene che l’innalzamento dei prezzi del grano di quest’anno sarà una fiammata, e che il prossimo anno dai 50 euro al quintale attuali il prezzo del grano duro tornerà ai 18-20 euro al quintale, che è il prezzo voluto dall’Unione europea per fare fallire gli agricoltori del Sud Italia e della Sicilia condannati a cedere i seminativi ai ‘Signori dell’energia fotovoltaica’. Ma le cose stanno veramente così? Mario Pagliaro, il chimico del Cnr appassionato di climatologia che poco meno di tre anni fa ha previsto l’innalzamento del prezzo del grano dice che non sarà più così. Spiega che i Paesi del Nord Africa non vogliono il grano duro canadese acquisteranno sempre di più il grano duro del Sud Italia e siciliano. E, in effetti, è già così da qualche anno. C’è anche un altro elemento da considerare: la Cina. Se un Paese da un miliardo e 400 mila persone decide di acquistare un prodotto che prima on acquistava o acquistava poco succede un terremoto. E’ sotto i nostri occhi quanto sta succedendo nel mondo da quando la Cina ha cominciato ad utilizzare meno energia prodotta dal carbone e più energia prodotta con il gas: il prezzo del gas è schizzato all’insù! La stessa cosa sta succedendo con il grano: la Cina ha deciso di aumentare gli acquisti del grano e questo avrà effetti sul mercato.
Gli eventi climatici estremi stanno diventando la norma. Fare programmi in agricoltura – soprattutto nella produzione di grano – è ormai inutile
Qualcuno potrà obiettare dicendo: se la Cina comincerà a richiedere grano, i Paesi produttori aumenteranno l’offerta – cioè la produzione – e i prezzi rimarranno stabili. Ma questo, oggi, con i cambiamenti cimatici in atto, è più facile a dirsi che a farsi. I prodotti agricoli non sono beni industriali: piaccia o no, l’agricoltura è soggetta al clima. E il clima, nel Pianeta Terra, sta cambiando. Alcuni dicono che sta cambiando per l’inquinamento prodotto dall’uomo: e in parte è così; ma altri scienziati sostengono che il clima sta cambiando a prescindere dall’uomo, perché sarebbe in atto una deglaciazione. E’ oggettivo – ormai è sotto gli occhi di tutti – che il clima diventa sempre più estremo. Quest’anno ne abbiamo avuto varie testimonianze: meno 50 gradi in Inverno in Canada e 50 gradi in Estate: da qui la secca riduzione della produzione in questo Paese. Siccità negli Stati Uniti e in Russia e riduzione della produzione di grano in entrambi i Paesi. Alluvione a Luglio nel Centro Nord Europa con danni alle persone, alle cose e all’agricoltura, con la riduzione della produzione di grano, mentre il grano che si è salvato è in buona parte umido (leggere micotossine). Cosa vogliamo dire? Che tra aumento della domanda di grano da parte di Cina e Africa e cambiamenti climatici, il mondo deve cominciare a fare i conti con le carestie, che ci piaccia o no.
Foto tratta da ISPI
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