- Il prezzo del pane è già cresciuto del 25-30 per cento in tanti centri piccoli e grandi della Sicilia
- L’aumento del prezzo del pane e degli altri derivati del grano è il frutto della riduzione mondiale della produzione dello stesso grano
- Gli effetti sul prezzo della pasta
Il prezzo del pane è già cresciuto del 25-30 per cento in tanti centri piccoli e grandi della Sicilia
Ieri abbiamo raccolto la testimonianza di Santo Bono, tra i protagonisti del Movimento Terra è Vita. Ci ha raccontato che a Camporeale, Comune di poco più di 3 mila e 100 abitanti della provincia di Palermo – dove lo stesso Santo Bono gestisce un’azienda agricola – il prezzo del pane è aumentato di 0,80 centesimi. In un piccolo centro una notizia del genere non passa inosservata, soprattutto tra gli agricoltori che sono, in questa materia, mettiamola così, gli ‘addetti ai lavori’. Oggi affrontiamo di nuovo il tema dell’aumento del prezzo del pane, provando ad analizzare quello che succede in altri luoghi della Sicilia. A Partinico e a Borgetto, provincia di Palermo, l’aumento del prezzo del pane è già realtà a partire dalla terza decade di Agosto: un aumento, in media, del 30%. A Valguarnera Caropepe, Comune della provincia di Enna circondato dai campi di grano con poco più di 7 mila e 100 abitanti, leggiamo un articolo su Valguarnera.com: “Aumenta il prezzo del pane”, titola il giornale on line. In queste contrade, dove la coltura del grano è di casa, è una notizia. Leggiamo l’articolo: “Aumenta di 50 centesimi di euro al chilo il prezzo del pane. E’ questa la novità di settembre per i valguarneresi che hanno visto lievitare il costo di un chilogrammo di pane da 2 euro a 2,50 euro. Nessuna sommossa popolare e nessun assalto ai forni di manzoniana memoria, ma l’aumento improvviso di un bene di così primaria necessità ha colto di sorpresa la popolazione che mugugna dopo gli scontrini settembrini. I bravi panificatori valguarneresi, la cui maestria è indiscutibile, si sono tutti accordati per l’aumento del prezzo al chilogrammo. Ma qual è il motivo? “Purtroppo anche noi – dice un panificatore – dobbiamo fare i conti con l’aumento delle materia prime e, di conseguenza, con l’aumento dei costi di produzione. La farina è aumentata di 30-35 centesimi al chilogrammo ed aumenti ci sono stati anche nelle altre materie prime come grassi e zuccheri”. C si interroga sulle ragioni di questo aumento. “La causa – scrive sempre il giornale di Valguarnera – è l’incremento del costo della semola rimacinata di grano duro”. Poi c’è un accenno al “tracollo della produzione cerealicola”. E il timore che il prezzo del pane possa aumentare ancora.
L’aumento del prezzo del pane e degli altri derivati del grano è il frutto della riduzione mondiale della produzione dello stesso grano
Da Valguarnera ci spostiamo a Catania. Sulla rete leggiamo un avviso postato su Facebook da Mario Pagliaro, chimico del CNR e appassionato di climatologia che, poco meno di tre anni fa, ha ipotizzato, sulla base dei cambiamenti climatici in corso, una riduzione della produzione di grano nel mondo e un aumento consistente del prezzo del grano: previsione che si è avverata. Nell’avviso di Mastro fornaio panificio Saccone dal 1970 Catania leggiamo: “Sappiamo quanto sia difficile apprendere così su due piedi questa notizia di aumento del pane, e ci scusiamo, anche se noi non abbiamo colpe, io in primis gli metto la faccia cercando e spiegandovi per quale motivo siamo arrivati a tutto ciò, il mio staff, ragazzi che lavorano con tanto sacrificio e amore sapranno addolcire questa batosta nei vostri confronti, saranno sempre pronti a dare le spiegazioni che voi tutti meritate, ma vi prego ancora una volta di non prendervela con noi perché siamo esseri umani come voi e dietro questo susseguirsi di aumenti di certo non siamo noi gli artefici. Con questo ringrazio e ringraziamo i nostri cari e amatissimi clienti per la vostra comprensione augurandoci di sorridere sempre insieme a noi”. Insomma, anche da queste parti si registra un aumento del prezzo del pane. Tra i consumatori , soprattutto nelle grandi città, la notizia dell’aumento del prezzo del pane può anche passare inosservata. Anche perché, spesso, si acquistano le forme di pane dal peso inferiore al chilogrammo. Però, da qualche giorno a questa parte la notizia comincia a prendere piede. Anche perché qua e là il tema diventa oggetto di commenti. In media, fino ad oggi, il prezzo del pane, in Sicilia, è aumentato del 25-30%. Un aumento simile si registra anche per il pane di Matera, in Basilicata, e per il pane di Altamura, in Puglia. E supponiamo che sia così anche in altre parti d’Italia. Come scriviamo da tempo, il problema è mondiale, perché siamo davanti a una riduzione mondiale della produzione di grano e ad un aumento del prezzo, sia del grano tenero, sia del grano duro. E siamo solo all’inizio. Ricordiamoci che il grano è alla base di tanti prodotti: la pasta, le pizze, i biscotti, i dolci e, soprattutto a Palermo, la rosticceria. Da porre molta attenzione al mondo della pasta, che fino ad oggi ha vissuto grazie anche ai prezzi bassi del grano duro del Sud Italia e della Sicilia e grazie al grano estero.
Gli effetti sul prezzo della pasta
Oggi lo scenario per il mondo della pasta italiana – ci riferiamo alla pasta industriale – è radicalmente mutato. Per quest’anno il grano estero sarà un problema. La raccolta di grano in Canada – Paese che da anni esporta in Italia grandi quantitativi di grano duro e tenero – è crollata a causa del clima. Idem negli Stati Uniti d’America, altro Paese grande produttore di grano. La stessa cosa è avvenuta in Russia, dove il Governo ha bloccato una parte delle esportazioni per aumentare le proprie scorte. In Francia ci sono problemi. Forse uno dei pochi Paesi dove la produzione di grano è aumentata è il Messico, ma non è detto che il grano messicano venga esportato. Insomma, l’industria della pasta italiana dovrà utilizzare più grano duro italiano. E se fino a qualche anno fa il prezzo del grano duro del Sud Italia e della Sicilia (che insieme producono l’80% circa del grano duro italiano) si attestava intorno a 18-20 centesimi al quintale, oggi si attesta sui 45-50 euro al quintale, con una tendenza all’insù che ad Ottobre potrebbe anche arrivare a 60 euro al quintale. E’ chiaro che ci sono tutte le condizioni per un aumento del prezzo della pasta. Dovrebbe aumentare il pezzo della pasta industriale, ma anche il prezzo della pasta artigianale (che già costa di più). Aumenta il prezzo del grano e aumenta il prezzo della farina: e, di conseguenza, ci saranno anche rincari per le pizze e, in generale, per tutti i derivati del grano. Prepariamoci a un’ondata di aumenti dei prezzi per tutti i derivati del grano. E ricordiamoci quello che ci ha detto ieri Santo Bono: quando il prezzo di un bene di largo consumo aumenta, è difficile, se non impossibile, tornare indietro.
Foto tratta da Informati Sardegna
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