- Con l’aumento del prezzo del grano nel mondo sono in corso grandi rivolgimenti. Nulla a che vedere con il fuoco che ha incenerito i boschi di Sud e Sicilia
- Le previsioni esatte di Mario Pagliaro sulla crescita del prezzo del grano
- Il prezzo del grano cresce e cresce anche il valore dei seminativi di Sud e Sicilia. La sconfitta della politica Ue, che puntava a distruggere la granicoltura del Sud Italia e della Sicilia
- Con i cambiamenti climatici in corso la produzione di grano nel mondo è diventata una grande incognita
- Anche gli industriali della pasta del Nord Italia puntano ad acquisire i terreni a seminativo di Sud e Sicilia?
Con l’aumento del prezzo del grano nel mondo sono in corso grandi rivolgimenti. Nulla a che vedere con il fuoco che ha incenerito i boschi di Sud e Sicilia
Ieri sera ci siamo impegnati con i nostri lettori, dopo aver esaminato gli interessi che potrebbero esserci dietro gli incendi che hanno funestato i boschi della Sicilia, a raccontare che cosa sta succedendo nel mondo dell’agricoltura siciliana pressato dagli interessi del fotovoltaico. Entriamo subito in argomento ribadendo che il fuoco che durante questa bruttissima Estate siciliana ha incenerito quasi 80 mila euro di verde della nostra Isola non ha nulla a che vedere con i ‘Signori del fotovoltaico’. Questi ultimi non hanno interesse a installare i pannelli fotovoltaici nelle aree collinari e montane percorse dal fuoco, sia perché sono terreni che, senza la vegetazione, sono diventati instabili, ovvero soggetti a frane e smottamenti; sia perché non sono così ingenui da andare a investire in un territorio dove non sono ben visti. E’ un po’ quello che sta succedendo nella Val di Noto: in questa parte della Sicilia a noi sembra molto improbabile che verranno installati 100 ettari di pannelli fotovoltaici, perché il territorio ha già detto “No”. C’è stato un errore del Governo regionale di Nello Musumeci che ha autorizzato questo progetto folle senza sentire le ragioni di chi vive in quelle zone; che gli piaccia o no, questo progetto è già fallito in partenza. La stessa cosa vale per altre zone della Sicilia dove il territorio è contrario al fotovoltaico. Se c’è il “No” del territorio si attaccano al tram! E il fuoco allora – per chiudere il discorso – da dove arriva? Lo ribadiamo ancora una volta: il fenomeno degli incendi dei boschi è mondiale, dietro ci potrebbe essere un’organizzazione terroristica i cui fini non sono chiari. Se poi questi terroristi del fuoco trovano una Regione che non protegge i propri boschi – come accade in Sicilia – tanto meglio.
Le previsioni esatte di Mario Pagliaro sulla crescita del prezzo del grano
Torniamo ai terreni. Fino a un anno fa nessuno si aspettava che il prezzo del grano, nel mondo, avrebbe toccato i 70 euro al quintale. Eppure è quello che succede in Canada. Per anni il prezzo del grano duro del Sud e della Sicilia è rimasto inchiodato a 18-20 euro al quintale. L’offerta di grano duro, nel mondo, non mancava. A far precipitare i prezzi del grano duro meridionale e siciliano pensavano le navi cariche di grano duro estero che arrivavano a ritmo continuo nei porti pugliesi e siciliani. Due anni fa, come previsto da Mario Pagliaro, chimico del CNR e appassionato di climatologia, il prezzo del grano duro ha cominciato una lenta risalita. Nel Gennaio dello scorso anno Pagliaro non ha solo previsto una crescita del prezzo del grano ma, in prospettiva, anche le requisizioni per mancanza di prodotto. Previsione esatta, perché quest’anno la produzione mondiale di grano è crollata e il prezzo è schizzato all’insù. Nei mercati del Nord Italia, una settimana fa, il grano duro si pagava 50 euro al quintale; nel mercato pugliese (Foggia) il grano si commercializza al prezzo di 45 euro al quintale; in Sicilia, mercato sempre lento a recepire le novità nei prezzi, il grano duro si paga oggi 40 euro al quintale. E i prezzi cresceranno ancora.
Il prezzo del grano cresce e cresce anche il valore dei seminativi di Sud e Sicilia. La sconfitta della politica Ue, che puntava a distruggere la granicoltura del Sud Italia e della Sicilia
Ecco il punto: la crescita dei prezzi del grano duro e la rivalutazione dei prezzi dei terreni a seminativo del Sud e della Sicilia. L’Unione europea dell’euro si è ‘impegnata tantissimo’ per distruggere la granicoltura del Sud Italia per dare spazio ai ‘Signori del fotovoltaico’. Non a caso ha stanziato 4 miliardi di euro, con la scusa che vuole sostenere l’economia del Sud e della Sicilia. Sono i fondi del Pnrr, assenti nel Sud e in Sicilia per le infrastrutture (persino i sindaci dei Comuni dell’Agrigentino si sono accorti che il Governo di Mario Draghi non ha previsto un solo euro nel Pnrr per i loro territori: e questa è una notizia, considerato che sono gli stessi sindaci che, da quasi un decennio, non hanno trovato il tempo per definire la questione relativa alla gestione dell’acqua pubblica…). La Ue ha pagato gli agricoltori del Sud Italia e della Sicilia per abbandonare i seminativi (Set-Aside); ha stravolto i parametri del glifosato e delle micotossine, innalzandone i limiti di presenza nel grano, per consentire al grano canadese (duro e tenero) di invadere l’Italia; ha favorito l’invasione di olio d’oliva tunisino per ‘accoppare’ l’olivicoltura del Sud Italia e della Sicilia (e per favorire gli industriali imbottigliatori di olio del Nord Italia…). Ma non ha calcolato, l’Unione europea, i cambiamenti climatici in corso nel mondo, che hanno ridotto l’offerta mondiale di grano e, di conseguenza, hanno fatto aumentare il prezzo di questo cereale. Con un’ulteriore conseguenza: la rivalutazione del valore dei terreni a seminativo del Sud e della Sicilia.
Con i cambiamenti climatici in corso la produzione di grano nel mondo è diventata una grande incognita
In un anno lo scenario è completamente cambiato: il mondo, se il prossimo anno il cima dovesse fare le bizze, si dovrà confrontare con una possibile e preoccupante riduzione della produzione di cereali. Ciò che fino ad oggi si dava per scontato – un’offerta di grano duro e tenero senza fine – non è più scontato. I proprietari dei terreni a seminativo del Sud e della Sicilia che, secondo i piani dell’Unione europea, avrebbero trovato conveniente affittare o, addirittura, vendere i terreni a seminativo ai ‘Signori del fotovoltaico’ – sostenuti dai ricchi contributi della stessa Ue allo stesso settore fotovoltaico – oggi non hanno più motivo di affittare o vendere i propri terreni, ma hanno tutto l’interesse a coltivare a grano duro i propri terreni, se è vero che il prezzo di questo cereale, il prossimo anno, potrebbe schizzare a 60-70 euro al quintale e forse più. Non solo. Nella partita c’è anche la grande industria della pasta italiana che non ha più la certezza del grano duro estero, perché Iddio solo sa cosa potrebbe succedere il prossimo anno alle immense distese di grano del Canada, degli Stati Uniti, della Russia, per citare i Paesi produttori di grano più importanti. Ormai a passare da meno 50 gradi centigradi in Inverno a più 50 gradi centigradi in Estate ci vuole poco. Il clima è cambiato e si ‘viaggia’ sugli estremi. Il problema, ormai, non è tanto nel capire se è l’uomo che ha provocato questo disastro, o se si tratta di cambiamenti climatici che il nostro Pianeta, nel lontano passato, ha già conosciuto. Il fatto concreto è che il clima è cambiato e che il prossimo anno la cerealicoltura potrebbe subire un nuovo colpo.
Anche gli industriali della pasta del Nord Italia puntano ad acquisire i terreni a seminativo di Sud e Sicilia?
Gli effetti si stanno vedendo nella crescita del valore dei fondi a seminativo del Sud e della Sicilia. Alla pressione dei ‘Signori del fotovoltaico’, a caccia di terreni per impiantare pannelli, si è aggiunta oggi la pressione della grande industria della pasta. Quest’ultima – la grande industria della pasta quasi tutta concentrata nel Nord Italia – ha sempre snobbato Sud e Sicilia. Al massimo proponeva i Contratti di filiera, che favorivano la stessa industria ‘incaprettando’ gli agricoltori del Sud Italia e della Sicilia. Oggi, per la prima volta, l’industria della pasta ha bisogno del Sud Italia e della Sicilia: o meglio, ha bisogno del grano duro prodotto nel Sud Italia e in Sicilia. Noi non abbiamo dati ufficiali: solo qualche ‘stima sintetica’, direbbero i cultori dell’Estimo agrario. E ci risulta che il valore dei terreni a seminativo della Sicilia sia in crescita. La grande industria della pasta del Nord Italia cercherà di accaparrarsi i seminativi del Sud e della Sicilia? Non lo sappiamo. Ma sappiamo che sono in corso tanti ‘movimenti’. E noi proveremo a registrali.
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