La situazione finanziaria della Regione (ma anche delle ex Province e di molti Comuni) è drammatica. Se poi si aggiunge il nuovo scandalo della Formazione professionale che ha coinvolto il presidente della commissione Bilancio, Riccardo Savona, la ‘frittata’ è fatta. Intanto la quarta commissione legislativa dell’Ars continua a fare finta di non sapere che in Sicilia ci sono 700 mila case abusive e che i Comuni vorrebbero fare ‘cassa’ scippando soldi agli abusivi nella totale incertezza normativa
I nostri lettori ci chiedono perché scriviamo poco o nulla sui fatti che avvengono in Assemblea regionale siciliana. La risposta è semplice: perché non c’è moto da scrivere. E quello che dovevamo scrivere l’abbiamo scritto. Allo stato attuale, per esempio, non si sa se i 250 milioni di euro inseriti fra le entrate come accantonamenti negativi nella Finanziaria 2019 si materializzeranno o se non si materializzeranno…
Forse ci sono due notizie degna di nota. La prima è che il cosiddetto ‘Collegato alla Finanziaria’ è stato inviato a data da destinarsi. Non è un bel segnale. Ciò significa che ci sono dei problemi. Quali?
I parlamentari grillini, ieri, non si sono presentati ai lavori della commissione Bilancio e Finanze dell’Ars. E i grillini – non lo dimentichiamo – sono molto critici con il presidente di questa commissione legislativa, Riccardo Savona, coinvolto nella nuova inchiesta sulla Formazione professionale.
La sensazione è che non ci siano le condizioni politiche per un sereno dibattito parlamentare sul ‘Collegato’, ma anche su altre iniziative legislative. Clima politico e parlamentare ‘avvelenato’ sia dalle polemiche sulla Formazione professionale, sia sull’incertezza dei conti.
SCENARIO FINANZIARIO DRAMMATICO – Noi l’abbiamo già scritto e lo ribadiamo: la situazione finanziaria della Regione siciliana, delle ex Province e di molti Comuni della nostra Isola è molto più grave di quanto appaia.
La Regione ha ‘spalmato’ in 30 anni un ‘buco’ di 1,6 miliardi di euro: ma a nostro modesto avviso il Governo nazionale dovrebbe contestare questa manovra, perché la Corte Costituzionale, con una sentenza, ha fissato un principio in base al quale i disavanzi degli Enti locali non possono essere ‘spalmati’ in 30 anni (di fatto, con l’equivalente di un mutuo trentennale). E sempre a nostro modesto avviso, questo principio non può essere applicato a Comuni e Province e non applicato dalle Regioni!
Di più: la Regione siciliana dorrebbe ‘spalmare’ in 30 anni altri 500 milioni di euro, circa 200 milioni di euro quest’anno e 300 milioni di euro il prossimo anno: ma – sempre a nostro modesto avviso – ‘sta cosa non può funzionare!
Il risultato – ancora a nostro modesto avviso – è che la Regione dovrà rivedere la propria contabilità con una manovra aggiuntiva che l’Ars dovrebbe varare al più presto, per applicare la norma nazionale del 2012 che consente di ‘spalmare’ i disavanzi in 10 anni e non in 30 anni.
Ci potrebbero essere altre soluzioni? Ci dicono che la Ragioneria generale della regione e lo stesso Governo ci starebbero lavorando. Non mettiamo in dubbio la ‘fantasia’ di questi ‘intellettuali’ dei numeri. Ci permettiamo solo di ricordare che le ultime ‘soluzioni’ adottate dai ‘Pitagora’ dell’assessorato regionale all’Economia sono state rovinose: ci riferiamo al maldestro tentativo di rifare i conteggi sul ‘buco’ di 2,1 miliardi di euro ‘inchiummato’ (leggere bloccato) dalla Corte dei Conti!
LEGGE URBANISTICA? NO, SOLITA PEZZA… – Un altro argomento degno di nota è il via libera della quarta commissione legislativa dell’Ars a un disegno di legge del Governo in materia di tutela del territorio e di abusivismo edilizio. Un provvedimento che, una volta diventato legge, imporrà “l’immediato sgombero e l’interdizione all’uso di tutti gli immobili realizzati in totale assenza di titolo abitativo nelle aree a pericolosità elevata e molto elevata e in quelle sottoposte a vincolo di inedificabilità che implichino rischi per la sicurezza e l’incolumità pubblica”. La legge si applicherebbe anche nei casi in cui “risulti presentata istanza di sanatoria” non ancora non ancora esaminata ed approvata dai Comuni.
Non essendo in grado di varare una nuova legge urbanistica, il Governo prova a mettere una pezza, manifestando tutti i propri limiti, che sono culturali e politici.
In Sicilia vige ancora una legge urbanistica che risale agli anni di Piersanti Mattarella: la legge regionale n. 71 del 1978. Che è stata aggiornata qua e là con provvedimenti tampone che sono serviti ad allargare le ‘maglie’ di alcuni passaggi che bloccavano gli affari dei potenti di turno.
Ma è una legge – questo è il vero problema – che in molte realtà siciliane è stata aggirata dalle Note Tecniche di Attuazione Urbanistica dei Comuni (nella Sicilia orientale in questo sono ‘maestri’) e in alcuni casi – come a Palermo – da bizzarre circolari firmate da burocrati!
Il risultato è il caos del quale Mondello, la borgata a mare di Palermo, è il paradigma immortalato, se così si può dire, nella sentenza per la speculazione edilizia di via Miseno (QUI IL NOSTRO ARTICOLO). Solo l’ipocrisia da Farisei della ‘presunta’, attuale classe dirigente di Palermo e della Sicilia riesce a far finta di nulla, nella speranza – la nostra è soltanto un’iperbole (o quasi) – che tale sentenza venga demolita per scongiurare ‘cataclismi’ in mezza Palermo e in mezza Sicilia…
Iperbole a parte, è veramente un peccato che l’assessore al Territorio e Ambiente, Toto Cordaro, non abbia trovato il tempo per leggere le motivazioni di tale sentenza: se lo farà ne trarrà giovamento per approfondire lo scenario urbanistico siciliano e per presentare un bel disegno di legge di vera riforma urbanistica nel rispetto delle leggi vigenti: leggi vigenti che – incredibile a dirsi! – dagli anni ’30 del secolo passato fino ai nostri giorni sono violate o aggirate.
GLI ABUSIVI? TESTE SOTTO LA SABBIA… – Un altro argomento che la politica siciliana, o meglio, che il Governo regionale e la maggioranza dei parlamentari dell’Ars hanno deciso di ignorare è la maldestra applicazione di una legge regionale del 1994 (NE ABBIAMO PARLATO IN QUESTO ARTICOLO CON IL PROFESSORE GIUSEPPE GANGEMI) per consentire ai Comuni di fare ‘cassa’ sulla pelle degli abusivi.
Abbiamo affrontato questo argomento qualche settimana fa, quando abbiamo illustrato i due emendamenti presentati dai parlamentari Edy Tamajo e Marianna Caronia (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).
Il tema è drammatico: dopo una lunga stagione di abusivismo edilizio cominciato nei primi anni ’70 del secolo passato – e mai contrastato nei fatti dalla politica siciliana che sugli abusivi ha creato fortune elettorali (e non soltanto elettorali…) – il Governo regionale e i Comuni dell’Isola si sono ‘svegliati’.
I più ‘svegli’ sono i Comuni che, applicando la già citata legge regionale del 1994, hanno cominciato ad acquisire le abitazioni abusive per ‘affittarle’ agli stessi abusivi che, come per magico incanto, passerebbero dallo stato di proprietari di case abusive a allo stato di ‘affittuari’, con i Comuni che diventerebbero ‘locatari’!
Raccontata così sembrerebbe una barzelletta: solo che, oggi, tra Regione e Comuni da una parte e le barzellette dall’altra parte non è difficile operare una distinzione…
Comunque, avete letto bene: le abitazioni abusive, una volta acquisite dai Comuni, diventerebbero ‘legali’: tant’è vero che i Comuni chiedono agli abusivi gli arretrati (che in alcuni casi superano i 200 mila euro!) e gli affitti mensili!
Tutto questo – e qui arriva il bello – in un quadro di incertezza normativa, perché la magistratura, sugli edifici abusivi, non la pensa come i sindaci, e ha già disposto gli abbattimenti delle prime case abusive.
Morale: chi oggi, da titolare di un’abitazione abusiva, inizia a pagare gli ‘affitti’ al Comune di appartenenza – e magari gli paga pure gli ‘arretrati’ – potrebbe ritrovarsi, un domani, con la casa abbattuta!
Certo, i Comuni siciliani, che sono quasi tutti senza soldi, avrebbero trovato il modo di sanare i propri bilanci: ma questo dovrebbe avvenire in un quadro di certezza normativa, con un’eventuale sanatoria da pagare una sola volta e non con gli ‘affitti’ a vita!
ABUSIVI DI NECESSITA’ – Da quello che scriviamo sembrerebbe che noi siamo favorevoli all’abusivismo edilizio. Chiariamo come stanno le cose.
Chi scrive ha cominciato il mestiere nel lontano 1978. A metà anni ’80, chi scrive, era fermamente contrario all’abusivismo edilizio allora dilagante.
E chi difendeva la lotta per la legalità, contro gli abusi, allora, aveva contro quasi tutta la politica siciliana di quegli anni. In prima fila, in favore degli abusivi, c’erano la DC, i socialisti e il Pci.
I comunisti – per la cronaca – erano i più agguerriti e diedero vita a uno slogan: “Abusivi per necessità”, partendo da Vittoria.
Allora c’erano ancora i margini per bloccare l’abusivismo edilizio: ma la battaglia è stata persa.
Oggi lo riscontriamo con la realtà: a parte le leggi aggirate, oggi, in Sicilia, si contano 700 mila case abusive (circa 70 mila solo a Palermo).
Abbattere 700 mila case abusive, buona parte delle quali prime case, non sembra una via percorribile. Perché gli abbattimenti creerebbero enormi discariche a cielo aperto dove dovrebbero essere depositati gli sfabbricidi.
Dopo di che bisognerebbe spendere una barca di soldi per il ripristino dei luoghi. Riuscite a immaginare, a Triscina o a Gela – per citare due esempi – le case abbattute e le fondamenta abbandonate con cemento e calcinacci a cielo aperto? Sembrerebbe un paesaggio dopo un terremoto.
Per non parlare del fatto che molti abusivi – come già detto – sono titolari di prime case e bisognerebbe capire dove andare a ricoverare le persone che attualmente ci vivono: o siccome sono abusivi si lasciano in mezzo alla strada?
Per non parlare dei casi controversi, con riferimento all’inedificabilità assoluta entro i 150 metri dalla battigia. In alcune aree costiere della Sicilia la costa è arretrata di cento e anche di 200 metri. Sono tanti i casi di abitazioni che quando sono state realizzate erano oltre i 150 metri dalla battigia e che, adesso, sono a due passi dal mare!
E infine gli abusivi diventati tali per assenza di strumenti urbanistici.
Insomma, la situazione è complicata. L’unica cosa da non fare è quello che stanno facendo il Governo regionale e la maggioranza dei deputati dell’Ars: ignorare tale questione.
Ma la politica siciliana, spesso, è così: meglio non andare oltre il proprio naso…
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