In effetti, la domanda che pone il vice presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta, ce la siamo posti anche noi: alle ex Province dell’Isola servono circa 500 milioni di euro all’anno e, in questo momento, tra tagli di Stato e Regione, ha a disposizione 111 milioni di euro all’anno. Detto questo, Amenta invita i Governi nazionale e regionale a trovare soluzioni strutturali
Leggiamo sul Giornale di Sicilia on line:
“Le Province vanno dritte verso il default. Uno scenario che si delinea quasi certo. La prima ad ‘aprire le danze’ sarà Trapani, guidata attualmente dal commissario Raimondo Cerami, ma a cascata la seguiranno tutte le altre. L’unica speranza è che la Regione stipuli un mutuo per salvarle. La notizia è riportata in un articolo di Giacinto Pipitone sul Giornale di Sicilia di oggi”.
“Nessuna delle Province – prosegue l’articolo – ha ancora approvato il bilancio preventivo del 2018. L’ultimo termine scade il 31 ottobre. Da quel momento in poi i commissari potranno dichiarare il default. Ma in ogni caso, in assenza di un bilancio il default scatterà automaticamente a fine anno”.
In realtà, la prima ex Provincia che ha “aperto le danze” è quella di Siracusa, che ha già dichiarato il dissesto con un ‘buco’ di 160 milioni di euro.
Detto questo, la notizia che la Regione siciliana dovrebbe accendere un mutuo per salvare le nove ex Province della Sicilia ci ha particolarmente colpiti. Da quando siamo in rete, infatti, abbiamo ripetutamente affrontato il tema delle ex Province (che oggi hanno cambiato nome, anche se sono rimaste tali e quali: Palermo, Catania e Messina si chiamano pomposamente Città metropolitane, mentre le altre sei si chiamano Consorzi di Comuni).
Abbiamo affrontato tale tema con approfondimenti e con alcune interviste a Paolo Amenta, vice presidente dell’ANCI Sicilia, con delega alle questioni finanziarie (in calce trovate alcuni dei nostri articoli).
Così siamo tornati a intervistare Amenta. Che ci dice:
“Confesso che, nel leggere la notizia, sono rimasto stupito. Le nove ex Province della nostra Isola, per potere svolgere i compiti istituzionali previsti dalla legge, hanno bisogno di circa 500 milioni di euro all’anno. In questo momento, tra tagli dello Stato e della Regione, hanno disposizione 111 milioni di euro all’anno. Cosa vorrebbe fare il Governo regionale? Un mutuo di circa 400 milioni di euro all’anno? Non mi sembra una soluzione molto razionale”.
“Da anni, e spesso proprio su I Nuovi Vespri – aggiunge Amenta – ho sollecitato la politica siciliana ad affrontare in modo razionale i problemi delle ex Province siciliane. A Cominciare dalla legge Delrio (la riforma delle Province che porta il nome dell’ex Ministro, Graziano Delrio ndr): una legge, infatti, non può assegnare alle ex Province compiti importanti e poi non trasferire le risorse finanziarie”.
“Se le ex Province siciliane si devono occupare della manutenzione delle strade provinciali – dice sempre il vice presidente dell’ANCI Sicilia – della manutenzione degli edifici scolastici, del trasporto degli studenti disabili, per citare solo tre competenze, debbono avere la disponibilità finanziaria per svolgere questi servizi”.
“Tra l’altro – precisa Amenta – c’è un problema di danno erariale. Da quando le ex Province sono state lasciate senza soldi non sempre sono riuscite a svolgere le funzioni per le quali sono chiamate ad operare. Questo è un dano erariale”.
“Il mio augurio – conclude il vice presidente dell’ANCI – è che l’attuale Governo regionale e il Governo nazionale trovino il modo di affrontare e risolvere in modo strutturale i problemi delle ex Province siciliane. Ma lo debbono fare mettendo in campo le risorse finanziarie che servono, nell’interesse dei cittadini siciliani”.
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