Al confronto con Gianfranco Miccichè, Cimabue – il celebre personaggio di una pubblicità “che fa una cosa e ne sbaglia due” – le indovina tutte… Rispondendo alle critiche di Giancarlo Cancelleri sulla presenza di Totò Cuffaro ad un convegno all’Ars, Miccichè dice che lui non censura nessuno, perché “la censura non fa parte del mio Dna”. Dimenticando che, qualche mese fa, proprio all’Ars, ha censurato Giuseppe Arnone…
Grandi polemiche in Assemblea regionale siciliana. Pomo della discordia: un convegno sulle carceri con, tra i relatori, anche l’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro. Cosa, questa, che non va giù al parlamentare del Movimento 5 Stelle, Giancarlo Cancelleri. Con il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, che, invece, difende la partecipazione di Cuffaro e, in un post su facebook, spiega che lui non censura nessuno, perché la censura, dice “non fa parte del mio Dna”. Peccato che appena otto mesi fa Miccichè ha censurato un dirigente storico della sinistra siciliana, Giuseppe Arnone… (QUI IL VIDEO CHE RITRAE MICCICHE’ CHE CENSURA, TOGLIENDOGLI LA PAROLA, GIUSEPPE ARNONE).
Di questo convegno – gennaio di quest’anno, si presentava il docufilm sul Generale Mario Mori e su Giuseppe De Donno – rimangono le immagini di Vittorio Sgarbi che prende Giuseppe Arnone e lo porta via (nella foto sopra tratta da comunicatolo .it).
Ma andiamo con ordine. Qui il post su facebook di Gianfranco Miccichè:
“Caro Giancarlo Cancelleri, comprendo bene che ti senti in ‘missione per conto di Dio’, ma non compete né a me, né a te fare il giustiziere. Che ti piaccia o no Totò Cuffaro ha scontato la sua pena e saldato il suo debito con la giustizia. Ricorda, inoltre, che mettere la museruola a qualcuno è segno di paura, non di forza. In vita mia non ho mai impedito a chicchessia di dire la sua, men che meno lo farei con chi ha sofferto in carcere. E non lo farò nemmeno stavolta, nemmeno se il tuo problema si chiama Totò Cuffaro.
Non starò qui a spiegarti che costui rappresenta un pezzo importante di recente storia siciliana. E una cosa sia chiara: censurare non fa parte del mio Dna”.
Presidente Miccichè, possibile che lei non ne fa una giusta?
Qualche anno fa non voleva che l’aeroporto di Palermo venisse intitolato a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino.
Qualche giorno fa, alla commemorazione del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ha pasticciato con le vittime della mafia.
Poi si è fatto buttare fuori dal Parlamento Europeo dove pensava di risultare eletto dopo le dimissioni del sindaco di Catania, Salvo Pogliese. Avrebbe voluto fare una vacanza al Parlamento di Strasburgo con i suoi collaboratori dell’Ars e si è fatto mettere alla porta dalla Cassazione! (QUI L’ARTICOLO).
E oggi cosa scrive su facebook? Che “la censura non fa parte del mio Dna”. Quando, appena otto mesi fa, all’Ars, ha censurato Giuseppe Arnone che voleva parlare, niente poco di meno, che di Antonello Montante e l’allora ancora senatore del PD, Giuseppe Lumia.
Pensi un po’, presidente Miccichè: lei non solo ha censurato una persona scomoda come Arnone, ma gli ha impedito di parlare sull’ex presidente di Confindustria Sicilia, sotto inchiesta. E dell’allora senatore del PD, Lumia.
Già, il PD, onorevole Miccichè: quel PD siciliano con i voti del quale – voti dei parlamentari di questo partito a Sala d’Ercole – lei è stato eletto presidente dell’Ars.
Presidente Miccichè, ma quante ne combina? Lei riesce persino a smentire se stesso…
QUI UN ARTICOLO SUL CONVEGNO DELLO SCORSO GENNAIO
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