Questo avviene grazie a un’interrogazione al Ministro Gian Marco Centinaio che porta la firma dei parlamentari di Liberi e Uguali, Rossella Muroni e Federico Fornaro. Si scopre così che gli ‘scienziati’ del Ministero delle Politiche agricole hanno affidato l’esclusiva della moltiplicazione del seme di tale varietà a una società privata – la SIS – che non è in grado di fornire la semente agli agricoltori italiani che ne fanno richiesta!
Il ‘caso’ della varietà di grano duro Senatore Cappelli ‘sbarca’ in Parlamento con un’interrogazione che porta la firma di due parlamentari eletti nel movimento Liberi e Uguali: Rossella Muroni e Federico Fornaro.
L’interrogazione è rivolta al Ministro delle Politiche agricole e alimentari, il leghista Gian Marco Centinaio.
C’è l’introduzione con la storia della cultivar Senatore Cappelli. E si ricorda che, fino al 2016, in Italia, due ditte sementiere si occupavano della moltiplicazione del seme di questa varietà: Il grano ottenuto veniva utilizzato o come prodotto a società di trasformazione, o trasformato in altri prodotti.
Questa varietà, scrivono sempre i due parlamentari, è iscritta “al registro delle varietà di specie agrarie tenuto presso il Ministero delle Politiche agricole, mentre i diritti patrimoniali derivanti dallo sfruttamento delle varietà sono riconosciuti al CREA”.
Il CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria) – per la cronaca – fa capo al Ministero delle Politiche agricole.
Nel luglio del 2016 – cosa che questo blog ha più volte raccontato – il CREA, con un bando pubblico, ha affidato la licenza esclusiva, per 15 anni, alla Società Italiana Sementi (SIS) che oggi detiene i diritti per la moltiplicazione e la commercializzazione del seme che vende agli stessi agricoltori.
Si parla degli obblighi a carico degli agricoltori che acquistano la semente del Senatore Cappelli: cosa che “porrebbe di fatto la SIS nella posizione di esclusivista non solo relativamente a quanto previsto nella manifestazione di interesse, nella quale si prevedeva la licenza esclusiva per la riproduzione e la commercializzazione della semente, ma anche del rapporto tra il produttore agricolo e la trasformazione”.
Nell’interrogazione si parla anche dei Consorzi Agrari d’Italia (CAI), il cui ruolo “non è contemplato negli accordi tra CREA e SIS”. A quanto pare, nei contratti verrebbe chiesto ai coltivatori “di impegnarsi a ricevere l’assistenza tecnica da parte della struttura consortile aderente al CAI competente per territorio”.
Nell’interrogazione si legge di mille ettari coltivati a grano duro Senatore Cappelli in Italia.
“L’eventuale monopolio di questo importante alimento conosciuto e usato da persone con intolleranza al glutine – leggiamo sempre nell’interrogazione – potrebbe far lievitare di molto il prezzo e, di fatto, non renderlo accessibile a tutti. Ma soprattutto questo monopolio sta danneggiando centinaia e forse migliaia di agricoltori, poiché SIS, per sua diretta ammissione, non è in grado di fornire di seme che viene richiesto, con grave danno per la difficile economia degli agricoltori italiani”.
Insomma, il Ministero delle Politiche agricole ha affidato l’esclusiva della moltiplicazione del seme di questa varietà e, a due anni di distanza, manca il seme! Un ‘successo’…
In realtà, il Ministro Centinaio dovrebbe conoscere la situazione senza il bisogno di un’interrogazione. In ogni caso, è importante che qualcuno lo spinga a fare qualcosa (fino ad ora non ha detto una sola parola sulla privatizzazione del grano Senatore Cappelli!).
I due parlamentati di Liberi e Uguali invitano il Ministro a fare qualcosa per evitare che, per il terzo anno consecutivo, il prossimo autunno, tanti agricoltori italiani – soprattutto del Sud Italia – non si ritrovino nelle condizioni di non poter seminare questo grano duro per mancanza di semente!
I due parlamentari chiedono al Ministro “se non ritenga di promuovere urgentemente una nuova regolamentazione”, magari coinvolgendo altre ditte sementiere “o di effettuare risemine da grano non cartellinato l’anno precedente, ricorrendo, se del caso, a licenze obbligatorie a favore degli interessati in base all’articolo 115 del Decreto legislativo n. 15 del 2005″.
Nell’interrogazione si chiede inoltre la riapertura dei termini del bando per evitare l’instaurarsi di un regime di monopolio” e si invita il Ministero a garantire, “urgentemente”, a tutti gli agricoltori di accedere alle sementi di grano duro Senatore Cappelli”.
P.s.
L’assurdità di questa storia sta anche nel fatto che un Ministro delle Politiche agricole leghista, che dovrebbe rivoltare le cose sbagliate fatte dal suo predecessore, fino ad oggi, su un tema così delicato, non abbia proferito parole. Sarà interessante sapere cosa risponderà a questa interrogazione.
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