Contrariamente a quello che dice il sindaco, Salvo Pogliese – che alla fine arriva da una famiglia benestante, che non conosce la povertà – che vorrebbe ‘spremere’ i catanesi che evadono il Fisco comunale, Terraeliberazione, che invece conosce l’anima della Città Etnea, spiega che il 90% dei catanesi che non paga più imposte e tasse comunali lo fa perché non ha i soldi per pagare. ‘Va cunza ‘sta barracca’, direbbero in Sicilia
Lo scorso aprile, quando abbiamo fatto il punto della situazione sui Comuni siciliani tra pre-dissesto e dissesto, il Comune di Catania si trovava in pre-dissesto (COME POTETE LEGGERE QUI). Forse le elezioni comunali e l’elezione del nuovo sindaco, Salvo Pogliese (centrodestra), che ha preso il posto di Enzo Bianco (centrosinistra) deve aver fatto maturare le cose: così, lo scorso 4 maggio (un giorno prima dell’anniversario della morte di Napoleone: ma non si potevano fare coincidere le date?), la Sezione di controllo della Corte dei Conti ha deliberato il dissesto finanziario della città Etnea. ‘Buco’ pari a un miliardo e 600 milioni di euro.
Su la Sicilia on line leggiamo la seguente dichiarazione del già citato sindaco Pogliese:
“La Corte dei conti ha formalizzato la decisione, presa nell’adunanza dello scorso 4 maggio, ravvisando le condizioni per la dichiarazione di dissesto del Comune di Catania. Cercheremo di fare tutto, anche l’impossibile, per evitare il dissesto. Leggeremo con attenzione le 70 pagine del provvedimento e valuteremo cosa fare. Ma è opportuno essere prudenti. A noi non interessa addossare oggi responsabilità, ma ci troviamo davanti a pesanti debiti non riscossi. Pensiamo, ad esempio, che la Tari è riscossa al 50%. Versare i tributi è un dovere e credo che sia importante che i cittadini percepiscano la gravità delle condizioni del nostro Comune”.
Fa bene Pogliese ad evitare di cercare i responsabili: perché troverebbe, tra i responsabili, le amministrazioni comunali di centrodestra degli anni ’90 del secolo passato. Così come fanno bene a tacere gli esponenti del centrosinistra, perché troverebbero, tra i responsabili del dissesto, le amministrazioni comunali di Enzo Bianco della seconda metà degli anni ’80, perché i primi ‘buchi’ di Bilancio del Comune di Catania, per chi ha un po’ di memoria, cominciano allora.
Sempre su la Sicilia leggiamo una dichiarazione dell’assessore al Bilancio, il vice sindaco Roberto Bonaccorsi:
“Catania è una città molto indebitata, quasi come Torino, ma il capoluogo piemontese ha creato debiti per realizzare opere pubbliche, da noi sono stati contratti per la spesa corrente”.
Non è proprio così perché in Piemonte – alla Regione e non soltanto al Comune – sono più abili, soprattutto non fanno ‘scruscio’: ma anche da quelle parti i ‘buchi’ non mancano.
Sul dissesto finanziario interviene anche Terraeliberazione Catania:
“Secondo la Corte dei Conti – si legge nel comunicato di Teraeliberazione – ci sarebbe un buco di 1,6 miliardi di euro e mancherebbe la sostenibilità finanziaria per gestirlo. Lo sapevamo. Punto. Abbiamo qualche buona idea per risolvere la questione… ma prima ci vogliamo godere la sceneggiata.
Nella dichiarazione formale del dissesto (che c’era già), c’è anche un motivo: è venuto meno l’equilibrio politico-istituzionale che permetteva il ‘galleggiamento’, ma la ‘questione sociale’ è la vera bomba a orologeria che ha determinato questo dissesto catastrofico: mezza Catania non paga niente e – a parte un 10% di furbetti – si tratta di poveri veri! Intanto registriamo anche un infame attentato terroristico contro i nostri amici volontari che autogestiscono l’ex-cinema Medulla, a San Cristoforo”.
Terraeliberazione pone un tema vero che, anche a Palermo, l’amministrazione di centrosinistra di Leoluca Orlando fa finta di non vedere: l’impoverimento della città.
Palermo è impoverita, Catania è impoverita, la Sicilia è impoverita: ma la vecchia politica siciliana – centrodestra e centrosinistra – fa finta di non vedere e, soprattutto, non vuole capire.
Il passato Governo di Rosario Crocetta ha firmato con Roma due ‘Patti scellerati’ che hanno svuotato le ‘casse’ regionali. Il Governo di Nello Musumeci – si era tra dicembre dello scorso anno e gennaio di quest’anno – ha fatto finta di niente ed ha avallato uno scippo di IVA di 800 milioni di euro da parte del Governo nazionale.
Ora Musumeci si ‘cassaria tutto’, come si direbbe a Catania: e annuncia di essere diventato, addirittura!, ‘autonomista’: ora – non lo scorso dicembre, prima dello scippo dell’IVA – vuole ridiscutere gli accordi finanziari ‘crocetteschi’ (con Crocetta che, qualche giorno fa, ha detto che, alla fine, il Governo Musumeci ha accettato il suo operato: come dargli torto?) e minaccia pure di ricorrere a una magistratura estera…
Sarà così? O Musumeci pensa di emulare il qualche personaggio del Teatro ‘Bellini’ di Catania con la lirica dove, come ricorda Lucio Dalla, “ogni dramma è un falso…”.
Intanto, pronto accomodo, Musumeci e Pogliese di dovranno ‘sciroppare’ il fallimento – perché di questo si tratta – del Comune di Catania: olè!
Giovanni Musumeci, dell’Ugl, dice che Catania “dovrà scontare un periodo di risanamento drastico ed incisivo”. E qui ci sarà da divertirsi. Quello che nessuno dice – per non fare spaventare i cittadini – è che quando c’è il dissesto il ‘gioco’ funziona così: lo Stato anticipa i soldi – in questo caso un miliardo e 600 milioni di euro. Che il Comune dovrà restituire in dieci anni in ‘comode rate’.
A pagare saranno i cittadini di Catania con un aumento di tasse e imposte comunali. Ma se, come dice Teraeliberazione, il 90% dei catanesi che non pagano più né tasse né imposte comunali lo fanno perché non hanno soldi, non sarà facile, per l’amministrazione comunale, trovare il modo per pagare le ‘comode rate’…
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