L’inchiesta della Corte dei Conti che ha portato alla citazione in giudizio di due ex Presidenti della Regione (Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta), del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando e di alcuni ex assessori comunali svela che la RAP, dal 2016 ad oggi, ha incassato un sacco di soldi dal Comune di Palermo e da tanti altri Comuni. Un conto parziale l’ha fatto il quotidiano ‘La Repubblica’. Dove sono finiti tutti questi soldi?
Fino a quando a Palermo la RAP – e quindi il Comune del capoluogo siciliano, socio unico di questa strana spa – guadagnerà un sacco di soldi con la discarica di Bellolampo la raccolta differenziata dei rifiuti non potrà mai decollare. Nell’inchiesta della Corte dei Conti sulla gestione, tutt’altro che virtuosa, della discarica di Palermo si stigmatizzano, a chiare lettere, le contraddizioni che erano già presenti nell’AMIA e che sono state trasferite, tali e quali, nella RAP.
L’inchiesta è quella sul mancato decollo della raccolta differenziata di Palermo. Vicenda che nasce da un esposto presentato dal Movimento 5 Stelle (e, in particolare, dall’ex parlamentare nazionale Claudia Mannino). Una storia di cattiva amministrazione della cosa pubblica che ha inchiodato due ex Presidenti della Regione siciliana, Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta, l’attuale sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e un paio di ex assessori comunali.
Al di là del conto ‘salato’ presentato ai protagonisti di questa vicenda (quasi un milione di euro contestato a Lombardo, 620 mila euro a Crocetta, 3,7 milioni di euro al sindaco Orlando, 2,7 milioni all’ex assessore comunale Giuseppe Barbera e un milione di euro a Cesare La Piana), c’è un aspetto sottolineato in un articolo pubblicato da La Repubblica.
Il Comune di Palermo “ha pagato all’ex AMIA – leggiamo su La Repubblica – 98 euro a tonnellata dal 2011 al 2013, e 65 euro nel 2014″.
Quindi il Comune di Palermo, per conferire i rifiuti nella discarica di Bellolmpo, pagava l’AMIA, l’Azienda che faceva capo al Comune, oggi fallita, e continua a pagare la RAP, l’Azienda, che fa capo allo stesso Comune, che ha sostituito l’AMIA nella raccolta dei rifiuti della città e nella gestione della discarica di Bellolampo.
E’ noto che la RAP – i conti li ha fatti più volte l’ex presidente del Consiglio comunale di Palermo, Nadia Spallitta – fa pagare ai palermitani una TARI salata: oltre 120 milioni di euro (anche se la cifra incassata dal Comune è più bassa, perché ci sono palermitani che non pagano, sia perché sono poveri, sia perché evadono e basta).
Ma alle entrate della TARI – è questa la vera notizia confermata dall’articolo de La Repubblica – l’AMIA prima e la RAP oggi incassavano (nel caso dell’AMIA) e incassano (nel caso di RAP) dal Comune di Palermo e da altri Comuni una barca di soldi!
In pratica, siamo stati davanti a un Comune, quello di Palermo, che ha pagato e continua a pagare se stesso! O meglio, un Comune che, per conferire i rifiuti nella propria discarica – o in quella che è stata sempre ritenuta la discarica della città – ha pagato fior di quattrini al gestore di tale discarica, prima all’AMIA e ancora oggi alla RAP.
La prima domanda da porre è: quanti soldi ha incassato, fino ad oggi, la RAP dal Comune di Palermo e dai Comuni che, dal 2016, hanno conferito e in parte conferiscono i rifiuti nella discarica di Bellolampo?
Del 2016 è l’ordinanza folle dell’allora Presidente della Regione, Crocetta, che imponeva a Bellolampo di abbancare (cioè di sotterrare) anche i rifiuti di un bel numero di Comuni del Palermitano.
Ebbene, il conferimento di rifiuti a Bellolampo non è mai stato gratuito. I Comuni del Palermitano, per portare i rifiuti in questa discarica, hanno pagato e, se non avevano i soldi, si sono indebitati.
Si sa che alcuni Comuni sono debitori verso la RAP. Ma a noi risulta che molti di questi Comuni della provincia di Palermo, per conferire i propri rifiuti a Bellolampo, hanno pagato fior di quattrini. Ci sono Comuni – così ci dicono, ma la questione andrebbe approfondita: e potrebbero farlo i consiglieri comunali di buona volontà con una richiesta di accesso agli atti – che pagavano fino a 2 milioni di euro all’anno per conferire i propri rifiuti nella discarica del capoluogo dell’Isola!
C’è un Comune che prima pagava 2 milioni di euro all’anno e che, adesso, avendo fatto decollare la differenziata, paga 500 mila euro, con una riduzione del 75% dei costi (e della TARI ai propri cittadini: cosa più importante).
Ora, ci chiediamo e chiediamo: se la discarica di Bellolampo è stata sempre presentata come “pubblica”perché si è comportata come una normale discarica privata, facendo pagare fior di quattrini ai Comuni e allo stesso Comune di Palermo?
Di più: nella TARI pagata dai palermitani c’è la voce “costo del conferimento in discarica”. Se il Comune ha pagato prima l’AMIA e poi la RAP per conferire i rifiuti – prendendo i soldi dalla fiscalità generale – i cittadini di Palermo hanno pagato due volte?
Quanti soldi ha incassato, dal 2016 ad oggi, la RAP tra il pagamento del Comune di Palermo e i pagamenti dei Comuni che hanno conferito i propri rifiuti a Bellolampo? E a quanto ammontano i crediti vantati ancora oggi da RAP nei confronti di alcuni Comuni?
Attenzione: si tratta di cifre considerevoli: decine e decine di milioni di euro. Dove sono finiti questi soldi? Ce lo chiediamo perché, in questi giorni, il Comune di Palermo ha chiesto alla Regione circa 76 milioni di euro per gestire la discarica di Bellolampo. E i soldi incassati dalla RAP in questi anni che fine hanno fatto?
Quanto sono stati pagati, in questi anni, i dipendenti della RAP e, in particolare, i dirigenti di questa società?
Anche su questo punto dovrebbero essere i consiglieri comunali a fare chiarezza con una richiesta di accesso agli atti.
Non può non saltare agli occhi una contraddizione: se la RAP ha incassato e incassa un sacco di soldi abbancando i rifiuti di Palermo, cioè seppellendoli a Bellolmpo, perché dovrebbe far decollare la raccolta differenziata?
Perché non dovrebbe più ricevere i rifiuti di altri Comuni del Palermitano se, così facendo, RAP guadagna un sacco di soldi?
Sapete qual è il paradosso di tutta questa storia? Il paradosso è che se la RAP, da quando ha preso il posto dell’AMIA, avesse lavorato per far decollare la raccolta differenziata dei rifiuti, avrebbe incassato più del doppio delle cifre, pur considerevoli, che ha incassato dal 2016 ad oggi seppellendo i rifiuti!
Non sfugge agli osservatori che la raccolta differenziata, se fatta bene, secondo le regole della cosiddetta ‘Economia circolare’, rimette in circolo materiale che oggi finisce in discarica. Il materiale rimesso in circolo viene pagato ai Comuni che effettuano la vera raccolta differenziata.
La RAP ha circa 2 mila dipendenti. A cui si potrebbero aggiungere i dipendenti di altre società comunali. Sarebbe bastato organizzare un vero servizio di raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta, rivendendo tutto il materiale riciclato.
E c’erano anche i presupposti, se è vero che il Ministero dell’Ambiente, nel 2009, ha erogato al Comune di Palermo un sacco di soldi per un progetto pilota di raccolta differenziata.
Invece, in questi anni, il Comune di Palermo e la RAP hanno fatto l’esatto contrario: hanno continuato con il vecchio metodo inquinante. La società che ha preso il posto dell’AMIA ha continuato ad abbancare rifiuti e il Comune di Palermo ha continuato a pagare la stessa RAP per seppellire i rifiuti. Una follia!
Non solo. E’ intervenuta la novità del TMB, il Trattamento Meccanico Biologico. E’ il trattamento – introdotto in Sicilia con un ritardo assurdo, grazie alle proteste e alle denunce dei grillini – che toglie dai rifiuti la frazione umida prima di seppellirli.
‘Novità’ che esiste dalla fine degli anni ’90 del secolo passato e che tutto il sistema delle discariche siciliane ha introdotto solo tra il 2015 e il 2016 dopo anni di illegalità mai censurata. Un’altra follia!
Ebbene, per abbancare quanti più rifiuti possibili (oltre a quelli di Palermo c’erano, come già ricordato, a partire dal 2016, i rifiuti di un bel numero di Comuni della provincia di Palermo) la RAP ha messo sotto pressione l’impianto di TMB, mandandolo in tilt. Danni, su danni, su danni.
Ancora: quando avrebbe risparmiato il Comune di Palermo, se fosse decollata la raccolta differenziata, nella gestione del percolato, fino ad oggi ‘esportato’ fuori dalla Sicilia a costi elevatissimi?
Chiudiamo con un paradosso. Non è vero che Palermo ha difficoltà ad effettuare la raccolta differenziata. Nel 1998 – quando a presiede l’AMIA era Ettore Artioli – il Comune di Palermo vinse addirittura un premio per aver effettuato, peraltro in tempi brevi, un’ottima raccolta differenziata.
Due anni dopo, al Comune di Palermo, sarebbe arrivato il centrodestra. E si è tornati alla vecchia gestione delle discariche. Anche perché il 2001 è l’anno delle grandi stabilizzazioni dei precari. E per pagare i precari del Comune di Palermo stabilizzati era molto più semplice abbancare i rifiuti nella discarica di Bellolampo piuttosto che puntare sulla raccolta differenziata.
Anche perché, per far diventare economica la raccolta differenziata bisogna lavorare sodo e molto, perché la cosiddetta “Economia circolare” – la rivendita dei prodotti da riciclare – richiede tempo e applicazione.
Tra il 2000 e il 2001 al Comune di Palermo c’era il commissario messo dal centrodestra. E c’erano ben tre elezioni: le politiche nazionali (vinte dal centrodestra con il celebre 61 a zero), le elezioni regionali e, nel novembre di quell’anno, le elezioni comunali di Palermo. Tutte vinte dal centrodestra.
Figuratevi se, con il ‘friggi e magia’ di quegli anni si pensava alla raccolta differenziata a Bellolampo!
La musica non è cambiata con il ritorno, al Comune di Palermo, del centrosinistra di Leoluca Orlando nel 2012. Ancora ‘friggi e mangia’ fino ad oggi. Raccolta differenziata a bassissimi livelli.
Ora, per questi signori – del centrodestra e del centrosinistra – è arrivato il conto da pagare. Ed è un conto salato. Meno salato, comunque, del conto che questi politici della vecchia politica hanno fatto pagare ai cittadini siciliani e, in particolare, ai palermitani.
P.s.
C’è un particolare che andrebbe chiarito: chi è il proprietario della discarica di Bellolampo? Tutti abbiamo sempre pensato che sia il Comune di Palermo. Ma è così? Siamo sicuri che la Regione siciliana non vanti titoli di proprietà? Ce lo chiediamo perché, alla luce della barca dei soldi incassati dalla RAP dal 2016 ad oggi, se la Regione fosse proprietaria della discarica, si porrebbe un problema giuridico (ed economico) tutt’altro che secondario…
Foto tratta da tribupress.it
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