MATTINALE 52/ Pronto Soccorso di Palermo: medici e infermieri vittime di dilettanti allo sbaraglio!

21 aprile 2018

I dilettanti sono i politici e gli ‘esperti’ che ricordano tanto i “Dotti medici e sapienti’ di una celebre canzone di Bennato. Invece di affrontare i problemi strutturali dei Pronto Soccorso pensano a reprimere le proteste dei cittadini. Egregio Presidente Musumeci, il suo ‘governo della sanità’ non funziona proprio  

Rischi di morire per una polmonite? Noi ti diamo l’aspirina, così muori prima, ti togli di mezzo e siamo di meno. E’ questa, grosso modo, la ‘medicina’ che le ‘autorità’ di Palermo si preparano a somministrare ai Pronto Soccorso della città dove i pazienti – ma guarda un po’ che maleducati! – si rifiutano di aspettare 24 ore e talvolta anche 48 ore prima di essere visitati. Gente che va ‘rieducata’ con ordine e disciplina.

‘Sti parenti, poi: ma da dove arrivano? Uno e due e alzano le mani. Sbagliando – questo sì – obiettivi. Se la prendono con i medici e con gli infermieri che, insieme con i pazienti, sono le vittime di questo sistema organizzativo folle. Dimenticando che i responsabili dello sfascio dei Pronto Soccorso di Palermo e, in parte, anche di altre parti della Sicilia sono i nostri cari politici.

Così, ieri, è andata in scena una grottesca riunione delle ‘autorità’ per fronteggiare l’emergenza-violenza nei Pronto Soccorso. E cosa hanno deciso questi “Dotti, medici e sapienti” di bennaniana memoria?

Che verranno rafforzati i controlli: guardie giurate e un ‘Piano per fronteggiare l’emergenza’. In un lancio dell’ANSA leggiamo:

“Sono previsti più interventi strutturali per le persone che si recano al Pronto Soccorso. Ci saranno investimenti per 45 milioni di euro in questo senso, si parte dall’ospedale ‘Cervello’. Il sistema sanitario sta comunque reggendo bene l’impatto difficile con le tante richieste di intervento – ha detto l’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza -. Il piano – ha proseguito – prevede monitoraggi sui dati delle performance e dei tempi attesa; un progetto regionale di qualità percepita con customer satisfaction; linee guida sul sovraffollamento; un progetto di accoglienza; l’indicazione dei tempi di permanenza in Pronto Soccorso come specifico obiettivo dei direttori degli ospedali pena la loro decadenza. Stiamo lavorando sulla carenza del personale – ha concluso -. Dobbiamo capire la ragione per cui vanno deserti molti bandi per i medici. Molto probabilmente perché prevedono contratti troppo brevi (tre mesi) e quindi sono poco appetibili. Stiamo cercando un’interlocuzione con il ministero”.

Viene da chiedersi: ma questi signori che ieri si sono riuniti a Palermo per affrontare il problema della violenza nei Pronto Soccorso hanno mai messo piede al Pronto Soccorso dell’ospedale ‘Cervello’ di Palermo? Lo sanno che i medici – che sono pochi e sovraccaricati di lavoro – non sanno più dove ricoverare i pazienti?

Nel Pronto Soccorso del ‘Cervello’ non c’è un solo angolo – un solo angolo! – senza barelle e sedie dove i malati attendono – come nel Castello di Kafka – che qualcuno gli apra la porta di un veri ricovero…

Il signor assessore regionale alla Salute-Sanità, Ruggero Razza, e i ‘dotti’ signori che con lui hanno dato vita, ieri, alla ‘dotta’ riunione forse non sanno che un Pronto Soccorso, per definizione, visita i pazienti che stanno male e li smista nei vari reparti.

Ma se – come succede in molti ospedali pubblici della Sicilia, ‘Cervello’ di Palermo in testa – nei reparti non ci sono posti letto disponibili, i medici del Pronto Soccorso cosa debbono fare? Non possono fare a meno di trattenere i malati nello stesso Pronto Soccorso.

Così succede – succede al Pronto Soccorso del ‘Cervello’, ne sa qualcosa la giornalista e fotoreporter Letizia Battaglia – che i pazienti, dopo la visita, in attesa di trovargli un posto nello stesso ‘Cervello’ o in uno degli altri ospedali pubblici di Palermo, siano costretti ad aspettare dove capita che si liberi un posto.

Aspettare dove e come? Nello stesso Pronto Soccorso, in barella o su una sedia. Aspettare quanto? Due ore? Quattro ore? No: devono aspettare un giorno, due giorni, tre giorni, quattro giorni, cinque giorni…

Non ci crederà, Presidente Musumeci: ci sono pazienti che, alla fine, non vedranno mai il ricovero e andranno a casa comunque…

Sapete perché i parenti dei malati, in alcuni casi, vanno in ‘escandescenza’? Perché si rifiutano di aspettare 24 ore e forse più prima che il proprio parente venga visitato. E perché si rifiutano di vedere ‘ricoverato’ il proprio parente per due, tre, quattro, cinque giorni in una barella o in una sedia in corridoio in attesa di un improbabile ricovero in un altrettanto improbabile reparto…

E che cosa propongono l’assessore Razza e le altre ‘autorità’ per fronteggiare tale emergenza? Spendere quasi 50 milioni di euro per aumentare il numero dei vigilanti, cioè per reprimere i cittadini che si rifiutano di accettare questo sistema di assistenza folle!

E bravo il nostro Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci. Ci dica, Presidente: ma ‘sto genio di assessore-ragazzino alla Salute-Sanità dove l’ha trovato? L’ha vinto in un gioco a premi? Cos’era un tombolone alla catanese?

Nell’ultimo Rapporto annuale Ospedali e Salute c’è scritto:

“… va citato anche un uso (non di rado improprio) del Pronto Soccorso da parte dei cittadini, quale strada alternativa di accesso ai servizi ospedalieri, tanto da far dire a questi ultimi che preferiscono (nel 26% dei casi) adottare tale ‘scorciatoia’ qualora le liste di attesa per le visite specialistiche o per gli accertamento diagnostici o ancora per i ricoveri risultino troppo lunghe”.

E’ chiaro o no quello che succede? I cittadini stanno male e prenotano una visita nelle strutture sanitarie pubbliche. Che, nella stragrande maggioranza dei casi rispondono: ok, ci vediamo (se va bene) tra un mese; o tra due mesi, o tra sei mesi!

Ora, egregio Presidente della Regione, chi ha i soldi prende 100 euro, 150 euro, 200 euro a va dallo specialista.

Ma chi non ha soldi – cioè la stragrande maggioranza dei siciliani – che deve fare? Chi non ha i soldi per una Tac o per una Risonanza che fa? Dovrebbe morire in attesa dell’esame diagnostico? No: va al Pronto Soccorso per farsi visitare e, se il caso lo richiede, per farsi ricoverare in urgenza.

Quale sarebbe l’alternativa di tali persone?

I Presidenti che l’hanno preceduta hanno ridotto i posti letto negli ospedali. Così chi dovrebbe essere ricoverato deve attendere, come già detto, due, tre, quattro, cinque giorni…

In più – forse questa non gliel’hanno raccontata – ai tempi della Presidenza di Raffaele Lombardo (un ‘genio assoluto’ della politica e della sanità, che lei si tiene tra i suoi sponsor politici) hanno tagliato reparti e posti letto per istituire la Medicina del territorio: strutture sanitarie che avrebbero dovuto, di concerto con i medici di base, questi sconosciuti, filtrare i pazienti, riducendo gli accessi nei Pronto Soccorso.

Non sappiamo se hanno informato lei, Presidente Musumeci, e il suo geniale assessore-ragazzino: ma i presidi di Medicina del territorio, in Sicilia, o esistono solo sulla carta, o esistono con il personale trovato con il contagocce, o – nella maggioranza dei casi – non esistono affatto!

Insomma, Presidente Musumeci: i reparti e i posti letto sono spariti, ma la Medicina del territorio non si è mai materializzata. Se non ci crede ne può parlare con lo stesso ex Presidente Lombardo che, oltre che allevatore di cavalli, è anche medico…

Dopo di che vi chiedete per quale motivo un medico non trova ‘appetibile’ lavorare nei Pronto Soccorso? E perché dovrebbero andare a farsi massacrare di lavoro? Per finire anche loro malati, dopo sei mesi, e mettersi poi in fila – anche loro – aspettando due giorni per farsi visitare e quattro-cinque giorni per farsi ricoverare?

Presidente Musumeci, lei ora ci dirà: questi sono i problemi. bene. Ora fate le vostre proposte.

Ecco la nostra proposta: a Sala d’Ercole, in queste ore, non state analizzando Bilancio e Finanziaria 2018? Bene, Presidente: restituite alla sanità siciliana i fondi che i suoi predecessori hanno scippato al settore.

Ci riferiamo ai soldi della sanità con i quali pagate i mutui della Regione (oltre 250 milioni di euro all’anno).

Ci riferiamo ai soldi della sanità che si spendono per pagare il personale delle società regionali (non sappiamo quanti sono: ma sono tanti).

Fatevi restituire da Roma i quasi 600 milioni di euro all’anno che ci debbono dal 2007: solo di arretrati sono 5-6 miliardi di euro.

Con questi soldi restituite agli ospedali della Sicilia reparti e posti letto. E realizzate, subito, i presidi di Medicina del territorio.

Solo dopo aver fatto questo potrete aumentate la dotazione di medici nei Pronto Soccorso. Se i medici di Pronto Soccorso avranno la certezza di poter ricoverare i pazienti non avranno problemi a lavorare.

P.s.

Presidente Musumeci: ci hanno detto che al ‘Cervello’ vorrebbero ridurre l’operatività del servizio di Emodinamica. Che lavorerebbe solo la mattina. ‘Vietando’, con un decreto assessoriale, agli infarti di manifestarsi nel pomeriggio e durante la notte.

L’hanno informata di quest’ultima genialata?  

E se poi i parenti degli infartuati del pomeriggio che arrivano all’ospedale ‘Cervello’ si arrabbiano che fate? Gli mandate le guardie giurate?   

 

 

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