Ci vogliono fare mangiare il grano ammuffito di Pozzallo? Il TAR Sicilia dice che…

13 aprile 2018

Ricordate la nave carica di grano ammuffito bloccata a Pozzallo un mese fa? Il TAR Sicilia ha annullato il blocco di questo grano. I giudici precisano che tale grano potrà essere commercializzato “solo dopo rigorosi e imprescindibili controlli di legge”. Non sarebbe più logico effettuare i “rigorosi controlli di legge” prima che il grano finisca nei silos di un Molino di Modica? Cosa ne pensano il presidente Nello Musumeci e l’assessore Edy Bandiera?  

Ricordate la nave carica di grano duro proveniente dal Kazakistan bloccata al porto di Pozzallo? Ne abbiamo parlato il 15 marzo scorso (QUI IL NOSTRO ARTICOLO CHE HA AVUTO TANTISSIMI LETTORI). Era un carico di grano duro che presentava ampie chiazze di muffa. Per questo è stato bloccato: per evitare che finisse sulle tavole dei siciliani sotto forma di pane, pizze, dolci e via continuando. Sapete qual è la notizia? Che lo vorrebbero rimettere in circolazione! Naturalmente in Sicilia.

La notizia è incredibile: incredibile ma vera! Il carico di grano duro del Kazakistan – 5 mila tonnellate – ha un valore di un milione e 200 mila euro. Chi l’ha acquistato è il ‘Molino Gaetano Roccasalva’ di Modica, provincia di Ragusa. Ed è stato proprio il titolare di questo molino a presentare ricorso.

Il titolare del ‘Molino Gaetano Roccasalva’ di Modica si è rivolto alle autorità sanitarie che hanno già effettuato le analisi microbiologiche? No, si è rivolto al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) della Sicilia, sezione di Catania.

Direte: che c’entra il TAR Sicilia con un carico di grano duro del Kazakistan bloccato nel porto di Pozzallo perché in parte ammuffito? Non dovrebbero essere le autorità sanitarie, eventualmente, a rimettere in circolazione questo grano?

Quello che sta succedendo è semplicemente incredibile: dopo un blocco che dura da un mese questo carico di grano ammuffito dovrebbe essere ‘sdoganato’ e dato al ‘Molino Roccasalva’. Che, ovviamente, prima di metterlo in circolazione, lo controllerebbe e ricontrollerebbe.

Magari vi chiedete quello che ci chiediamo noi: prima di dare a un Molino questo carico di grano duro in parte ammuffito, lo stesso grano non dovrebbe essere controllato da soggetti abilitati alle verifiche sanitarie?

Ci chiediamo e chiediamo: che fine ha fatto il presidente della Regione, Nello Musumeci, che ha annunciato controlli stringenti sulle derrate alimentari che arrivano in Sicilia dall’universo mondo?

Che fine ha fatto l’assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera?

Che fine hanno fatto i ‘microbiologi’ dell’Istituto Zooprofilattico della Sicilia? Non dovrebbe essere tale Istituto a effettuare i controlli e a renderli pubblici? Sì, pubblici: scritti in italiano – anche biologi e microbiologi scrivono in italiano, no? – e messi a disposizione di tutti i cittadini?

In attesa che arrivino queste risposte vediamo cos’hanno scritto i giudici del TAR Sicilia, sezione di Catania, investiti di tale questione (in calce all’articolo il link al decreto del TAR).

Chi ha presentato il ricorso – cioè il già citato ‘Molino Roccasalva’ – chiede ai giudici del TAR Sicilia l’annullamento del provvedimento che ha disposto il blocco del carico di grano. Blocco che, lo ricordiamo, è stato disposto dal Ministero della Salute in collaborazione con gli uffici del Servizio Fitosanitario della Regione siciliana.

Di fatto, il blocco del carico di grano è stato disposto da un medico del servizio pubblico.

Che cosa dicono i giudici del TAR Sicilia? Si richiamano a una “perizia tecnica”. Fatta da chi? Nel Decreto del TAR non c’è il nome del protagonista di tale perizia. E’ un soggetto ‘terzo’? E’ di parte? E’ un’istituzione pubblica? Non sarebbe il caso di specificarlo?

Nella perizia che i giudici del TAR Sicilia riportano in parte c’è scritto:

“… sulla base delle considerazioni tecniche esposte, si può affermare che le operazioni di cernita (attività prevista dal reg, CEE 882/2004) su cereale danneggiato per effetto dell’acqua marina sono sufficienti a garantire che la partita separata come sana risponda a tutti i requisiti previsti dalla normativa comunitaria e nazionale”.

Insomma, un perito di cui sappiamo poco o nulla ha detto che il grano è stato danneggiato “dall’acqua marina” e che la parte asciutta è buona! Quindi ce la possono fare mangiare?

Leggiamo sempre quanto scrivono i giudici del TAR Sicilia:

“Ritenuto che la domanda ante causam va limitata alla mera ammissione al trattamento ritenuto dalla predetta perizia come conforme alle disposizioni comunitarie e nazionali;

ritenuto, conseguentemente, che dal presente provvedimento non deriva alcuna autorizzazione alla trasformazione e alla commercializzazione del cereale che sarà eventualmente possibile solo dopo rigorosi e imprescindibili controlli di legge, atti a garantire l’assoluta conformità dello stesso (grano, supponiano ndr) alla salute pubblica, e alla conseguente autorizzazione dell’Organo a ciò preposto;

ritenuto che, allo stato, non sussiste alcun danno per la salute pubblica, mentre la merce di che trattasi è soggetta a definitivo naturale deperimento;

ritenuto, pertanto, che va disposto, in via cautelare e provvisoria, la sospensione del provvedimento impugnato, nei modi e nei sensi sopra indicati”.

Insomma, grazie alla “domanda ante causam” e a tutto il resto, il carico di grano duro ammuffito del Kazakistan – questo alla fine si capisce leggendo il decreto del TAR Sicilia – può essere dato a chi l’ha acquistato, cioè a chi ha presentato il ricorso, cioè ai titolari del ‘Molino Gaetano Roccasalva’ di Modica.

E che ne faranno di questo grano ammuffito i titolari di questo Molino? I giudici del TAR Sicilia scrivono che dal loro provvedimento “non deriva alcuna autorizzazione alla trasformazione e alla commercializzazione del cereale che sarà eventualmente possibile solo dopo rigorosi e imprescindibili controlli di legge, atti a garantire l’assoluta conformità dello stesso (grano, supponiamo ndr) alla salute pubblica, e alla conseguente autorizzazione dell’Organo a ciò preposto”.

Noi chiediamo ai giudici del TAR Sicilia: non sarebbe più logico che il grano duro bloccato nel porto di Pozzallo finisca nei silos del ‘Molino Gaetano Roccasalva’ di Modica dopo i “rigorosi e imprescindibili controlli di legge, atti a garantire l’assoluta conformità dello stesso alla salute pubblica”? Perché darglielo prima?

Che deve fare, con questo grano, il Molino? Ci rifiutiamo di pensare che possa finire sulle tavole dei siciliani! E lo stesso discorso vale per gli animali: sia perché non sarebbe corretto per la salute degli animali, sia perché gli eventuali contaminanti presenti nel grano finirebbero nella carne e negli altri derivati (formaggi eccetera).

E allora a cosa dovrebbe servire questo grano?

Ancora: la sanità marittima ha disposto i controlli microbiologici sul grano duro del Kazakistan bloccato al porto di Pozzallo? I risultati di queste analisi esistono? O il grano era in così gravi condizioni che il personale che ne ha disposto il blocco ha ritenuto che non ci fosse nemmeno bisogno delle analisi?

Le nostre sono domande. E un’altra domanda – forse la più importante – è: il TAR Sicilia può sospendere un provvedimento adottato da un medico? In parole ancora più semplici: prima che un fatto giuridico non è un fatto tecnico?

Ancora: la Regione siciliana – a propria volta – ha disposto le analisi su questo grano ammuffito?

Dopo di che non possiamo non porci altre domande.

Il primo a disporre i controlli sanitari sulle navi cariche di grano duro che arriva in Sicilia è stato, circa otto anni fa, l’allora dirigente generale del dipartimento Agricoltura, Cosimo Gioia. Controlli durati qualche mese, se è ve che poi Gioia venne messo alla porta dal Governo regionale dell’epoca.

Sono passati otto anni e i primi controlli sanitari sulle navi cariche di grano che arrivano in Sicilia sono stati disposti dopo un anno e mezzo di battaglie condotte da questo blog e da GranoSalus lo scorso mese di marzo.

Ma le cose – parlano i fatti – si mettono male.

QUI IL DECRETO DEL TAR

 

 

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