La notizia è clamorosa, perché la pasta di Gragnano – protetta dal marchio IGP dell’Unione Europea – è una delle più famose del mondo! Ma i risultati delle analisi disposte da GranoSalus raccontano un’altra storia, almeno per alcune linee di questo prodotto nelle quali è presente il glifosato. Le contraddizioni di Oscar Farinetti, imprenditore del Nord e improvvisato uomo dell’agricoltura del Sud!
GranoSalus fa un’altra scoperta. Dalle analisi effettuate su alcune linee della pasta di Gragnano viene fuori una notizia destinata a suscitare scalpore: la presenza di glifosato!
“La pasta di Gragnano – si legge nel sito di GranoSalus – è così famosa da aver ricevuto il marchio europeo di tutela IGP, ma non è esente da glifosato, l’erbicida che in Europa è vietato usare”.
Il riferimento è ad alcune, note linee di questa celebre pasta.
“Dal test – leggiamo nell’articolo – quattro marche di spaghetti, tra cui due riconducibili a Oscar Farinetti (patron di Eataly), presentano residui di glifosato. Un campione, sempre di Farinetti, è esente. Eppure nella trasmissione televisiva In Onda Estate (La7) Farinetti non aveva mancato di attaccare il grano italiano, privo di glifosato, ritenendolo di qualità inferiore sebbene proprio il campione di pasta con grano 100% italiano sia sprovvisto di glifosato”.
Illustriamo, adesso, i risultati delle analisi promosse da GranoSalus e da I Nuovi Vespri.
“La prima marca di spaghetti IGP Gragnano che contiene glifosato è la Tre Mulini distribuita dal Gruppo Eurospin (0.093 mg/kg);
la seconda marca, riconducibile a Farinetti, che contiene pure glifosato è la Rigorosa (0.075 mg/kg) prodotta dal Pastificio Lucio Garofalo Spa in nome e per conto del Premiato Pastificio Afeltra Srl (controllato da Eataly);
la terza marca – anche in questo caso con presenza di glifosato – è quella del Pastificio G. Di Martino (0.052 mg/kg) uno dei membri del Consorzio di Gragnano;
la quarta marca, riconducibile ancora a Farinetti, è Afeltra (0.045 mg/kg) prodotta dal Premiato Pastificio Afeltra Srl (controllato da Eataly) con
marchio IGP, anche questa contenente glifosato.
La quinta marca, riconducibile a Farinetti, è Afeltra – 100% Grano Italiano sempre di proprietà del Premiato Pastificio Afeltra Srl (controllato da
Eataly): ed è l’unica confezione di spaghetti con marchio IGP Gragnano senza glifosato”.
A questo punto GranoSalus ricorda u’intervista di Oscar Farinetti:
“Che cosa aveva affermato il patron di Eataly in televisione sul grano duro italiano? ‘Il grano duro italiano? Non è di alta qualità. Il grano canadese, ad esempio, è qualitativamente superiore. Nei pastifici di Eataly produciamo pasta con grani italiani biologici e altra con grani importati. Non c’è storia a livello qualitativo”.
“Ebbene – leggiamo sempre nell’articolo di GranoSalus – la domanda da porre a Farinetti dopo il test GranoSalus su tre pacchi dei suoi spaghetti è: caro Farinetti, quale sarebbe il grano di qualità: quello canadese pieno di glifosato con cui lei si fregia della tutela IGP o quello italiano IGP che
ne è sprovvisto?”.
“Sembrerebbe un IGP double face, quello di Farinetti – leggiamo ancora nell’articolo -. Tuttavia, i testi storici e la bibliografia relativa alla ‘Pasta di Gragnano’ attestano che la produzione risale al XVI-XVII secolo. Durante il Regno delle Due Sicilie, a metà del secolo XIX, la fama della pasta gragnanese e dell’attività laboriosa e sapiente dei cittadini coinvolti in tale lavorazione acquistò notorietà, tanto che nel luglio del 1845 il sovrano
Ferdinando II, in visita ai pastifici gragnanesi, esclamò: ‘Cibo genuino, come genuini sono gli uomini di Gragnano’. Ma per essere davvero genuino come una volta il disciplinare IGP deve dimostrarlo”.
Per la cronaca, l’indicazione geografica protetta (IGP) è un marchio
riconosciuto dall’Unione Europea a prodotti alimentari di alta qualità. In tali prodotti la qualità e altre caratteristiche debbono essere collegate a un determinato territorio.
“ll Consorzio ‘Gragnano Città della Pasta’ – leggiamo nell’articolo di GranoSaus – nasce nel 2003 e riunisce aziende storiche produttrici di Pasta
di Gragnano. La loro esperienza nel settore della produzione della pasta è antica ed autorevole. La sua Mission è la tutela ed il rilancio del prodotto
Pasta di Gragnano IGP in Italia e nel mondo. In termini di Vision il Consorzio si pone come ambasciatore, con la Pasta di Gragnano IGP, del
Made in Italy e di uno stile di vita sostenibile, sano e naturale”.
“I pastifici membri del Consorzio sono: La Fabbrica della Pasta, Le Antiche Tradizioni di Gragnano, Pastificio dei Campi, Pastificio Di Martino. Cosa tutela il Consorzio?”.
“Da una attenta lettura del disciplinare – si legge nel’articolo – si evince una semplice rassicurazione sull’acqua del territorio (provenienza Monti Lattari), si evincono alcune informazioni sulle caratteristiche fisiche e chimiche della pasta, sulle fasi della lavorazione (trafilatura in bronzo), sulla zona di produzione e confezionamento. E’ sufficiente tutto questo a garantire l’antica genuinità?”.
Stiamo arrivando a uno dei punti più importanti di questa storia:
“Oltre all’acqua – si legge sempre nell’articolo di GranoSalus – è importante la semola e nel disciplinare non si evince nulla sull’origine della semola e, soprattutto, del grano da cui viene ricavata. Per avere alcune informazioni sul grano bisogna andare sul sito del Pastificio Afeltra di Farinetti dove c’è scritto: ‘Selezioniamo solo grano duro di altissima qualità’. E qui casca l’asino. Con quali criteri Farinetti è in grado di stabilire la qualità?”.
“Nel disciplinare, tra le caratteristiche organolettiche della pasta – prosegue la disamina di GranoSalus – si fa riferimento al sapore (un gusto deciso di grano duro!), ma senza indicare se questo gusto sia riferibile ad un
grano estero o italiano. Dobbiamo fidarci delle proprietà olfattive di Farinetti? Quanto l’olfatto è importante nel definire il gusto di una pasta IGP?”.
“L’odore del grano (cibo agricolo), infatti – leggiamo sempre nell’articolo – stimola non solo piacere o disgusto, ma ricordi e immagini di luoghi o persone. Cosa può ricordare Farinetti (uomo del Nord) di una storia che affonda le radici nel Sud dell’Italia agricola? La stessa prova dell’origine, di cui all’art 4 del disciplinare, si traduce in una serie di documenti tesi a garantire la tracciabilità di tutte le fasi del processo di produzione, senza però mai indicare la provenienza o il profumo del grano”.
“Ai consumatori italiani – precisa GranoSalus – importa poco se il legame con l’ambiente (tutelato dall’art 6 del disciplinare) trovi la sua ragion d’essere unicamente nella purezza dell’acqua. Che senso ha un impasto IGP se l’acqua è pura e la materia prima (estera) risulta contaminata e priva di profumo? Gli italiani vorrebbero un cibo genuino così come fu definito da Ferdinando II, prima ancora che ci fosse il riconoscimento IGP, e non un cibo industriale/tecnologico come lo definisce oggi Farinetti, che crede di poter illudere gli italiani con campagne creative a base di piatti antisfiga”.
A questo punto l’articolo ricorda un’affermazione di Farinetti:
“Per fare una pasta di alta qualità e per ottenere una semola di alto livello servono caratteristiche di proteine, di glutine, di cenere nel grano duro che purtroppo in Italia è molto difficile ottenere. Una ragione è climatica: non siamo un Paese vocatissimo a fare il grano, ma siamo vocati a fare ortaggi e frutta di altissimo livello. E, in più, siamo piccoli, il nostro terreno coltivabile è una fesseria in confronto a quello di altri Paesi del mondo”.
Una frase del genere non poteva che essere pronunciata da chi non conosce molto bene il Sud Italia e la sua storia. Farinetti lo sa che la Sicilia è stata il granaio dell’Antica Roma? Il ‘capo’ di Eataly forse non sa che, nel Sud Italia, grazie a una speculazione internazionale e nazionale, sono stati abbandonati 600 mila ettari di seminativi per fare posto al grano duro canadese coltivato nelle aree umide e fredde di questo Paese: quindi un grano duro pieno di glifosato e micotossine DON (COME POTETE LEGGERE IN QUESTI ARTICOLI).
“Il cibo non è un bullone! – replica GranoSalus -. E la vera pasta di
Gragnano deve tornare ad essere profumata come un tempo. Caro Farinetti, lei è vocato a fare qualche mega store in giro per il mondo e non
conosce i profumi del grano duro o i temi della salubrità e genuinità del cibo agricolo. Venga prima a sentire il profumo del grano duro durante la raccolta nei campi assolati del Sud e si documenti sugli effetti tossicologici del glifosato e delle micotossine Don. C’è un’ampia letteratura scientifica in merito”.
“Non si illuda che la fortunata combinazione microclimatica e la purezza delle sorgenti dei Monti Lattari – prosegue la nota – siano sufficienti a garantire un prodotto salubre e genuino. Non basta acquisire uno stabilimento a Gragnano e telecomandarlo dal Piemonte per poter fare il paladino della qualità. Le semole che per secoli si sono macinate nella
Valle dei Mulini… derivavano dai grani profumati del Mezzogiorno: quindi da un determinato territorio geografico che rappresentava una parte ‘integrante’ delle fasi successive di trasformazione. Questa è la vera narrazione!”.
“Cerchi, dunque, di far bene il suo mestiere e lasci che gli agricoltori italiani facciano il proprio – prosegue l’articolo di GranoSalus -. Noi non sappiamo se e come il disciplinare IGP Pasta di Gragnano sia stato trasformato nel corso degli anni per raccontare un’altra storia, ma un fatto è certo: se in Europa la presenza di glifosato è vietata, a maggior ragione deve essere vietata la sua presenza in un prodotto riconosciuto dall’Unione Europea e collegato ad un determinato territorio europeo. Al contrario, incorrere in un duplice divieto è ancor più grave per chi tenta di ergersi, in maniera un po’ goffa, ambasciatore del made in Italy nel mondo”.
“Dopo questo test – conclude l’articolo di GranoSalus – Farinetti dovrebbe chiedere scusa pubblicamente ai produttori italiani di grano duro del Sud, che, oltre ad essere la vera risorsa del Paese in questo settore, continuano a produrre la migliore materia prima per la pasta al mondo. E, soprattutto, dovrebbe chiedere scusa a tutti i consumatori italiani ai quali ha fatto credere che la pasta migliore sia quella prodotta con grani duri esteri iperproteici, con glifosato e micotossine. La smetta, dunque, di fare il detrattore del grano duro italiano. Al rinascimento agricolo ci pensiamo noi da soli!”.
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