Non possiamo non ricordare il miliardo di euro sparito in poco più di un decennio con la gestione commissariale dei rifiuti in Sicilia. Un fiume di denaro per ‘realizzare’ isole ecologiche che nessuno ha mai visto in funzione e bonifiche mai fatte. La sceneggiata dei centri di compostaggio (bene ne funziona solo uno). Ora il Governo regionale di centrodestra torna a chiedere i ‘poteri speciali’… Buon giorno a tutti!
Ieri sera il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, è tornato dalla missione romana. Nella Capitale si è intrattenuto con il Presidente del Consiglio dimissionario, Paolo Gentiloni. Tema: i poteri speciali che il Governatore dell’Isola ha chiesto per affrontare e risolvere in tempi celeri l’emergenza che sta per esplodere nella discarica di Bellolampo di Palermo.
Che ha detto Gentiloni? Ha preso tempo. Dice che si deve consultare con i propri uffici. La prossima settimana – così ci è sembrato di capire – sapremo se un Governo nazionale dimissionario ripristinerà la cosiddetta ‘Appaltopoli’ sui rifiuti, ovvero la gestione commissariale, ovvero appalti a ruota libera, saltando le autorizzazioni e, soprattutto, eliminando l’evidenza pubblica per rendere più ‘celere’ la realizzazione dei lavori per la realizzazione della settima vasca di Bellolampo (cioè la solita spartizione di fondi pubblici).
Tre rilievi.
Primo: può un Governo nazionale dimissionario adottare un provvedimento che è tutto, fuorché ordinaria amministrazione?
Secondo: l’emergenza rifiuti sta per esplodere in quasi tutta la Sicilia, perché in quasi tutta la Sicilia le discariche si vanno saturando. Ne dobbiamo dedurre che le procedure di somma urgenza chiesta dal Governo Musumeci si estenderanno a tutte le altre discariche?
Terzo: non è un po’ strano che centrosinistra (Governo Gentiloni) e centrodestra (Governo Musumeci) decidano di ‘accelerare’ la spesa di ingenti fondi pubblici con i ‘poteri speciali’ a meno di cinquanta giorni dal voto per le elezioni politiche?
Fatta questa premessa passiamo a illustrare, per grandi linee, cosa ha prodotto, in Sicilia, la gestione dei rifiuti con i ‘poteri speciali’ dalla metà degli anni 2000 fino al 2015, anno in cui, grazie a un emendamento della parlamentare nazionale eletta in Sicilia, Claudia Mannino, approvato da Montecitorio e poi dal Senato, la gestione commissariale dei rifiuti nella nostra Isola è stata sbaraccata.
Uno dei protagonisti indiscussi della gestione commissariale dei rifiuti in Sicilia è stato l’ex dirigente generale dei dipartimento Acqua e Rifiuti, Marco Lupo. E’ stato lui durante il Governo di Raffaele Lombardo e fino al 2015, con il Governo di Rosario Crocetta la figura più importante in questo settore.
Dovete sapere che, in Sicilia, con la gestione commissariale, è stata promossa, con affidamenti diretti – quindi con le procedure della ‘somma urgenza’ – la realizzazione di ben 500 isole ecologiche.
Per la cronaca, le isole ecologiche, o ecopiazzole, dette anche ecocentri o riciclerie vengono realizzate in aree recintate e sorvegliate; sono aree attrezzate per la raccolta differenziata dei rifiuti presenti nelle città italiane nelle quali si pratica la raccolta differenziata.
Che fine hanno fatto queste isole ecologiche realizzate in Sicilia costate circa 500 milioni di euro?
In Sicilia, la raccolta differenziata dei rifiuti, oggi, interessa, sì e no, 90, forse 100 Comuni. Ammesso che in tali Comuni ci siano le isole ecologiche, che fine hanno fatto le altre 400 isole ecologiche finanziate?
Valga per tutti l’esempio di Palermo: nel 2009 l’allora Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo finanziava un progetto per la raccolta differenziata a Palermo: raccolta differenziata che, in una prima fase, interessava poco più di 100 mila cittadini.
I palermitani ricorderanno i contenitori per l’umido, per il vetro, per la carta, eccetera. Oggi non c’è più nulla. La ‘virtuosa’ amministrazione comunale di Palermo di centrosinistra retta da Leoluca Orlando ha deciso di non forzare troppo con la raccolta differenziata dei rifiuti e, nel Dicembre del 2015, è stata chiusa l’isola ecologica (COME POTETE LEGGERE QUI).
Questi sono i fatti, il resto sono chiacchiere.
Non è finita. Nessuno ha mai affrontato il tema delle bonifiche delle discariche. La gestione commissariale, sempre con i ‘poteri speciali’ (chiesti ripetutamente dal 2015 fino a poco prima di andare via dall’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, ed oggi chiesti dal suo successo, Nello Musumeci) ha finanziato quasi 200 milioni di euro di bonifiche.
Sapete come hanno speso questo fiume di denaro pubblico? Caratterizzazione e progettazione di opere per la ‘messa’ in sicurezza di questa o quella discarica.
Peccato che i progetti sono rimasti tali. Sì, avete letto bene: si sono divisi 200 milioni di euro per la ‘progettazione’ di opere per la ‘messa in sicurezza’, ma non hanno messo in sicurezza una mazza!
Insomma: non una sola bonifica è stata effettuata, in compenso sono stati ‘messi ‘in sicurezza’ 200 milioni di euro circa, finiti nelle tasche dei progettisti (per l’appunto ‘in sicurezza’).
L’assenza di bonifiche delle discariche è un fatto estremamente grave. Perché la bonifica delle discariche deve accertare se tali impianti stanno inquinando l’ambiente.
Nessuno sa in che stato si trovano le quatto vecchie vasche della discarica di Bellolampo, a Palermo. E lo stesso discorso vale per le altre vecchie discariche sparse in tutta la Sicilia.
Ribadiamo: questo è un fatto gravissimo, perché potrebbe essere un corso inquinamento delle falde con il percolato (il liquido altamente inquinante che trae prevalentemente origine dall’infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti o dalla decomposizione degli stessi rifiuti).
In tema di discariche non bonificate le responsabilità delle mancate bonifiche vanno cercate certamente nei Governi regionali del passato e, in particolare, nelle gestioni recenti dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente e nella gestione dell’ARPA.
Poi ci sono gli impianti di compostaggio: sono circa una decina, costati circa 300 milioni di euro.
Molti di questi impianti di compostaggio non sono stati completati. L’unico che funziona bene è quello di Marsala, che produce l’80-90% di compost, mandando in discarica solo il 10-20% di ciò che rimane.
E gli altri impianti in funzione? Quello di Grammichele – colpito lo scorso 2 luglio da un incendio (COME POTETE LEGGERE QUI) – non era il massimo, se è vero che produceva, sì e no, il 50% di compost, mandando in discarica l’altro 50%.
Non pariamo, poi, del TMB (Trattamento Meccanico Biologico) realizzato nella discarica di Bellolampo, costato 24 milioni di euro, che produce un compost inutilizzabile che finisce tutto in discarica!
Precisiamo che questo fiume di soldi è stato speso all’insegna di un patto di ferro tra Roma e la Sicilia. Le responsabilità amministrative sono della regione siciliana, le responsabilità politiche sono soprattutto dei Governi nazionali.
Se li contate, arriviamo a un miliardo di euro in un decennio. Tutti fondi pubblici spesi con la gestione commissariale.
Un miliardo di euro è sparito. L’emergenza rifiuti è rimasta.
Attenzione: questo miliardo di euro ‘scomparso’ per opere in buona parte rimaste ‘fantasma’ è al netto di tutti i soldi scippati ai Comuni siciliani (cioè ai cittadini siciliani, che sono quelli che pagano con le bollette della TARI) per la gestione dei rifiuti.
Vi siete fatti un’idea di cos’hanno combinato, in questi anni, i Governi siciliani di centrodestra e poi i Governi regionali di centrosinistra in questo settore?
Che fine hanno fatto i 90 milioni di euro destinati ai centri di compostaggio della Sicilia (che non ci sono)?
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