Le finanze della Regione sono bloccate. Su questo fronte, dal nuovo Governo regionale di Nello Musumeci, arrivano solo chiacchiere. Il nodo dei trasporti con la pesante (e folle) eredità del ‘caso’ ANAS-CAS. I grandi affari sugli inceneritori che servirebbero non per fronteggiare l’emergenza rifiuti della Sicilia, ma a mettere in circolo una barca di denaro pubblico in vista della campagna elettorale
L’unica buona notizia che in queste ore arriva dalla Sicilia è la riapertura dell’aeroporto di Birgi, a Trapani. E’ un aeroporto militare che, in parte, viene destinato ad uso civile. Lo scalo è rimasto chiuso per un mese. Motivo: lavori di manutenzione straordinaria della pista. Per carità: ha fatto tutto l’Aeronautica militare. Ma l’aeroporto riapre. E questa, per il Governo regionale di Nello Musumeci, è l’unica notizia positiva. Il resto è un disastro quasi totale.
Proprio sui trasporti, dopo quasi otto anni di silenzi e di qualche timida protesta – c’erano i Governi di centrosinistra e non bisognava disturbare i ‘manovratori’ – si sono addirittura risvegliati i ‘capi’ delle federazioni dei trasporti di CGIL, CISL e UIL. Per accorgersi e segnalare – cosa da non crederci! – che tutto l trasporto pubblico di passeggeri, in Sicilia, è un delirio. Ma va!
I treni – tranne qualche rarissima eccezione – sono quelli che sono: meglio non parlarne.
Degli aerei, si sa: è in corso la ‘guerra’ per accaparrarsi la gestione delle società aeroportuali: il fallimento ormai imminente delle Camere di Commercio della Sicilia (QUI L’ARTICOLO). In attesa che gli aeroporti siciliani facciano la fine di quelli della Grecia, ad esse trattati come coloni sono i siciliani che, tanto per cambiare, pagano biglietti aerei ‘salatissimi’ (COME POTETE LEGGERE QUI).
Un biglietto Alitalia per volare da Milano a Catania può costare più di 700 euro. Più o meno le stesse cose denunciate nei primi anni ’80 dall’allora presidente della Regione, Mario D’Acquisto. Passano gli anni e le cose, in Sicilia, o non cambiano, o peggiorano.
E i trasporti su gomma? In questo caso il delirio è rappresentato dalle strade: autostrade che avrebbero bisogno di manutenzione, idem per le strade a scorrimento veloce, strade provinciali totalmente abbandonate.
Semplicemente incredibile quello che succede sulla strada a scorrimento veloce Palermo-Agrigento, resa quasi inagibile da lavori ‘eterni’ (CE NE SIAMO OCCUPATI QUI) e sulla Caltanissetta-Agrigento (ALTRI LAVORI CHE NON FINISCONO MAI: CE NE SIAMO OCCUPATI QUI, DOVE TROVATE ANCHE UN VIDEO).
In questo scenario, il prossimo anno dovrebbe prendere il via la liberalizzazione del trasporto su gomma, fino ad oggi gestito da autolinea private e, in minima parte, dall’AST (Azienda Siciliana Trasporti). Che cosa dovrebbero venire a fare qui i grandi gruppi nazionali con le strade e le autostrade che cadono a pezzi non si capisce.
L’attuale Governo regionale – assessore al ramo è Marco Falcone (Forza Italia) – ha ereditato dal precedente esecutivo di Rosario Crocetta il folle progetto di cedere il CAS (Consorzio Autostrade Siciliane gestito nell’interesse dei siciliani solo per un anno, dalla dirigente regionale Patrizia Valenti, subito mandata a casa dal Governo di Raffaele Lombardo) all’ANAS.
Noi abbiamo già scritto cosa pensiamo di questo ennesimo imbroglio che penalizzerebbe i siciliani (QUI UN ARTICOLO DEL TITOLARE DI QUESTO BLOG, FRANCO BUSALACCHI).
Ci limitiamo a segnalare che, caso mai, dovrebbe essere l’ANAS a cedere alla Regione siciliana le competenze che oggi ha sull’autostrada Palermo-Trapani-Mazara del Vallo e sulle strade scorrimento veloce.
Non possiamo non segnalare che l’ANAS, in Sicilia, ha investito poco o nulla. Basta ricordare che la fetta più sostanziosa del Fondo Europeo Regione di Sviluppo (FERS) 2007-2013 destinato alla Sicilia è stato ‘inghiottito’ da ANAS e Ferrovie, che nella nostra Isola ‘investono’ solo i fondi europei destinati alla Sicilia.
Tra l’altro, ANAS è destinato ad essere inglobato dalle Ferrovie. Cedere il CAS all’ANAS significherebbe consegnare le autostrade e le strade a scorrimento veloce della Sicilia a chi, fino ad oggi, ha gestito in modo molto approssimativo le tratte ferroviarie siciliane.
Non va meglio per il trasporto marittimo, comparto che merita un approfondimento. Quello che possiamo anticipare è che questo settore, in Sicilia, è nelle mani di un monopolio che l’Antirust, fino ad oggi, ha fatto finta di non vedere.
Il trasporto marittimo è l’unico nel quale i soldi non sono mai mancati e non mancano. Ed è anche logico: di mezzo ci sono gli arcipelaghi della Sicilia che non possono essere abbandonati. Ma un poco di ordine, in questo settore, sbaraccando il monopolio, non guasterebbe.
Gli altri due punti deboli del nuovo Governo sono la questione finanziaria e i rifiuti.
Sulla questione finanziaria, fino ad ora, dal nuovo Governo regionale sono arrivate solo chiacchiere. La verità è che i cordoni della borsa li tiene Roma. Dal punto di vista del PD renziano, l’ex assessore-commissario, Alessandro Baccei, ha fatto un ‘buon lavoro’: ha svuotato le ‘casse’ regionali e oggi il Governo Musumeci subisce una sorta di ‘ricatto politico’.
Emblematico è il caso dei rifiuti. Per cinque anni il Governo nazionale ha consentito, di fatto, al Governo siciliano di andare avanti con le discariche. Ora Roma ha ‘fretta’: vorrebbe chiudere il capitolo discariche per aprire quello degli inceneritori.
In realtà, le discariche siciliane sono quasi tutte al collasso (NE ABBIAMO PARLATO QUI). Ma per come si sono messe le cose, non sarà facile voltare pagina: in sei mesi non si può recuperare quello che, in nove anni, non hanno fatto i Governi regionali di centrosinistra: insomma, non si può pensare di passare, in breve tempo, da una raccolta differenziata dei rifiuti ferma, sì e no, al 10%, ad una raccolta differenziata del 60%!
Per raggiungere tale obiettivo ci vorranno anni. E allora? Le discariche (anche, purtroppo, qualche nuova discarica) non potranno essere eliminate a breve, ad eccezione di quelle sature. Bisognerà fare attenzione a mettere sotto terra solo la frazione secca e non la frazione umida.
Il Governo nazionale, invece, vorrebbe realizzare in Sicilia gli inceneritori. E su questo fronte spinge sul Governo regionale.
Rispetto a questo tema, il presidente della Regione Musumeci e l’assessore al ramo, Vincenzo Figuccia, dovrebbero convincere 5 milioni di siciliani a portare i propri cervelli all’ammasso. Gli inceneritori di rifiuti, infatti, non hanno nulla a che vedere con l’attuale emergenza rifiuti, visto che per realizzare un inceneritore passano, se va bene, almeno cinque anni.
Una particolare ‘emergenza’, però, gli inceneritori di rifiuti la risolvono: mettono in giro una barca di soldi pubblici che, in prossimità di una campagna elettorale, fanno tanto comodo (a marzo si vota per le elezioni politiche nazionali).
Voci interessate, ad esempio, hanno messo in giro la notizia che il Governo nazionale avrebbe autorizzato la realizzazione di un inceneritore di rifiuti nella Valle del Mela, in provincia di Messina. Notizia che ci viene smentita proprio dagli abitanti di queste contrade, contrari alla follia dell’inceneritore di rifiuti e pronti a fare le barricate contro questo progetto che aumenterebbe l’inquinamento in una zona già fortemente provata.
E il resto? Beh, la settimana che si apre oggi non dovrebbe produrre novità. Proveremo a informarvi se ai Comuni sono arrivati i 113 milioni di euro per pagare le rate degli investimenti. La politica siciliana, in queste ore, si dovrebbe concentrare sull’elezione del nuovo presidente dell’Assemblea regionale siciliana.
Berlusconi – che è tornato a ‘investire’ in Sicilia – non vuole sentire ragioni: ha fatto sapere che i deputati regionali del centrodestra dovranno eleggere Gianfranco Miccichè, sennò…
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