E’ il dubbio che in queste ore ci assale se consideriamo tutto quello che è successo e che sta succedendo in questa campagna elettorale. Abbiamo raccontato tante stranezze. Eppure stiamo scoprendo che, tra tutte le magagne che vanno in scena ormai da alcune settimane, la più ‘grave’ sarebbe la mancanza di un bollo nel listino regionale presentato dal titolare di questo blog, candidato alla presidenza della Regione… IL VIDEO DI LILLO MASSIMILIANO MUSSO
In Sicilia esiste la Giustizia? Ce lo chiediamo alla luce di tutto quello che abbiamo visto e che continuiamo a vedere in questa campagna elettorale per le elezioni regionali. Riassumiamo.
C’è un presidente della Regione uscente che ha ritardato la pubblicazione del decreto sulla convocazione dei comizi elettorali per poter continuare ad effettuare nomine. Di fatto ha aggirato la legge che vieta le nomine a ridosso del voto (COME POTETE LEGGERE QUI).
Come se le nomine – tutte retribuite – non avessero refluenze sulla campagna elettorale. Come se i nominati, a propria volta, non avessero la possibilità, una volta insediatisi, di esercitare potere e amministrare il denaro pubblico.
Tutto regolare? Tutto regolare.
C’è un assessore regionale che convoca una riunione – negli uffici della Regione – con un nutrito gruppo di dipendenti regionali e li invita ad una festa elettorale: una sua festa elettorale, visto che è ricandidato. Con un invito “strettamente personale”.
Noi lo veniamo a sapere e scriviamo un articolo (CHE POTETE LEGGERE QUI).
Tutto regolare? Tutto regolare.
Lo stesso assessore ‘festaiuolo’ – titolare dell’assessorato regionale all’Agricoltura – pubblica i bandi del Piano di Sviluppo Rurale sempre in campagna elettorale. E li illustra in convegni qua e là organizzati, guarda caso, nel proprio collegio elettorale.
Tutto regolare? Tutto regolare.
I nostri lettori sanno quello che hanno combinato all’ARPA Sicilia con le nomine: nomine illegittime fatte in campagna elettorale (COME POTETE LEGGERE QUI E ANCHE QUI).
Tutto regolare? Tutto regolare.
Poi ci sono i bandi del dipartimento regionale delle Attività produttive pubblicati in campagna elettorale.
Tutto regolare? Tutto regolare.
Per non parlare della presentazione della manovra economica e finanziaria 2018 – che non compete al Governo regionale uscente, ma compete al futuro Governo – che invece il Governo regionale uscente presenta alla stampa, annunciando aumenti di stipendio a dipendenti regionali e operai della Forestale, ben sapendo che i soldi non ci sono e che, in ogni caso, dovrebbero essere pagati dal Governo regionale che verrà.
Ma tutto fa brodo: l’importante è annunciare aumenti retributivi in campagna elettorale.
Tutto regolare? Tutto regolare.
Arriva il momento di presentare le liste. Ci sono i furbi e chi, invece, si attiene alla Legge.
Chi si attiene alla Legge raccoglie le firme per presentare le liste.
I furbi, invece, aggirano la Legge: appoggiandosi a forze politiche presenti nel Parlamento siciliano uscente, evitano la raccolta delle firme.
Tutto regolare? Tutto regolare.
Dopo tutto quello che sta succedendo in questa campagna elettorale scopriamo che la ‘gravissima’ irregolarità l’ha commessa il titolare di questo blog, candidato alla presidenza della Regione siciliana. Nel listino regionale manca il timbro di congiunzione (COME POTETE LEGGERE QUI).
La mancanza di un timbro a fronte delle nomine a ruota libera, delle serate elettorali con i dipendenti regionali, dei bandi elettorali, dell’ARPA Sicilia con i suoi direttori senza titoli, le promesse, in campagna elettorale di aumenti di stipendio cosa sono al cospetto di un timbro? Volete mettere?
Divertentissimo quello che succede con una lista del candidato alla presidenza della Regione siciliana, Fabrizio Micari, esclusa nel collegio di Messina. Scopriamo che i presentatori di questa lista hanno presentato ben due ricorsi al TAR: uno alla sezione di Catania del Tribunale Amministrativo Regionale e un secondo alla sezione di Palermo dello stesso Tribunale Amministrativo Regionale.
Già, lo stesso Tribunale Amministrativo Regionale: perché il TAR Sicilia è uno: con le sezioni di Palermo e le sezioni distaccate di Catania. Eppure – così abbiamo letto – i protagonisti della lista Micari di Messina hanno presentato ricorso avverso l’esclusione sia presso le sezioni distaccate di Catania del TAR, sia presso le sezioni di Palermo!
Come hanno fatto? Mistero…
Ma il bello deve ancora arrivare. Il TAR Sicilia ha detto no (a quanto pare per due volte…)? Allora i presentatori della lista Micari del collegio di Messina esclusi dalla competizione elettorale annunciano il ricorso al CGA, sigla che sta per Consiglio di Giustizia Amministrativa, in Sicilia organo di appello del TAR.
Tutto regolare? Certo, ci mancherebbe. A parte due piccoli particolari: che alcune nomine, al CGA, li effettua il Governo regionale; e che nella lista in appoggio di Micari a Messina è candidato il presidente della Regione uscente, Rosario Crocetta: cioè il massimo rappresentante del Governo regionale che ha effettuato le nomine al CGA.
Insomma, è un gran papocchio (COME POTETE LEGGERE QUI).
C’è o no un problema di opportunità?
Dopo di che un candidato della lista del titolare di questo blog, Lillo Massimiliano Musso, che nella vita fa l’avvocato, presenta una richiesta di accesso agli atti: vuole verificare se i criteri stringenti sono stati applicati a tutti. Gli rispondono di no!
Viene fuori che c’è stata una disparità di trattamento. E adesso come la mettiamo? (QUI UN VIDEO DI LILLO MASSIMILIANO MUSSO).
“Oggi ad Agrigento è stata stravolta la Costituzione, l’articolo 1 secondo il quale la sovranità appartiene al popolo. E’ stato violato il diritto. Si è impedito l’accesso ad atti che non sono coperti da nessun segreto, né da privacy. Chi si candida sa che la sua vita diventa un libro aperto”. (QUI POTETE LEGGERE TUTTO L’ARTICOLO).
Un dubbio ci assale: non è che coloro i quali dovrebbero esercitare la funzione di ‘arbitri’ si sono messi a giocare e, magari, se capita, a segnare pure qualche gol?
Detto questo andiamo avanti. Come ci ricorda Bertolt Brecht, “quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere”.
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