Il chimico Pagliaro sui rifiuti a fuoco: “Se vedete fumo nero, scappate il più lontano possibile”

6 agosto 2017

Cosa fare in caso di inalazione di nerofumo a causa degli incendi dei centri per la raccolta dei rifiuti? Lo abbiamo chiesto a Mario ‘Marione’ Pagliaro, chimico, docente di nuove tecnologie dell’energia, primo ricercatore al CNR di Palermo. Ecco cosa avrebbero dovuto fare gli abitanti di Alcamo e, in generale, chi si trova a poca distanza dai rifiuti in fiamme. La diossina e i terreni contaminati. Altro che tutto a posto, come cercano di far credere le ‘autorità’… 

Gli incendi dei centri per la raccolta differenziata dei rifiuti, in Sicilia, sono arrivati a sette (come potete leggere qui). Che succede nell’ambiente? Che rischi ci sono per la salute umana? L’ARPA Sicilia – nel caso dell’incendio di Alcamo, ha fatto bene o male a ‘tranquillizzare’ la popolazione a poche ore dai fatti’

Abbiamo posto alcune domande a Mario ‘Marione’ Pagliaro, chimico, docente di nuove tecnologie dell’energia, primo ricercatore al CNR di Palermo.

Ci spiega cosa si libera durante la combustione della plastica? Ci riferiamo al fumo nero e spesso…

“Certo. Si tratta del cosiddetto ‘nerofumo’, un composto carbonioso estremamente tossico che si forma quando brucia un polimero come la plastica ottenuta dal petrolio, che è ricca di idrogeno e povera o del tutto priva di ossigeno. Ad accrescerne la tossicità è la dimensione molto piccola delle particelle: tipicamente di un milionesimo di metro (un micron), che gli consente, se inalato, di raggiungere la parte profonda dei bronchi. Quindi, se vedete nerofumo intorno a voi, allontanatevi il prima possibile. O restate al chiuso fino alla completa assenza di fumo”.

Il nerofumo è pericoloso per la salute?

“Certo. Tanto per la composizione che per le dimensioni particolari. Il nerofumo è un noto cancerogeno che qualsiasi ingegnere chimico bravo in raffineria farà in modo di minimizzare”.

I cittadini di Alcamo – o una parte dei cittadini – possono aver inalato nerofumo?

“Non ero lì presente. Ma se il vento era in direzione del centro urbano e i cittadini si trovavano fuori, ebbene, non vedo come abbiano potuto evitarlo”.

Che cosa si deve fare quando si inala nerofumo?

“Bisogna assumere subito potenti antiossidanti naturali: dagli omega-3 ai carotenoidi”.

Non ricordiamo di avere letto queste indicazioni…

“Spesso le competenze sono limitate”.

E la diossina? Ci spiega quando si forma e come esercita la sua tossicità?

“La diossina è un composto organico contenente cloro la cui estrema tossicità è dovuta al modo in cui viene metabolizzata tanto dall’uomo che dalle specie animali. Per formarsi durante la combustione occorre che vi sia una fonte di cloro. Una può essere il cloro contenuto all’interno della struttura del PVC, una plastica estremamente versatile con la quale si fanno, ad esempio, porte e finestre. Un’altra può essere il cloro contenuto nell’acqua di mare come cloruro. A facilitare la formazione della diossina durante gli incendi di edifici e discariche è la presenza di piccole quantità di rame, un metallo molto diffuso. Una volta formata, la stabilità della struttura e la tendenza a sciogliersi nei grassi ne facilita l’accumulo nei grassi come il latte. Ecco perché dopo l’incendio della discarica di Palermo per molti mesi fu necessario bloccare la produzione e commercializzazione del latte in ben 7 Comuni”.

Diossina e furani – altre sostanze chimiche pericolose per la salute umana – finiscono nel nostro organismo?

“Sì. Ma soprattutto dopo. Contaminano i terreni e risalgono la catena alimentare. Concentrandosi in carni e latte”.

Ne dobbiamo dedurre che la zootecnia, in un raggio di 5 chilometri dai centri di raccolta dei rifiuti che hanno preso fuoco, potrebbe presentare problemi?

“E’ proprio per questo che servirà un serio monitoraggio”.

Questo ci porta al comportamento dell’ARPA Sicilia (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente). Come hanno fatto i tecnici dell’ARPA a tranquillizzare tutti di fronte a simili sostanze?

“Sono due i principi che devono ispirare il comportamento delle amministrazioni pubbliche che si occupano di protezione ambientale e della salute. Entrambi sono raccomandati almeno dal Summit di Rio delle Nazioni Unite del ’92. Il primo principio è quello di precauzione: in assenza di dati certi, adottare comunque cautela e raccomandare prudenza”.

E il secondo?

“Informare al più presto possibile tutta la popolazione sui dati risultanti dalle analisi ambientali. Il che significa informare il pubblico nello stesso istante in cui si informano le autorità pubbliche. Ad esempio, pubblicando subito sul web i risultati e informandone la stampa”.

L’ARPA Sicilia ha fatto bene o male o male a diffondere notizie ‘tranquillizzanti’ a poche ore dall’incendio?

“Si tratta di una prassi comune a molte emergenze analoghe. Ricordiamo quanto avvenne con l’incendio alla discarica di Palermo nell’estate del 2012: dopo settimane di notizie tranquillizzanti, l’ordinanza assessoriale arrivò a novembre. Al contrario, il principio di precauzione detta di assumere subito ogni cautela. E dopo eventualmente tornare alla normalità”.

In Sicilia come nel resto d’Italia la protezione ambientale è affidata ad Agenzie regionali in virtù di una riforma degli anni ’90. C’è qualcosa che cambierebbe?

“Sì. La questione ambientale è correlata a quella energetica. Si fa protezione ambientale con le analisi e le misurazioni. E soprattutto con la prevenzione: le nuove ARPA potrebbero svolgere un grande ruolo nella transizione energetica alle energie rinnovabili. Aiutando imprese e cittadini a passare alle nuove fonti di energia. E la Sicilia, che ha pagato un prezzo elevato nell’era del petrolio, potrebbe mostrare come farlo alle altre Regioni. Perché in Sicilia la transizione energetica è ad un punto molto avanzato, anche se non ne parla nessuno”.

 

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