L’eurodeputato M5S Ignazio Corrao interroga l’esecutivo di Bruxelles e chiama in causa il ministro Calenda. “Intervenga attraverso le Camere di Commercio per regolamentare un pericolosissimo precedente”. E’l’unico parlamentare europeo eletto in Sicilia che si batte per proteggere la nostra agricoltura
E’ l’unico eurodeputato della nostra terra che si batte per proteggere l’agricoltura siciliana dall’assalto di multinazionali e lobby varie. Lo abbiamo trovato in prima fila contro il CETA – il trattato di libero scambio con il Canada che, se approvato dal Parlamento italiano, distruggerà produzioni locali, agricoltura, sicurezza alimentare e pure posti di lavoro come vi abbiamo detto qui– e adesso, rieccolo in prima linea contro il tentativo di scippo dei grani antichi siciliani.
Parliamo di Ignazio Corrao, parlamentare europeo di Trapani del Movimento 5 Stelle, che si rivolge alla Commissione europea e al ministro per l’agricoltura per chiedere conto e ragione della registrazione del marchio del grano siciliano Tumminìa o Timiliada da parte di una società veronese.
“Così come denunciato a livello regionale dalla deputata Ars Angela Foti – spiega Corrao – la società Terre e Tradizioni, con sede a Verona, ha fatto recapitare a tutte le aziende siciliane, le quali commerciano prodotti contenenti il grano Timilia, una lettera di diffida al fine di segnalare che la denominazione Timilia è un marchio registrato e invitare le aziende a voler cessare con effetto immediato l’utilizzo del nome Timilia. Nella seconda metà del secolo scorso il Timilia era giunto quasi alla totale estinzione, a causa della diffusione delle colture di massa con varietà limitate e di gran resa, oggi molti agricoltori siciliani, grazie alla maggiore sensibilità verso la coltivazioni più naturali ed i prodotti biologici, hanno deciso di riprendere a coltivarlo, ricavando una farina naturale che ne fa un prodotto raro e pregiato. Il Timilia è oggi coltivato soprattutto da piccole aziende che producono prodotti tipici della tradizione siciliana. Il Timilia – continua Corrao- è menzionato, come frumento tipico siciliano, nella pubblicazione n.9 del 1942, della Stazione Sperimentale di Granicoltura della Sicilia, dal titolo I frumenti siciliani. Per evitare un danno economico gravissimo, insostenibile, per tutte le aziende siciliane che commerciano prodotti contenenti il grano siciliano Timilia chiediamo quindi un intervento della Commissione Europea e del ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda. Al ministro – conclude Corrao – chiediamo di intervenire attraverso le Camere di Commercio per regolamentare questa situazione che apre un pericolosissimo precedente per tutte le produzioni d’eccellenza”.
Ovviamente, manco a dirlo, gli altri eurodeputati siciliani al servizio delle segreterie romane- chiamateli pure ascari o mercenari- tacciono. Così come hanno fatto sul CETA. Ricordiamo, infatti, che PD e Forza Italia da Roma hanno ordinato di votare sì e loro hanno ubbidito fregandosene delle conseguenza per il settore agroalimentare meridionale. Non ha incantato nessuno nemmeno il voto contrario delle due donzelle del PD, Michela Giuffrida e Caterina Chinnici che, come già hanno fatto in passato, magari dicono no a trattati palesemente contrari ai nostri interessi, ma restano nel partito che li promuove. Non solo. A differenza di Corrao non hanno fatto nulla per informare i siciliani dei danni che il loro partito, con Forza Italia, infliggono all’agricoltura del Sud e della Sicilia, tifando, tra le altre cose, per l’accordo con il Canada. La stessa farsa l’hanno recitata con l’altra grande fregatura: quella sulle 90 mila tonnellate di olio d’oliva tunisino ‘scaricate’ nei paesi europei e venduto chissà sotto l’egida di quali marchi…
Sul caso dello scippo dei grani antichi vi segnaliamo, infine, la presa di posizione di TerraeLiberazione e di Simenza che si sono rivolti all’Antitrust:
Grani antichi siciliani sotto scacco: Mario Di Mauro di TerraeLiberAzione si rivolge all’Antitrust
Vi ricordiamo, inoltre, che mentre si fa di tutto per distrarre l’opinione pubblica, in Senato si corre per approvare il CETA:
CETA: 230mila posti di lavoro in meno tra Italia e Francia. In Senato la corsa per approvarlo…
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