E’ stata la maggioranza dell’Assemblea regionale siciliana a ribadire, qualche mese fa, in occasione dell’approvazione della Finanziaria 2017, che lo scrutinio delle schede sarebbe dovuto avvenire dalle 11,00 di sera in poi, dopo la fine delle operazioni di voto. Tutto fatto apposta per massacrare presidenti di seggio e scrutatori e creare le condizioni per il caos. La sostituzione di 330 presidenti di seggio. E altri retroscena
Piano piano cominciano ad emergere le notizie sul caos che, tanto per cambiare, ha contraddistinto, ancora una volta, le elezioni comunali di Palermo. In questo momento è in corso il riconteggio previsto dalla legge. Si tratta della Commissione, presieduta dal presidente del Tribunale (della quale fanno parte funzionari dello Stato, altri magistrati e un rappresentante di ogni lista che ha partecipato alle elezioni), che dovrà proclamare prima il sindaco di Palermo e poi i 40 consiglieri comunali e gli eletti nelle Circoscrizioni.
Quello che possiamo dire è che, rispetto a cinque anni fa, il Tribunale di Palermo ha sostituito 300 presidenti di seggi elettorali e altri 30 li ha sostituiti il Comune.
Da quanto si capisce il caos di Palermo è stato voluto dalla politica siciliana e, segnatamente, dalla maggioranza dell’Assemblea regionale siciliana.
Dobbiamo ricordare che, qualche mese fa, il parlamentante regionale Roberto Clemente, durante il dibattito sulla legge Finanziaria, ha presentato un emendamento per evitare che presidenti di seggio e scrutatori, dopo un giorno di lavoro (i seggi elettorali sono stati aperti domenica mattina alle 07,00, mentre le operazioni di voto si sono concluse alle 11,00 di sera), iniziassero lo scrutinio la sera stessa.
“Ho detto ai miei colleghi che, soprattutto a Palermo – dice oggi Clemente – lo scrutinio delle schede iniziato alle 11,00 di sera, dopo che presidente di seggio e scrutatori hanno lavorato tutto il giorno sarebbe stato un massacro. Ho cercato di far capire che gli uomini e le donne che lavorano nei seggi per 100 euro non sono schiavi”.
“Con il mio emendamento – aggiunge ancora Clemente – ho riproposto ciò che avevo proposto tre anni fa, in occasione dell’approvazione della legge elettorale per i Comuni: far chiudere i seggi alle 11,00 di sera, mandare a casa a riposare presidenti di seggio e scrutatori, e iniziare lo scrutinio delle schede la mattina successiva, alle 08,00. Ma non c’è stato nulla da fare”.
Evidentemente, il caos è stato programmato a tavolino dall’Assemblea regionale siciliana presieduta dal ‘genio’ di Giovanni Ardizzone (che oggi, da buon cattolico-gesuita magari ci dirà che il Parlamento è sovrano…): quello che fa discorsi da autonomista alle manifestazioni ufficiali e poi, nelle cose serie – come ha fatto in occasione del secondo ‘Patto scellerato’ Renzi-Crocetta – piega il Parlamento siciliano agli interessi di Roma.
Caos nelle spoglio delle schede voluto, cercato, preparato. Soprattutto a Palermo, dove sono in palio non gli interessi dei cittadini, ma gli appalti ferroviari che interessano le Ferrovie dello Stato e le imprese vicine a precisi gruppi politici.
Così, a Palermo, lo spoglio delle schede, in tanti casi, Iddio solo sa cos’è stato.
Dopo aver lavorato dalle 07,00 del mattino fino alle 11,00 di sera, presidenti di seggio e scrutatori hanno iniziato lo scrutinio delle schede: operazione non semplice, perché c’è la scheda unica con voto per il sindaco e per i consiglieri comunali (di doppia scheda, che semplificherebbe il lavoro, non se ne deve parlare: sennò come si fa a pescare nel torbido?).
I più fortunati hanno finito di lavorare l’indomani sera perché, oltre allo scrutinio delle schede per l’elezione del sindaco e del Consiglio comunale, c’era da scrutinare anche le schede per l’elezione di presidenti e consiglieri di Circoscrizione.
Ribadiamo – tanto per rendere chiaro quello che è successo -: i più fortunati, che sono stati pochi, hanno lavorato, ininterrottamente, dalle 06,00 del mattino di domenica 11 giugno (nei seggi, per iniziare a far votare le persone alle 07,00 del mattino si arriva almeno un’ora prima) fino alle 20,00-21,00 del giorno successivo, lunedì 12 giugno.
Ci sono stati anche i meno fortunati (la maggioranza): cioè i presidenti dei seggio e gli scrutatori che hanno finito di lavorare nella notte tra lunedì 12 giugno e martedì 13 giugno.
In pratica, hanno finito la mattina di martedì, lavorando 48 ore di fila senza dormire!
Poi ci sono stati i meno fortunati ancora – che non sono stati pochi – che hanno impiegato tre giorni, lavorando 72 ore di fila, senza dormire!
Si racconta di gente colpita da malore, dal sonno, dalla stanchezza.
I deputati regionali che hanno imposto lo scrutinio senza far riposare presidenti di seggio e scrutatori queste cose le sanno? A loro, tanto, cosa gliene frega?
Sapete con quale scusa la maggioranza del Parlamento siciliano ha deciso di far lavorare senza far riposare queste persone? Perché la pubblica amministrazione avrebbe dovuto pagare di più: a quanto pare, 100 euro in più.
Così il Parlamento nel quale una parte dei fondi pubblici dei gruppi parlamentari vola via in regali, panettoni, caffè, cene e via continuando ha deciso che sarebbe stato uno ‘spreco’ dare 100 euro in più a presidenti di seggio e scrutatori!
Che cos’è successo, allora, nei seggi dove la stanchezza e il sonno stremavano presidenti e scrutatori?
Questo a noi sembra un altro motivo in più per richiedere non la lettura dei verbali (che valore possono avere i verbali di uno scrutinio così caotico?), ma un secondo scrutinio di tutte le schede, alla presenza dei magistrati e dei rappresentanti delle formazioni politiche che hanno preso parte a questa disgraziata competizione elettorale.
Ancora complimenti vivissimi alla maggioranza del Parlamento siciliano che ha cercato e voluto questo caos.
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