Oggi siamo al paradosso. Il capitalismo finanziario che regna sovrano al posto degli Stati democratici vuole convincerci che parlare di diritti è fuori moda. Così come parlare di produzioni locali e primato della salute. Anche di questo si è discusso al convegno sulla sovranità monetaria andato in scena ieri a Palermo. Il nostro blog ha fornito un esempio concreto dell’arroganza del potere economico…
La dittatura del capitalismo finanziario. Il tradimento della moneta unica europea che ha reso tanti Paesi, Italia in primis, molto più poveri di prima. Lo strapotere delle multinazionali che si fanno confezionare leggi e trattati ad hoc. La perdita di sovranità politica che si è tradotta in una guerra di potenti consorterie economiche contro gli interessi dei territori. Di tutto questo si è parlato ieri, nel corso di un interessante convegno andato in scena al Don Orione di Palermo, al quale hanno preso parte economisti cosiddetti ‘sovranisti’ arrivati da tutta l’Italia ed esponenti dei movimenti sicilianisti.
Qui abbiamo pubblicato l’intervista al professor Ernesto Screpanti che ha tracciato un bilancio dei primi 16 anni di moneta unica. In buona sostanza, da quando c’è l’euro, a crescere sono state solo disoccupazione, povertà e precarizzazione. Mentre si è fatto di tutto per distruggere lo stato sociale e i diritti dei lavoratori. Screpanti è uno studioso di primo piano, carte e numeri a sostegno della sua analisi che vi invitiamo a leggere sintetizzata, come è necessario che sia, nell’intervista che ci ha gentilmente concesso. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo L’imperialismo globale e la grande crisi, dove approfondisce il ruolo delle multinazionali e del finanzcapitalismo.
Un tema ripreso da Franco Busalacchi (candidato alla Presidenza della Regione ed editore di questo blog) che nel suo intervento ha ripercorso le tappe dello sviluppo capitalistico dalla caduta del muro di Berlino ad oggi, soffermandosi su un esempio molto concreto -e che ci riguarda da vicinissimo – di quel potere delle multinazionali che somiglia tanto all’arroganza.
“Quando è caduto il muro di Berlino – ha detto Busalacchi – non ho esultato più di tanto. Perché se è vero che bisognava porre fine a quel comunismo, qualcosa che poteva essere e non è stato, è anche vero che fungeva da deterrente. Il muro è caduto perché il capitalismo ha vinto ed è un capitalismo che non fa prigionieri. I partiti che orbitavano in quell’area avrebbero dovuto arginare i danni del capitalismo sfrenato, ma non lo hanno fatto. Sono cambiati, rinunciando alla loro identità che avrebbe loro consentito di essere una realtà molto più importante di quello che sono, a partire da quel partitino che si chiama PD”.
“Oggi, oltre all’impoverimento dei cittadini italiani di cui ha parlato il professor Screpanti – ha aggiunto l’editore di questo blog – sempre meno persone detengono la ricchezza mondiale. Siamo passati da 500 a 8 persone che controllano il 99% della ricchezza”
“E’ un sistema che non ha scrupoli, lo vediamo ogni giorno e posso fornirvi un esempio che mi riguarda: sapete di cosa mi accusano le multinazionali della pasta che mi hanno fatto causa? Di difendere accanitamente il grano del Sud Italia. Avete capito bene, questa sarebbe la colpa che viene contestata al blog I Nuovi Vespri, di cui sono editore: ‘difesa accanita del grano meridionale’. Quello che per me è un onore, per loro è una colpa”.
A questo punto, la platea, colpita dalla notizia, ha chiesto dettagli.
Il caso, come probabilmente molti dei nostri lettori sanno, nasce dalla nostra campagna a favore della dieta mediterranea e delle produzioni locali. La pasta, va da sé, è un pilastro della nostra dieta, ma che pasta? Con numerosi articoli e con la collaborazione dell’associazione GranoSalus abbiamo affrontato il tema del grano usato dalle industrie della pasta. Che, in tantissimi casi, italiano non è. Non solo. Arriva da Paesi che, non avendo le nostre condizioni climatiche, per fare maturare la pianta usano il famigerato glifosato o altre sostanze tossiche.
Un problema, quello del grano estero, confermato anche da diverse associazioni di categoria. Confagricoltura Sicilia, ad esempio, ha parlato chiaramente di farsa del Made in Italy con riferimento proprio alle multinazionali della pasta.
Poi sono arrivate le analisi di GranoSalus su otto marche di pasta. E apriti cielo: i signori della pasta finto Made in Italy hanno sfoggiato schiere di avvocati. Anche contro il nostro blog che ha il ‘difetto’ di cui sopra.
“Se il grano cresce dalle nostre parti è perché abbiamo le giuste condizioni climatiche. Cosa è l’eta dell’oro? E la Sicilia a Giugno, le bionde messi. Questi signori, invece, si fanno arrivare grano estero che contiene di tutto e su navi che magari il giorno prima trasportavano petrolio. E i limiti accettati dall’Unione europea quando parliamo di sostanza tossiche? Non ci vuole un genio per capire che le lobby esercitano pressioni anche a Bruxelles. Tra l’altro, parliamo di limiti consentiti sulla base del consumo medio europeo che non è quello italiano, né tanto meno quello siciliano. E che nessun limite può essere tollerabile quando si parla di veleni”.
“Come ha già detto l’amico Massimo Costa – ha aggiunto Busalacchi – il fatto che la pasta industriale costi meno è una trappola. Corriamo il rischio di spendere i soldi risparmiati per curarci dopo avere mangiato veleni”.
La pasta non è l’unico esempio. C’è anche la questione dell’olio d’oliva tunisino e di tanti altri prodotti che arrivano sulle nostre tavole solo per favorire questa o quella lobby. Il tutto sempre con l’avallo dell’Unione europea.
E il Sud Italia e la Sicilia rischiano di pagare il fio più amaro. Queste forze del finanzcapitalismo che dettano legge al posto degli Stati democratici non hanno nessun interesse a fare crescere la nostra agricoltura, le nostre produzioni locali. Non hanno nessun interesse a salvare e difendere la dieta mediterranea. Tra la salute dei consumatori e il loro business scelgono il secondo.
E’ una lotta impari? Davide contro Golia? Certo non è facile. Ma, per cominciare, il cambio di abitudini nei consumi è un’arma potentissima:
“Sono le paste industriali a dovere diventare una nicchia, non le nostre produzioni locali”, ha sottolineato Busalacchi.
Su questo argomento la platea si è infiammata. Non è sfuggito a nessuno dei presenti l’importanza della difesa della salute che nel nostro caso va di pari passo con la difesa della nostra economia.
Va da sé, come hanno sottolineato sia Busalacchi che Massimo Costa, che non si potrà agire, a livello politico, con azioni concrete a protezione delle nostre produzioni, finché ci terremo una classe politica asservita ad interessi che non sono quelli dei Siciliani.
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