Pasta di grano duro Senatore Cappelli prodotta a Torino e pasta di Tumminìa prodotta a Milano…

11 aprile 2017

Stiamo scherzando? Purtroppo, no. Com’era prevedibile, il Nord Italia sta provando a scippare al Sud il grande affare dei grani duri antichi. Nel luglio dello scorso anno questo blog ha ipotizzato che questo scenario non era impossibile. E infatti si sta puntualmente verificando. A Milano e a Torino producono e vendono pasta prodotta con i grani antichi di Sicilia e Puglia. Resta da capire da dove arriva tutta ‘sta produzione se – per esempio – nella nostra Isola la produzione è molto limitata 

Ricordate? Lo scorso anno, tra luglio e novembre, abbiamo puntato i riflettori sui grani antichi della Sicilia e, in generale del Sud Italia. Per la precisione, su alcune varietà di grani duri legati alla storia della granicoltura del nostro Mezzogiorno: Tumminìa, Senatore Cappelli, Russello e via continuando (per la cronaca, la varietà Senatore Cappelli non è un grano antico, ma una varietà – importantissima – selezionata nei primi del ‘900). Abbiamo sottolineato l’importanza di queste varietà e la necessità di valorizzarle. Contrariamente a quello che pensano in tanti, i grani duri antichi della tradizione siciliana e, in generale, della tradizione del Meridione d’Italia sono economicamente convenienti, come ci ha raccontato il presidente di Confagricoltura Sicilia, Ettore Pottino (qui l’articolo che racconta la storia della sua azienda e della pasta che produce con grani duri antichi).

Nel luglio e nel novembre dello scorso anno abbiamo anche segnalato la possibilità che i nostri grani duri antichi, in assenza di concreti progetti di valorizzazione, possano diventare il grande affare di soggetti che nulla hanno a che spartire con la Sicilia, con la Puglia e, in generale, con il grano duro del Sud. Lo abbiamo scritto in questo articolo che abbiamo pubblicato nel luglio dello scorso anno.   E l’abbiamo ribadito in questo articolo che riprende una dichiarazione dell’europarlamentare del Movimento 5 Stelle eletto in Sicilia, Ignazio Corrao. Sembra incredibile, ma quello che noi abbiamo ipotizzato è diventato realtà. Passeggiando tra i banchi di un grande centro commerciale di Palermo abbiamo scoperto che aziende del Centro Nord Italia producono pasta con il grano duro siciliano.

Una marca di Carpi, provincia di Modena, produce pasta di grano duro. Fin qui nulla da dire. Dobbiamo ricordare, infatti, che l’80% della produzione nazionale di grano duro si localizza nel Sud Italia (con in testa Puglia e Sicilia) e il 20% nel Centro Italia. La differenza di qualità c’è: man mano che, dal Sud, ci spostiamo verso il Nord Italia la qualità del grano duro peggiora. Detto questo, la produzione di pasta dalle parti di Modena, anche con grani duri antichi, è un po’ anomala, ma potrebbe essere in parte giustificata. E, tutto sommato, ci stanno anche i rigatoni prodotti con i grani duri antichi ad Ancona.

Dopo di che scopriamo due linee di produzione di pasta con una varietà di grano duro antico – la varietà Tumminia – e con il grano duro Senatore cappelli ci lasciano un po’ stupiti. La prima marca è di Milano e produce penne integrali con con la varietà Timilia, cioè la nostra Tumminìa. Ci chiediamo e chiediamo: a Milano dov’è che può essere coltivata la varietà di grano duro Tumminìa o Timilia? Non meno stupefacente la marca di Torino, che produce pasta con la varietà di grano duro Senatore Cappelli. Stessa domanda: a Torino dove si dovrebbe coltivare la varietà di grano duro Senatore Cappelli? Sulle Alpi? Con molta probabilità, le aziende del Centro Nord Italia hanno scoperto che i grani duri antichi del Sud Italia e la varietà Senatore Cappelli – e in particolare di Sicilia e Puglia – sono il grande affare dell’agricoltura. Gli unici a non averlo scoperto sono gli amministratori delle Regioni Puglia e Sicilia che, fino ad oggi, non hanno fatto nulla per valorizzare i grani duri antichi e la varietà Senatore Cappelli.

In generale, se andiamo a verificare cosa succede nella filiera del grano duro, ci accorgiamo che, passando dal grano alla pasta, i prezzi aumentano del 500%. Già la pasta è un grande affare con il grano duro ordinario prodotto nel Sud Italia, che l’anno scorso è stato venduto a 20-21 Euro al quintale. Ora provate a immaginare che affare diventa se il prezzo del grano duro – come nel caso della varietà Senatore Cappelli – si vende a 60 euro a quintale! E infatti se un kg di pasta con grano duro ordinario costa un euro e mezzo-2 euro, un kg di pasta prodotta con i grano duri antichi o con grano duro Senatore Cappelli costa da 6 a 7 euro al kg. Il nostro blog ha iniziato un ‘viaggio’ tra le aziende artigianali della Sicilia che producono pasta con i grani duri siciliani, ordinari e antichi (qui trovate le prime sei puntate del nostro ‘viaggio’).

Ma, come potete notare, l’idea di guadagnare sui grani antichi di Sicilia e Puglia e sul grano Senatore Cappelli è venuta anche ai milanesi e ai torinesi. E’ chiaro che a Milano e a Torino non ci sono le condizioni per produrre, rispettivamente, grano duro Timilia e grano duro Senatore Cappelli. E’ chiaro che questi signori il grano duro antico lo vengono ad acquistare nel Sud Italia. Così assistiamo a qualcosa di paradossale. Mentre nel Sud Italia la grande industria taglieggia i produttori di grani duri, imponendo prezzi bassi con ‘magheggi’ vari, le imprese del Nord piombano nel Mezzogiorno per fare incetta di grani duri antichi. Anche se, in questa storia, non possiamo non notare qualche stranezza. Almeno in Sicilia. Alla fine – e questo è un dato ufficiale – i grani antichi della nostra Isola sono coltivati, sì e no, su 5 mila ettari circa di terreno. Con produzioni basse, rispetto ai grani duri tradizionali. Come stiamo raccontando nel nostro ‘viaggio’, tanti piccoli imprenditori siciliani – che spesso sono anche produttori di grano duro – cominciano a cimentarsi nella produzione di pasta artigianale con grande successo di mercato, perché i Siciliani stanno cominciano a capire l’importanza, nel Sud Italia, della pasta di grano duro a chilometro zero, cioè prodotta nelle nostre contrade: una pasta priva di micotossine.

Dopo di che vanno in scena stranezze. Nei grandi centri commerciali è tutto un grande fiorire di farine di grani duri antichi: Timilia o Tumminìa, Russello, Perciasacchi, Senatore Cappelli  e via continuando. Ora – anche nei grandi centri commerciali della Sicilia – è arrivata la pasta prodotta con i grani duri antichi nel Centro Nord Italia. Domanda: ma i 5 mila ettari di terreni a grano duro coltivati in Sicilia giustificano tutto quello che sta succedendo? Non sarebbe il caso di avviare i controlli, sul modello GranoSalus, sulla pasta e sulle farine di grani duri antichi che circolano nei grandi centri commerciali? Checché se ne possa dire, la prassi adottata da GranoSalus è vincente. Perché ai consumatori, oggi, interessa poco sapere che un prodotto è a marchio IGP o DOP: alle persone interessa sapere non solo cosa c’è scritto nelle etichette, ma soprattutto che cosa c’è dentro i contenitori dei prodotti: nel caso della pasta, interessa sapere con quale grano duro è stata prodotta e se tale pasta contiene sostanze che fanno male alla salute. Il metodo GranoSalus (qui l’articolo sui risultati dei primi controlli effettuati su otto marche di pasta industriale prodotte in Italia) è l’unico che può stroncare sul nascere eventuali speculazioni.

 

 

 

 

 

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