Prima di lasciare la regione siciliana i renziani – che hanno già ‘saccheggiato’ il Bilancio della Regione – vorrebbero scippare alla Sicilia pure la gestione di oltre 5 miliardi di Euro di forniture per penalizzare le imprese siciliane. Massimo Costa: “In palio ci sono 5 miliardi di Euro di appalti l’anno della Centrale unica di committenza siciliana che vorremmo fossero gestite da una società pubblica, e non da una società privata. Vorremmo vederci chiaro”
E’ normale che Roma, tramite l’assessore-commissario della Regione siciliana, Alessandro Baccei, debba fare il bello e il cattivo tempo nelle gare per le forniture?
In queste ore registriamo lo stop al bando da 31,7 milioni di Euro per l’affidamento della gestione dei servizi per la piattaforma informatica della Centrale unica di committenza della Regione. A bloccare tutto è stato il responsabile della centrale, l’avvocato Fabio Damiani. Niente pubblicazione, almeno per ora, sulla Gazzetta europea. Si stanno facendo verifiche con Sicilia e-Servizi, la società della Regione.
Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, vorrebbe mandare a casa l’assessore-commissario Baccei. Minaccia di farlo, ma non l’ha ancora fatto. Baccei dice che con la manovra che sta mettendo in atto si ridurranno le tasse per i siciliani: cosa, questa, alla quale credono lui e i renziani
In ballo ci sono forniture milionaria. Anzi, miliardarie:
4,4 miliardi di Euro per forniture farmaceutiche per ospedali e ASP;
250 milioni di Euro per i pannoloni delle stesse ASP;
350 milioni di Euro per la pulizia degli uffici regionali;
250 milioni di Euro per materiale medico;
30 milioni di Euro per lo smaltimento dei rifiuti sanitari;
80 milioni per gli aghi;
38 milioni per servizi tecnici.
Nei giorni scorsi il presidente Crocetta è stato chiarissimo:
“Con sei miliardi di appalti centralizzati la Sicilia perderà il 7,5% di PIL, cioè il 2,5% all’anno per i prossimi tre anni. Un danno incalcolabile per le imprese e per i disoccupati”.
Sulla vicenda interviene Massimo Costa, leader degli Indipendentisti siciliani:
“Il ‘commissario’ Baccei non vuole che la Sicilia affidi le proprie gare d’appalto alla propria società d’informatica, ma la vuole dare in appalto ai privati (importo 32 milioni), evidentemente perché l’ORDINE che viene da Roma è questo. In palio ci sono 5 miliardi di Euro di appalti l’anno della Centrale unica di committenza siciliana che vorremmo fossero gestite da una società pubblica, e non da una società privata. Vorremmo vederci chiaro. Perché Roma, attraverso Baccei, deve decidere ‘come’ si devono dare gli appalti in Sicilia? Fateci un pensierino e datevi una risposta. Più ci penso e più mi convinco che l’appartenenza della Sicilia all’Italia è solo l’opera di un comitato d’affari massonico che ci succhia il sangue”.
“Cara maestra – conclude Costa – ovunque tu sia, perché non me l’hai detto subito? Ci ho messo 40 anni ad arrivarci da solo… Forse non lo sapevi neanche tu”.
Sulla vicenda interviene l’editore di questo Blog, Franco Busalacchi, candidato alla presidenza della Regione siciliana:
“Questa storia ha dell’incredibile. L’unico dato positivo, per quello che può valere dopo quasi cinque anni di atteggiamento supino nei riguardi di Roma, è il risveglio del presidente Crocetta, che ogni tanto si ricorda di essere il governatore della Sicilia. Siamo davanti a un palese tentativo di penalizzare le imprese siciliane”.
“In questa incredibile vicenda – conclude Busalacchi – sono inquietanti i silenzi politici. Il silenzio dei vertici regionali del PD siciliano e dei parlamentari, regionali e nazionali. E il contestuale silenzio dei parlamentari regionali e nazionali di Forza Italia. Se queste non sono prove di inciucio, ditemi voi cosa sono…”.
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