Prima li lasciano senza un euro, poi approvano una norma che prevede la decadenza dei sindaci se non approvano i bilanci. Schizofrenia allo stato puro accompagnato dal solito servilismo che impedisce di risolvere la crisi finanziaria degli enti locali. La protesta dell’Anci Sicilia
La storia politica siciliana si arricchisce di un nuovo capitolo che definire assurdo è poco. Parliamo dei Comuni siciliani che da quattro anni a questa parte vivono una delle peggiori stagioni della loro vita. Ne abbiamo parlato spesso, anche con rappresentanti degli enti locali, e il tema è sempre stato quello dei tagli nazionali e regionali che hanno ridotto al lumicino il fondo per le autonomie locali. Il risultato è che moltissimi comuni sono a rischio dissesto, i servizi essenziali stanno scomparendo, le scoperture bancarie aumentano. “La situazione è fuori controllo” ha detto in questa intervista il vice Presidente dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta, parlando delle conseguenze dei tagli.
E la politica che fa? Invece di opporsi ai tagli romani per salvare i Comuni siciliani o invece di pretendere quanto dovuto dallo Stato (è appena il caso di ricordare che la Corte dei Conti siciliana ha a proposito di spettanze erariali, ha parla di entrate che sono state trattenute, in maniera unilaterale, dallo Stato “privando conseguentemente la Regione della liquidità necessaria per fare fronte alla chiusura del programma comunitario e ai pagamenti della PP.AA”), presenta il conto della sua inutilità agli stessi Comuni.
L’Ars, infatti, qualche giorno fa ha approvato una norma che prevede la decadenza dei sindaci e dei consigli comunali in caso di mancata approvazione del bilancio. Domanda: ma come fanno i Comuni ad approvare i bilanci nei tempi e nei modi giusti se li avete lasciati senza un euro?
Assurdo, ma tant’è. Difficoltà che in questo momento sono pure peggiori visto che la Regione stessa non ha ancora approvato il suo bilancio (non può erogare dunque tutto il dovuto, per quel poco che è ai Comuni). Particolare sul quale si soffermano Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale di AnciSicilia:
“Non riusciamo a comprendere come in una Regione come la nostra nella quale, a causa dell’assenza del Bilancio regionale, si sta impedendo materialmente ai comuni di poter predisporre il bilanci di previsione secondo le regole dettate dalla riforma dell’armonizzazione contabile, si possa prevedere la decadenza del sindaco e della giunta anche in caso di mancata approvazione del bilancio di previsione”.
“Stiamo parlando – aggiungono – di una materia particolarmente controversa sulla quale interviene, ora, una norma di interpretazione autentica, con effetto retroattivo, che a prima vista sembrerebbe contraria perfino al buon senso. Con queste ultime decisioni, l’Ars crea da un conto le condizioni che impediscono l’approvazione dei bilanci di previsione e dall’altro prevede, oggi per allora, un inasprimento della sanzione, che, come appare di tutta evidenza, puo’ rappresentare, di fatto, una forma mascherata di sfiducia nei confronti del primo cittadino”.
“Contro gli effetti di quest’ultimo atto, che appare sempre più come una lunga ed inutile ‘saga’, – conclude il presidente Orlando – valuteremo all’interno degli organismi dell’Associazione ogni forma di mobilitazione che eviti di rendere ancora più fragile uno degli ultimi presidi democratici sul territorio”.
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