Pasta al glifosato: alla fine “Bianco e Nero” in onda su La 7 non smentisce Granosalus. Anzi

7 marzo 2017

Vi consigliamo di vedere la trasmissione – “Bianco e Nero” condotta da Luca Telese – andata in onda ieri sera su La 7(da 2 ore e 18 minuti in poi). All’inizio sembra sparata contro GranoSalus e le analisi sulla pasta industriale italiana. Poi, però, correttamente, parlano i fatti e ospiti competenti. Ce n’è uno che sputtana il glifosato e il grano duro canadese. E un altro che dice la verità sull’eccesso di glutine che piace tanto alle industrie. Manca solo il passaggio sulle micotossine DON, ma chi esce vincente da questa trasmissione è proprio GranoSalus

All’inizio, ascoltando l’introduzione, uno pensa: “Ecco, hanno fatto una trasmissione televisiva per smentire i risultati delle analisi sulla pasta industriale promesse da GranoSalus“. In effetti, nelle prime battute si parla di “bufale”, di “allarmismo” e bla bla bla. Poi, però, ci si accorge che la puntata di Bianco e Nero, la trasmissione condotta da Luca Telese andata in onda ieri sera su L7 (a vostra disposizione qui) dedicata al grano duro e, in particolare, alla pasta industriale, non solo non smentisce i risultati delle analisi sulla pasta volute da GranoSalus, ma – almeno su due punti cruciali di questa storia (e precisamente sul glifosato e sul glutine) – dà ragione alla battaglia che l’associazione che raccoglie produttori di grano duro di tutte Regioni del Sud Italia e di cittadini conduce da tempo.

Ribadiamo: l’inizio della trasmissione sembra tutto contro GranoSalus. Si parla anche di un’intervista al presidente dell’associazione, Saverio De Bonis, che poi non è stata trasmessa (su questo punto pubblicheremo più tardi una precisazione dello stesso De Bonis). Luigi Scordamiglio, presidente di Federalimentari, ad esempio, dice che manca un’informazione pacata. Ma non entra nel merito.

Rolando Manfredini, responsabile della sicurezza alimentare di Coldiretti, dice cose molto importanti. E cioè che in Italia si producono 5 milioni di tonnellate di grano duro. Un quantitativo, spiega Manfredini, che non basta non agl’italiani, ma alle industrie della pasta italiane che esportano la pasta in mezzo mondo.

Da qui l’esigenza di acquistare grano duro estero. Il dirigente della Coldiretti spiega che l’Italia acquista 2,3 milioni di tonnellate di grano estero. Che, nella maggior parte dei casi, è grano duro canadese.

A questo punto Manfredini illustra quello che questo blog scrive da tempo come, ad esempio, nel seguente articolo:

Il grano duro canadese migliore di quello siciliano? Falso: è solo un grande imbroglio al glifosato

insomma, il dirigente di Coldiretti, senza giri di parole, spiega che in Canada – nella zone fredde e umide del Canada – il grano duro viene fatto maturare con il glifosato. Cosa, precisa Manfredini, che in Italia non si può fare, perché il glifosato – oggi l’erbicida più usato nel mondo – non può essere utilizzato in fase di pre-raccolta.

Non si utilizza in fase di pre-raccolta – aggiungiamo noi – perché inquinerebbe il grano!

Invece in Canada si usa il glifosato per far maturare il grano duro: grano duro che poi finisce in Italia e viene utilizzato dalle industrie della pasta: da qui la presenza del glifosato nella pasta industriale fatta analizzare da GranoSalus, come potete leggere qui:

GranoSalus: i risultati delle analisi sulla pasta Barilla, Voiello, De Cecco, Divella, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro 100% Puglia

Importante la precisazione di Manfredini: tra la coltivazione del grano duro in Italia e la coltivazione del grano duro in Canada (con riferimento alle aree fredde e umide del Canada, dove il grano duro viene fatto maturare con il glifosato) “non c’è reciprocità”.

Insomma: i due prodotti – il grano duro italiano e il grano duro canadese che arriva con le navi – non sono uguali. Anzi!

Ciro Vestita, nutrizionista fitoterapeuta dice la verità sul glutine: dice, in parole semplici che l’eccesso di glutine non è un toccasana per il nostro organismo. Il noto nutrizionista dà una notizia che noi non conoscevamo. Vediamola in sintesi.

Noi, in Sicilia, siamo abituati con i grani duri che, con l’11% di glutine, possono essere utilizzati tranquillamente per produrre pasta. Nella nostra Isola nel passato si faceva così; e c’è ancora chi fa così (anche se c’è pure chi ci dà sotto con le concimazioni azotate per aumentare la percentuale di glutine nel grano duro).

La grande industria della pasta vuole un grano duro con almeno il 14% di glutine: e già questa è una percentuale elevata. Ma Ciro Vestita dice che, in certi casi, la percentuale di glutine di certi grani duri arriva fino al 18%!

Quindi la spiegazione: una percentuale di glutine così alta fa male al nostro intestino.

Noi invece diciamo che il grano duro con alta percentuale di glutine ha incasinato mezzo mondo, diffondendo la Gluten sensivity, una malattia simile alla Celiacha, ma che non è la Celiachia.

Su questo argomento vi consigliamo di leggere il seguente articolo nel quale una delle massime autorità al mondo su questa malattia – il professore Alessio Fasano – illustra tutto quello che si deve sapere su tale argomento:

Tutto quello che dobbiamo sapere sul glutine, dalla celiachia alla Gluten sensitivity

Certo, sarebbe stato bello se, in trasmissione, fosse stato detto anche il perché le industrie della pasta utilizzano i grani duri con alta percentuale di glutine: non perché il glutine conferisce alla pasta la tenuta durante la cottura (cosa vera solo in parte), ma perché l’alta percentuale in glutine consente alle stesse industrie di essiccare la pasta in due ore invece che in ventiquattro ore, con notevole risparmio di energia (e maggiori guadagni).

Solo che i maggiori guadagni delle industrie della pasta – e questo è emerso anche in trasmissione – dà luogo a una pasta troppo ricca di glutine che fa male al nostro intestino!

Nella trasmissione non si è parlato delle micotossine DON, che sono presenti in abbondanza nei grani duri canadesi a causa del clima umido di quel Paese; mentre è assente nel grano duro coltivato nelle Regioni del Sud Italia.

Anche in questo caso dobbiamo avere un po’ di pazienza: già è tanto che una TV abbia affrontato questo tema. Dovranno essere i cittadini consumatori a difendersi. E la prima difesa è l’informazione.

Ricordiamo ai nostri lettori noi non si contestiamo i livelli di contaminazione entro i limiti di legge del glifosato e delle micotossine DON: noi diciamo e ribadiamo che la pasta prodotta con i grani duri coltivati nel Sud Italia non contengono né glifosato, né micotossine DON.

Se una pasta prodotta con il grano duro coltivato nel Sud presenta queste sostanze anche nei limiti consentiti dalle leggi, ebbene, c’è qualche problema.

Le analisi volute da GranoSalus e realizzate presso laboratori certificati nel rispetto di rigidi protocolli hanno evidenziato la presenza di sostanze dannose per la salute (micotossine, erbicidi e metalli) in misura inferiore ai limiti fissati dalle norme vigenti.

Da qui una domanda: ma se c’è la possibilità di mangiare pasta che non contiene queste sostanze – e in Sicilia, grazie alla pasta artigianale prodotta con grano duro locale, questa possibilità c’è – perché non mangiare pasta artigianale siciliana invece che pasta industriale?

Ultima considerazione che ricordiamo spesso: secondo quanto stabilito dall’Unione Europea, le quantità di micotossina DON compatibili per l’alimentazione umana sono stabilite in 1700 parti per miliardo.

Il primo problema è che questa quantità consentita di micotossina DON è tarata per un consumo di 5 Kg di pasta all’anno. Ma in Italia, in media, un consumatore mangia da 23 a 25 Kg di pasta all’anno, con punte di 30 Kg nel Sud Italia!

Questo significa che l’Unione Europea ammette che in Italia la gente ingerisca un quantitativo di micotossine DON 5-6 volte superiori a limiti di legge! Tutto questo è normale?

Il secondo problema è che in Canada -dove sono molto attenti alla salute umana – se un grano duro contiene un quantitativo di micotossina DON pari a 1.000 parti per miliardo viene considerato tossico e non viene nemmeno utilizzato come cibo per gli animali!

“Orbene – commentano dalle parti di GranoSalus – un consumatore Italiano avrà ben diritto di scegliere per sé ed i suoi familiari una pasta che non nuoce alla salute dei maiali Canadesi?”.

Ci sono state anche polemiche sui risultati delle analisi che GranoSalus non vuole rendere pubbliche. Su questo punto l’associazione precisa:

“Circa le prime divulgazioni dei risultati delle analisi effettuate, GranoSalus conferma di aver operato con la massima prudenza e di conservare le evidenze documentali di quanto affermato e che, pertanto, non teme i minacciati ricorsi alle vie giudiziarie”.

Della serie: i risultati delle analisi non verranno consegnati ai giornali, ma alla magistratura, se ne farà richiesta.

Insomma: chi contesta le analisi di GranoSalus può rivolgersi alla magistratura.

 

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