Si fa sempre più duro lo scontro tra tanti produttori di grano duro del Sud Italia e i grandi industriali della pasta. Questi ultimi hanno capito che non potranno più utilizzare il grano duro canadese al glifosato (ormai lo sputtanamento di questo diserbante è internazionale). E si vorrebbero accaparrare il grano duro del Mezzogiorno a prezzi bassi. Ma, almeno in Puglia, stanno toccando duro. Con l’associazione GranoSalus che dà battaglia e che si sta rivolgendo all’Antitrust. La ‘guerra del grano duro’ tocca anche la Sicilia, se è vero che tanti produttori hanno già aderito a GranoSalus
Si fa sempre più duro lo scontro sul prezzo del grano duro. Da una parte c’è la grande industria italiana della pasta che, adesso, comincia ad avere paura. Gli industriali pensavano che con l’accordo tra Unione Europea e Canada (il cosiddetto CETA) – accordo che è stato imposto alla Vallonia (anche se qualcosa Unione Europea e Canada hanno dovuto cedere ai valloni, come potete leggere qui) – tutto sarebbe tornato a posto. Il CETA, di fatto, rispetto al problema del grano duro canadese, è un capolavoro di ambiguità. E’ noto che il grano duro al gllfosato (o gliphosate) – e una parte del grano duro canadese, cioè quello che il Canada esporta, è pieno di glifosato – non potrà più essere utilizzato in Italia. Ma il CETA non vieta al Canada l’esportazione del proprio grano duro fatto maturare artificialmente con il glofosato, il pesticida che fa paura al mondo. Così tutto resta confuso ed incerto.
Ribadiamo: tutto è affidato all’ambiguità. Con molta probabilità, le navi cariche di grano duro canadese piene di glifosato continueranno ad arrivare nei porti italiani. Nessuno li controllerà (anche perché i controlli costano, durano giorni, e se non si trova nulla di irregolare gli armatori fanno causa al nostro Paese: per evitare questo ci vorrebbe una legge per imporre i controlli alle navi cariche di grano che arrivano in Italia: ma dubitiamo che il Parlamento nazionale di ‘nominati’ approvi una legge che tuteli la salute dei cittadini italiani, colpendo gli interessi forti).
L’ambiguità non dispiacerebbe alla grande industria italiana della pasta del nostro Paese. Il problema è che, in questa storia, si è infilata GranoSalus – l’associazione di produttori di grano che raccoglie agricoltori in tutto il Mezzogiorno d’Italia – che ha annunciato l’avvio dei controlli non nei porti, ma sui pacchi di pasta destinati al consumo e, in generale, in tutti i derivati del grano che sui vendono al dettaglio.
Può sembrare l’uovo di Colombo: ma nessuno, fin’ora, ci aveva mai pensato. E poiché il grano duro canadese che arriva con le navi non è certo esente da glifosato, come potete leggere qui di seguito:
Il grano duro canadese migliore di quello siciliano? Falso: è solo un grande imbroglio al glifosato
ecco che la grande industria della pasta comincia ad avere paura. Perché quello che avrebbe dovuto fare lo Stato italiano – ovvero i controlli sulla salubrità dei derivati del grano che arrivano sulle tavole degli italiani, a cominciare dalla pasta – lo faranno gli stessi agricoltori e, si spera, anche i consumatori.
Quello che sta avvenendo per la prima volta nel mondo del grano duro del nostro Paese per l’industria della pasta italiana è un problema serio. Perché un conto è acquistare il grano duro canadese, mescolarlo con quello italiano e produrre pasta nel silenzio generale, in assenza di verifiche, mentre altra e ben diversa cosa è fronteggiare un’associazione, GranoSalus – che ormai conta migliaia di produttori di grano duro della Puglia, della Basilicata, della Sicilia e via continuando – che non solo si accinge ad effettuare i controlli sui pacchi di pasta, ma che li renderà noti a tutti i cittadini pubblicandoli sulla rete.
Così la grande industria della pasta italiana – che fino ad oggi ha penalizzato i produttori di grano duro del Sud Italia – è costretta a prendere le contromisure.
Due giorni fa abbiamo pubblicato un’intervista rilasciata da Luca Barilla con la replica del coordinatore di GranoSalus, Saverio De Bonis:
Pasta: gli industriali si difendono. Barilla: “La nostra pasta è buona”. GranoSalus: “Ci vediamo ai controlli”
Oggi parliamo di quello che sta succedendo in queste ore in Puglia, dalle parti di Foggia, città del Sud che è una delle ‘Capitali’ del grano duro italiano (che, lo ricordiamo, è una coltura tradizionale del Mezzogiorno d’Italia, con Puglia, Sicilia e Basilicata che producono l’80% del grano duro italiano).
Succede, ad esempio, che il gruppo Divella – marchio storico pugliese della pasta industriale – sta provando a rifornirsi di grano duro pugliese. Il fatto è positivo, perché significa che Divella ha capito che la stagione del grano duro al glifosato volge al termine.
Il problema è che i grandi industriali della pasta vorrebbero acquistare il grano duro del Sud Italia aggirando il mercato. Il grano è un prodotto che si conserva. Quest’anno, grazie all’andamento del mercato internazionale controllato dalle multinazionali, il prezzo del grano duro del Sud Italia è piombato a 14 Euro al quintale. Un prezzo irrisorio, tale da non coprire nemmeno i costi di produzione. Così i produttori hanno conservato il grano in attesa di tempi (e di prezzi) migliori.
Gli agricoltori del Sud Italia, insomma, non si sono persi d’animo. Hanno, per l’appunto, conservato il grano e – grazie a GranoSalus – hanno cominciato la battaglia del grano duro. Così è venuta fuori la storia del grano duro canadese al glifosato. E anche l’incredibile storia delle micotossine:
“Il grano canadese che arriva in Europa è un rifiuto speciale che finisce sulle nostre tavole”
Nel giro di qualche settimana il prezzo del grano duro è salito a 22 Euro. Ma adesso, se Divella, Barilla e altri grandi marchi dovessero acquistare il grano duro dai produttori del Sud Italia, il prezzo salirebbe.
Ma questo per gli industriali della pasta italiani è inconcepibile, perché gli agricoltori del Mezzogiorno, dai tempi di Crispi e di Giolitti, vanno sfruttati.
Così si sono inventati i “Contratti di filiera”, come potete leggere qui:
Grano duro/ GranoSalus attacca il Governo Renzi: “Viola le regole della concorrenza e crea rischi per la salute”
un modo per aggirare il mercato, per aiutare gli industriali sulla pelle dei degli agricoltori e dei consumatori. Con il Governo nazionale di Matteo Renzi che, tanto per cambiare, va incontro ai grandi industriali!
Insomma, i titolari dei grandi nomi della pasta industriale italiano vogliono il grano duro del Sud Italia, perché hanno capito che il grano duro canadese non è più presentabile: ma lo vogliono a prezzi bassi.
Con i ‘Contratti di filiera’ lo acquistano a 28 Euro, ma fuori mercato. Con la Coldiretti che regge in gioco alla grande industria.
Ma questi 28 Euro non fanno gioco nelle dinamiche ufficiali dei prezzi!
Nei giorni scorsi c’è stata una protesta degli agricoltori di GranoSalus a Foggia, davanti la Camera di Commercio. E’ successo che la Camera di Commercio di questa città pugliese – dove si definiscono i prezzi del grano duro in base all’andamento del mercato – ha tenuto il pezzo del grano duro a 23 Euro al quintale. Prezzo troppo basso, secondo gli agricoltori.
A questo punto GranoSalus è passata al contrattacco con un comunicato al vetriolo:
“La dinamica dei prezzi internazionali del grano convenzionale rispetto ai prezzi nazionali dimostra una forte divergenza a danno del mercato italiano e dei consumatori che GranoSalus segnalerà nei prossimi giorni all’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, a tutela dei suoi associati e dei consumatori. La misura di incentivazione prevista dal governo, assolutamente insufficiente ad alleviare le difficoltà di mercato che attraversano tutti i produttori, ha scatenato una serie di appetiti da parte industriale che riteniamo siano rischiose per il libero mercato”.
“Le norme del diritto comunitario sulla concorrenza – prosegue la nota di Grano Salus – vietano infatti la fissazione di prezzi minimi garantiti o di prezzi massimi, che sono esplicitamente previsti in queste forme di contrattazione. Durante il sit in, una delegazione di GranoSalus ha esibito due contratti di filiera ai dirigenti dell’ente camerale affinché la commissione prezzi ne tenesse conto, oltre ad un articolo di stampa in cui già un primo lotto di grano di 40 mila quintali a 28 Euro sembra sia stato oggetto di contrattazione. Ma la commissione non ne ha tenuto conto ai fini della rilevazione provvedendo a rilevare solo un rialzo di 1 Euro. Una commissione che si era dimessa dopo i fatti di luglio è poi si è ricostituita, pur conservando tutti i suoi limiti”.
Quindi l’attacco di GranoSalus alla Cordiretti:
“A riguardo appare singolare che proprio organizzazioni sindacali, come la Coldiretti, da un lato, disertino la commissione prezzi della Camera di Commercio di Foggia, dall’altro, si prodighino in direzione di un supporto alla stesura di accordi anticoncorrenziali. Un comportamento illegale, adoperato per cagionare un controllo dei prezzi all’origine delle materie prime da parte di alcuni primari pastifici, che GranoSalus contrasterà in tutte le sedi. Organizzazioni come Coldiretti anche in altre filiere si comportano favorevolmente verso contratti di esclusiva o di soccida che restringono la concorrenza”.
“Frenare la corsa al rialzo del prezzo del grano – prosegue la nota di GranoSalus – ci sembra, infatti, un’attività fortemente anticompetitiva e aniticomunitaria. I sindacati non possono prestare il fianco a queste operazioni, né possono permettersi di affermare, all’indomani della venuta del ministro a Foggia, che la CUN, Commissione Unica Nazionale, istituita per restituire trasparenza al mercato, dovrà partire nel 2018. E’ inaccettabile dilatare i tempi per gli agricoltori e per i consumatori che esigono chiarezza sulla qualità tossicologica delle granaglie e dei contenuti di contaminanti nei derivati del grano, di cui la CUN dovrà tener conto! Senza un meccanismo trasparente ed equo è impossibile tutelare la salute della gente e l’economia italiana”.
La CUN dovrebbe partire nel 2018, nel frattempo i grandi gruppi della pasta industriale italiana si prenderebbero il grano duro del Sud Italia a un prezzo deciso da loro. Furbi gli industriali, no?
Ma GranoSalus ha già risposto picche:
“Noi segnaleremo all’autorità che è in atto una politica da parte dei grandi gruppi, con la complicità di alcune organizzazioni, tesa a mantenere il prezzo del grano entro un determinato range per restringere e falsare la concorrenza sul mercato. E, soprattutto, evidenzieremo che gli agricoltori in difficoltà non devono essere ricattati da condizioni unilaterali e vessatorie. GranoSalus è contraria a queste forme leganti ed è a favore dell’ indipendenza commerciale e dell’ autonomia decisionale dei produttori. Queste filiere, purtroppo, così come vengono prospettate, sono caratterizzate da una perdita dell’autonomia imprenditoriale dell’agricoltore, che porta con sé la perdita del potere di mercato e la capacità di influire efficacemente sulla catena del valore dei prodotti, di cui il prezzo previsionale che dovrà essere formulato solo dalle CUN, e non dalle borse merci, sarà un aspetto dirimente”.
“Divella e Coldiretti – conclude GranoSalus – dovrebbero prendere coscienza che i consumatori non vogliono essere beffati dagli spot o dagli slogan a loro consueti e che della etichettatura che racconta solo quello che è scritto se ne infischiano. I consumatori vogliono sapere cosa c’è dentro la busta, non fuori. Solo noi di GranoSalus gli daremo queste risposte”.
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