Lo rende noto in un post su facebook Saverio De Bonis, uno dei principali protagonisti di GranoSalus, l’associazione che si batte per la tutela dei produttori di grano duro delle Regioni del Sud Italia. Le navi cariche di grano duro canadese diminuiscono. I comuni cittadini vanno alla ricerca di pasta e pane prodotti con grano duro del Sud Italia. Così i pastifici medi – ma anche qualche grande nome – hanno cominciato ad acquistare il grano duro prodotto nelle Regioni del Mezzogiorno. E il prezzo di tale prodotto è schizzato all’insù. La prova che le multinazionali si possono battere partendo dal basso
In Italia si ricomincia ad acquistare il grano duro dai produttori del Sud? Sembra proprio di sì. E’ evidente che un’informazione corretta sulla pasta, sul pane e, in generale, su tutti i derivati del grano duro – coltura d’elezione del Mezzogiorno del nostro Paese – comincia a sortire effetti positivi. Merito, in primo luogo, dell’associazione GranoSalus, organizzazione che raccoglie tanti agricoltori delle Regioni meridionali e che, da qualche tempo, sta facendo chiarezza sui veleni contenuti nel grano duro che le multinazionali scaricano anche nel nostro Paese. Cosa, questa, che ha messo in crisi i produttori di grano duro del Sud.
Scrive sulla propria pagina facebook Saverio De Bonis, protagonista di GranoSalus:
“Se nessuno vende il prezzo del (grano duro ndr) nazionale aumenta. Almeno sino a fine Ottobre non si prevedono arrivi dal Canada, dove la situazione diventa sempre più preoccupante. Gli importatori italiani temono livelli di micotossine superiori a 2000 ppb sul DON ed hanno pertanto rallentato l’arrivo di navi estere. Il pressing mediatico funziona.
Diversi molini stanno già pagando il nazionale da 21 a 23 €/qle”.
il DON è una micotossina (deossinivalenolo o vomitossina) prodotta da alcune specie di funghi. E’ una sostanza dannosa per la salute dell’uomo. La presenza di questa micotossina e di altre sostanze tossiche nei grani duri che arrivano con le navi in Italia (glifosato, metalli pesanti e perfino sostanze radioattive) comincia ad essere un problema per chi li importa e per le industrie che lavorano con le farine prodotte da questi grani che non è esagerato definire ad alto rischio di tossicità.
Quando De Bonis scrive che “il pressing mediatico funziona” fa riferimento alle informazioni su questi grani duri esteri. Con particolare riferimento al grano duro canadese, considerato, fino a qualche tempo fa il migliore del mondo in virtù dell’alta concentrazione di glutine, sostanza proteica che conferisce alla pasta la tenuta durante la cottura.
Peccato che questo non è vero. Perché il grano duro che arriva dal Canada con le navi contiene sì alte percentuali di glutine, ma contiene anche molto glifosato, un erbicida che non è proprio un toccasana per la salute umana
come vi abbiamo raccontato qui.
Proprio sul grano duro il nostro blog conduce da tempo una battaglia. Ed è anche un po’ merito nostro se l’attenzione dei consumatori del nostro Paese si è concentrata su questo tema.
Ci sono articoli pubblicati da questo blog che sono stati molto seguiti dai lettori e che, a distanza di settimane, raccolgono ancora ogni giorni tanti lettori.
Per esempio,
questo articolo sugli effetti del glifosato sulla salute umana
O questo articolo che ci racconta come individuare, con una semplice prova da effettuare a casa nostra, il pane che contiene micotossine (su tale argomento, che desta qualche perplessità tra i lettori, torneremo nei prossimi giorni con un nuovo approfondimento)
Dobbiamo segnalare la totale assenza del Governo nazionale rispetto ai problemi del grano duro. E – per ciò che riguarda la Sicilia – la totale assenza del Governo regionale.
Per la cronaca, va detto che, a causa delle importazioni di grano duro dal Canada (prodotto sul quale si addensano tanti dubbi) – con la ‘regia’ del mercato di Chicago, da dove le multinazionali organizzano le proprie ‘scorribande’ in tutto il mondo – il prezzo del grano duro, nel Sud Italia, quest’anno, è precipitato a 14 centesimi di Euro al chilogrammo. Un disastro, perché gli agricoltori siciliani che producono grano duro, per portare a casa qualcosa, debbono vendere il grano duro a 24 centesimi di Euro.
Ora, però, la situazione sta cambiando.
“Alcuni pastifici di medie dimensioni – scrive sempre De Bonis – stanno pensando di riconvertire gli approvvigionamenti in direzione di un prodotto fatto interamente con grano sano del Mezzogiorno d’Italia. Ne siamo certi perché hanno chiesto contatti agli associati GranoSalus. Un noto industriale del Sud, invece, è alla ricerca disperata di grano locale e ha contattato perfino commercianti con i quali non aveva mai avuto rapporti commerciali. La domanda di grano agricolo, pertanto, è destinata a crescere, senza incidere sulle tasche dei consumatori e apportando effetti benefici alla salute. L’azione di GranoSalus non deve perciò rallentare… Avanti tutta!”.
Sempre per la cronaca, ricordiamo che GranoSalus sta promuovendo una serie di controlli su tutti i derivati del grano duro, dalla pasta al pane, dai biscotti ai dolci. I controlli verranno effettuati da organismi indipendenti.
I risultati di tali analisi verranno diffusi sulla rete. I cittadini potranno conoscere che cosa c’è nel pane e nella pasta che arriva sulle loro tavole.
Con molta probabilità, questa mossa sta gettando nello scompiglio le grandi industrie italiane della pasta che, fino ad oggi, si sono approvvigionate di grano duro di provenienza estera.
Insomma, quello che non ha fatto il Governo nazionale (con un Ministero dell’Agricoltura inutile che gl’italiani hanno ‘cassato’ con un referendum e che la politica-politicante ha riproposto cambiandogli il nome e chiamandolo Ministero per le Politiche agricole: una farsa!) lo stanno facendo gli agricoltori e, in generale, i cittadini dal basso.
Vi consigliamo anche la lettura di questa intervista a Saverio De Bonis
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