Fino ad oggi l’Unione Europea ha detto no agli OGM. Ma adesso un grande gruppo tedesco – la Bayer – ha acquistato la Monsanto, multinazionale americana che opera nella chimica in agricoltura (per capirci, è l’azienda che ha lanciato il noto glifosato) e lavora con gli Organismi Geneticamente Modificati. Che succederà, adesso, in Europa? E nell’agricoltura italiana? Guarda caso, tutto questo avviene quando sta per partire l’iniziativa di GranoSalus, l’associazione di produttori di grano duro delle Regioni del Sud Italia che punta a fare chiarezza sulla presenza di veleni nei derivati del grano
In arrivo, in Europa, una pioggia di OGM (Organismi Geneticamente Modificati)? La domanda non è oziosa e capziosa, perché quello che sta avvenendo, in queste ore, nel mercato internazionale delle sementi (e della chimica in agricoltura) non è un fatto secondario. Il gruppo tedesco della Bayer ha acquisito la Monsanto, una mutinazionale americana che opera nella chimica in agricoltura e nel ‘pianeta’ degli OGM. Costo dell’operazione: 66 miliardi di Dollari.
Ora la domanda è una: il colosso tedesco, che opera nella farmaceutica, acquista un gruppo come la Monsanto così, tanto per giocare? tanto per giocare spende 66 miliardi di Dollari?
Le domande sono importanti, perché l’agricoltura in generale – e l’agricoltura italiana e siciliana che ci interessa particolarmente – ha più volte incrociato la Monsanto.
Non dobbiamo dimenticare che la Monsanto è la multinazionale che produce il Roundup, l’erbicida al glifosato (o gliphosate), sostanza chimica della quale il nostro blog ha più volte parlato (a cominciare da questo articolo, che è stato molto letto).
Ma il tema di questo articolo non è il glifosato: o, quanto meno, non è solo il glifosato – che è stato ed è ancora il cavallo di battaglia della Monsanto – ma tutto quello che questo gruppo americano rappresenta.
L’Unione Europea è contraria agli OGM. O almeno così è stato fino ad oggi. Detto questo, perché allora un grande gruppo tedesco acquista una multinazionale americana che opera con gli OGM?
Scrive Dagospia:
“Il rischio è che si crei un cartello in grado di condizionare i prezzi, a danno degli agricoltori che sono già alle prese con la crisi dei prezzi dei cereali. Ma la preoccupazione principale non è economica. In gioco è anche la biodiversità: la concentrazione del mercato in mano a pochi colossi rischia di condizionare l’offerta delle sementi a danno delle varietà a disposizione dei produttori” (qui potete leggere tutto l’articolo).
Da qui una domanda: come si presenta la granicoltura siciliana rispetto a u eventuale attacco alla biodiversità?
Per ora bene. Da qualche anno a questa parte – anche se le condizioni di mercato non sono favorevoli – si assiste, anzi, a un recupero delle varietà di grano duro antiche della Sicilia.
Non solo. La Monsanto è nota anche perché vende sementi che resistono ai prodotti chimici per l’agricoltura (cioè i pesticidi) prodotti dallo stesso gruppo. Ciò posto, confronta il fatto che, allo stato attuale, in Sicilia, operano 41 aziende che producono sementi di grano.
Detto questo, qualche domanda rimane senza risposta. I tedeschi della Bayer acquistano la Monsanto proprio quando – per esempio nel Sud Italia – tra gli agricoltori, c’è una presa di coscienza circa i rischi del glifosato: e proprio quando sta per partire un’iniziativa – patrocinata dall’associazione AgriSalus – per verificare l’eventuale presenza di sostanze dannose per la salute nei derivati del grano, a cominciare dalla pasta (come vi abbiamo raccontato qui e come potete leggere anche qui).
Non è che le multinazionali della chimica (e dei derivati del grano) stanno cominciando a prendere le contromisure?
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