Scuola, l’amaro destino dei docenti del Sud: ‘deportati’ al Nord con la Lega che grida: “Non vogliamo terroni!”

10 agosto 2016

Il Governo Renzi, con la sua ‘Buona scuola’, ha realizzato un’impresa veramente ‘epica’: sta creando disagi enormi a circa 50 mila tra insegnanti e docenti del Sud, imponendo loro il trasferimento al Nord; e sta scatenando le ire del leghisti, che non vogliono che le loro scuole vengano “invase dai docenti terroni”. In quale atmosfera un docente del Mezzogiorno andrà ad insegnare al Nord? Ma Renzi, il sottosegretario Faraone e gli altri ‘scienziati’ del PD si rendono conto del pasticcio che hanno combinato?

Destino amaro per i protagonisti del mondo della scuola del Sud, costretti ad emigrare nel Nord Italia. Gli insegnanti delle scuole dell’infanzia e delle primarie e i docenti delle scuole medie e superiori non solo debbono abbandonare i luoghi dove vivono e lavorano da quindici, da venti e, talvolta, anche da venticinque anni, ma debbono anche vedersela con i leghisti, che protestano perché non vogliono i “terroni nelle aule delle scuole del Nord”.

L’Italia si conferma un Paese ‘complicato’ e, per molti versi, un po’ razzista: dove a subire sono sempre i meridionali. Pensate: un insegnante dell’infanzia o delle scuole primarie, con uno stipendio mensile di mille e 300 Euro circa, se ha figli – e nella stragrande maggioranza dei casi è così – dovrebbe lasciare la metà della propria retribuzione alla propria famiglia, per avventurarsi a vivere nel Nord Italia con 650 mila Euro al mese.

La musica con cambia per i docenti delle scuole medie e superiori: il loro stipendio arriverebbe a mille e 600 Euro al mese: grandi stanti anche per loro.

E, per tutti, gli attacchi della Lega Nord. Leggete con noi cosa scrive in queste ore il quotidiano La Provincia di Varese:

“No ai prof terroni in aula. La Lega Nord protesta contro l’invasione di insegnanti precari che verranno immessi in ruolo nelle nostre scuole: Scavalcati i nostri”.

A guidare la rivolta contro le immissioni in ruolo stabilite nei giorni scorsi dal ministero dell’Istruzione è Fabio Rolfi, vice-capogruppo in Consiglio regionale della Lombardia, esponente del partito del governatore Roberto Maroni:

“Non è razzismo se trentamila insegnanti precari del Sud superano nelle graduatorie quelli del Nord?”.

Ai leghisti non va proprio giù che le graduatorie delle immissioni in ruolo dei precari della scuola pubblica nelle province del Nord Italia – con riferimento agli insegnanti e ai docenti che otterranno la stabilizzazione contrattuale – risultano infarcite di ‘prof’ provenienti dal Meridione che, grazie a punteggi più alti, hanno sopravanzato tanti dei precari del Nord, che erano in attesa di una cattedra.

 

“Una bella fetta delle immissioni in ruolo di insegnanti autorizzate dal ministero andrà a docenti del Sud – si legge nel comunicato diffuso dal dipartimento istruzione del Carroccio – ma il dramma che stanno vivendo tanti insegnanti scavalcati del Nord non è casuale”.

“È figlio infatti – sottolineano i leghisti – dello stop a suo tempo imposto dal Quirinale al congelamento delle graduatorie in attesa della riforma del reclutamento, contenuto in un nostro emendamento che aveva già ottenuto il via libera del Senato oltre che della commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama”.

“Ha completato la ‘frittata’ – proseguono i leghisti – l’accordo del ministro Carrozza con i sindacati per stravolgere un altro provvedimento da noi fortemente voluto: il vincolo di permanenza di cinque anni nella provincia di prima nomina in ruolo, ora ridotto a tre”.

Cosa significa? Semplice: che gli insegnanti meridionali stabilizzati in provincia di Varese potranno fare richiesta di trasferimento vicino a casa, al Sud, dopo soli tre anni. Insomma, fra tre anni, andandosene (ma non è detto che ci riescano), potrebbero creare problemi di organici.

Domanda: qualcuno ha spiegato ai leghisti che insegnanti e docenti meridionali che dovrebbero trasferirsi al Nord per almeno tre anni sono disperati? Lo sanno che dovrebbero vivere almeno tre anni lontani dalle proprie famiglie, affrontando problemi economici enormi?

E’ per certi versi paradossale come il Governo nazionale di Matteo Renzi sia riuscito, con la ‘Buona scuola’, in un’impresa veramente ‘epica’: ha gettato nello sconforto circa 50 mila tra insegnanti e docenti del Sud, che dovrebbero, entro Settembre, trasferissi al Nord, pena la perdita del posto di lavoro; e sta scatenando le ire dei leghisti, che adesso sono tornati a cavalcare la solita storia dei “terroni” che adesso invaderebbero le scuole del Nord.

I leghisti, dati alla mano, contestano le politiche ministeriali: la maggior parte dei posti nelle scuole del Nord andrà ai docenti del Sud, mentre ai docenti del Nord rimarranno le supplenze.

Insomma, da qualunque parte la si guardi, la ‘Buona scuola’ di Renzi non piace a nessuno: né ai docenti del Sud, né ai docenti del Nord.

Da qui un’ulteriore domanda: perché il Governo Renzi, nel mondo della scuola, sta scontentando tutti?

 

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