Alla fine il Governo regionale ripresenta sempre la stessa strategia: discariche, discariche, discariche. Da Bellolampo (Palermo) a Misterbianco e Motta Sant’Anastasia. Fino a Siculiana. La dimostrazione del fallimento in materia di gestione dei rifiuti di chi oggi governa l’Isola. La finta polemica tra Crocetta e Faraone. E le precisazioni di Aurelio Angelini: “Da venti anni la Regione siciliana avoca a sé poteri in materia di rifiuti senza averne la legittimazione giuridica”. Intanto è sempre emergenza, con gli autocompattatori in fila che non sanno dove scaricare i rifiuti
Contrariamente alle notizie ‘tranquillizzanti’ diffuse dal Governo regionale, l’emergenza rifiuti in Sicilia non è rientrata. Ancora oggi ci sono auto-compattatori che non sanno dove scaricare l’immondizia. Mai come in questi giorni i cittadini possono verificare il fallimento pressoché totale, su questo fronte, da parte degli attuali governanti della nostra sempre più disastrata Isola.
Nell’estate del 2016 torniamo a verificare quello che sappiamo già: e cioè che in Sicilia la raccolta differenziata interessa alcuni piccoli Comuni virtuosi sparsi qua e là. Nel complesso, la raccolta differenziata riguarda, sì e no, il 5-6% del territorio, mentre tutto il resto dell’immondizia prodotta in Sicilia – oltre 2 milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti all’anno – va in discarica ad inquinare l’ambiente.
Non si sa nulla, ad esempio, delle opere che dovrebbero servire per la raccolta differenziata – dai centri di compostaggio alle isole ecologiche – costate una barca di soldi (naturalmente pubblici) e abbandonate. Su questo fronte gli unici che possono fare un po’ di chiarezza sono i giudici della Corte dei Conti. Le speranze che intervengano altre novità sono pochissime.
Da qualche tempo le autorità sono intervenute sulle discariche. Ed è anche logico. In buona parte operavano fuori legge. E, in alcuni casi, tra le proteste delle popolazioni, che non ne possono più di vivere tra i veleni delle discariche.
Ma sia il precedente Governo di Raffaele Lombardo, sia l’attuale Governo di Rosario Crocetta, in materia di rifiuti, hanno impostato la propria azione amministrativa sulle discariche. Per un motivo semplice: perché i ‘Signori delle discariche’ – cioè i privati che gestiscono questi impianti inquinanti – sono stati e sono alleati del passato e del presente Governo, al di là delle sceneggiate messe in campo, ad esempio, dall’attuale esecutivo (l’ufficio per la raccolta differenziata, predisposto dal Governo Crocetta, è un atto amministrativo di qualche settimana fa).
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. La raccolta differenziata, a parte di 5-6% di piccoli Comuni nei quali viene effettuata, non esiste. L’unica cosa che si fa è seppellire rifiuti nelle discariche. Dopo un minimo trattamento di biostabilizzazione introdotto da pochissimo tempo.
Detto questo, la confusione regna sovrana. La Regione ha assegnato ad ogni Comune uno ‘spazio rifiuti’, ovvero un certo quantitativo di rifiuti da conferire nelle poche discariche aperte. Assegnazione di ‘quote rifiuti’ (a questo siamo ormai: alle ‘quote rifiuti’!) che non tengono conto della presenza dei turisti in tanti centri dell’Isola. Da qui le proteste degli amministratori comunali che si ritrovano con l’immondizia sul groppone senza sapere dove conferirla!
Tutto questo succede in Estate, quando i turisti invadono la Sicilia. Con un aumento della produzione dei rifiuti. Con molte discariche chiuse perché fuori legge, in assenza di raccolta differenziata, al Governo regionale non restano molte alternative: o riaprire le discariche (in alcuni casi private), o esportare i rifiuti in altre Regioni italiane.
Insomma: fare guadagnare ancora soldi ai titolari delle discariche dell’Isola, o fare guadagnare soldi a chi dovrebbe esportare i rifiuti siciliani in altre Regioni italiane o all’estero?
Sembra che il Governo Crocetta avrebbe deciso di riaprire le discariche siciliane, anche a rischio di rinfocolare nuove polemiche. E quali discariche dovrebbero essere riaperte? Le solite: la discarica che, da anni, inquina Misterbianco e Motta Sant’Anastasia, in provincia di Catania, e la discarica di Siculiana, in provincia di Agrigento.
Si tratta di decisioni che scateneranno polemiche roventi. I sindaci e i comitati No discarica di Motta Sant’Anastasia e Misterbianco dovrebbero, ancora una volta, provare a contrastare tale decisione.
A Siculiana, invece, tutto dovrebbe essere più semplice, perché i gestori privati di questa discarica sono molto potenti, mentre non sono tanti i cittadini che si battono contro la discarica (a parte qualche lamentela dei cittadini di Montallegro).
Un’altra discarica destinata ad essere sommersa dai rifiuti è quella di Bellolampo, a Palermo. Questa discarica opera con una sola vasca (la sesta). Ed è in via di saturazione (come potete leggere qui). Dalla prossima settimana dovrebbe iniziare a ricevere i rifiuti di tutti i Comuni della provincia di Palermo.
Il rischio – che in realtà è più di un rischio – è che si saturi nel giro di qualche mese. A Ottobre, per Palermo città, potrebbe cominciare i guai.
Nel frattempo, tanto per gradire, continua, nel PD siciliano, la recita sulla gestione dei rifiuti. Le parti assegnate sono le seguenti. Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, si assume la responsabilità di atti amministrativi, sbagliati, voluti dal sottosegretario, Davide Faraone, e dai suoi scagnozzi. Mentre lo stesso Faraone attacca Crocetta rinfacciandogli atti amministrativi – sbagliati – adottati da esponenti del PD dentro il Governo regionale vicini allo stesso Faraone.
Si tratta di un tentativo, maldestro, di gettare fumo negli occhi dei Siciliani. Della serie: il ‘colpevole’ di tutto è Crocetta, mentre Faraone – che è il vero responsabile dello sfascio che si registra in Sicilia in materia di gestione dei rifiuti – fa la parte del ‘verginello’, pronto a candidarsi alla guida della Sicilia in ‘alternativa’ a Crocetta.
Si tratta di una volgare recita. Non bisogna dimenticare che, qualche anno fa, è stato Faraone a imporre alla Giunta Crocetta Vania Contraffatto, l’assessore che si occupa proprio di rifiuti. Il primo responsabile del fallimento del Governo regionale, su questo fronte, è proprio Faraone e l’assessore che lui ha piazzato nell’attuale Governo con la delega ai rifiuti, ovvero la già citata Vania Contraffatto.
Quest’ultima non parla più: è ancora lei l’assessore regionale con delega ai rifiuti, ma parlano Crocetta e Faraone che, come già accennato, fingono di litigare. Ma sono già pronti ad inquinare ancora la Sicilia riaprendo le discariche chiuse, da quella che ha già massacrato i cittadini di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia a quella del vice presidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro (leggere discarica di Siculiana).
Intanto, con un post su facebook, torna a parlare il professore Aurelio Angelini, il docente presso l’università di Palermo considerato una dei massimi esperti in materia di gestione e trattamento dei rifiuti.
Angelini sferra un attacco alla Regione siciliana parlando, senza mezzi termini, di “incompetenti e utili idioti”.
“Alla Regione siciliana – sottolinea Angelini – istituzione cardine per la realizzazione del sistema di gestione dei rifiuti, sono attribuite competenze in materia di pianificazione e organizzazione, nonché la potestà autorizzativa. Ma la Regione non ha alcun potere gestionale diretto. Questo è il problema che tiene in scacco la gestione dei rifiuti in Sicilia”.
“Il Governo della Regione – osserva ancora il docente universitario – millanta di disporre di un ‘Piano di gestione’ dei rifiuti. Questo è falso in punta di diritto. Si vuole gabellare come ‘Piano regionale’ un ‘Piano emergenziale’ del 2012, tra l’altro ancora in itinere. Si vorrebbe celare, così, l’ingiustificabile e dolosa omissione del Governo regionale nell’applicare il dispositivo contenuto nell’art. 9 della legge regionale n.9/2010″.
Insomma, il Governo Crocetta non starebbe applicando la legge.
“La normativa – ricorda ancora Angelini – stabilisce che, per quanto riguarda la raccolta differenziata, la Regione svolge il ruolo di regolatore, al fine di organizzare in modo unitario le attività della raccolta differenziata nei vari territori. Spetta invece ai Comuni la raccolta, art. 198, comma 2, D.Lgs 152/2006: ‘I Comuni concorrono a disciplinare la gestione dei rifiuti urbani con appositi regolamenti che, nel rispetto dei principi di trasparenza, efficienza, efficacia ed economicità e in coerenza con i piani d’ambito […] al fine di garantire una distinta gestione delle diverse frazioni di rifiuti e promuovere il recupero degli stessi'”.
E invece che succede in Sicilia?
“Da venti anni anni – osserva il docente universitario – in costante violazione delle leggi o in alcuni periodi con la ‘copertura’ delle deroghe commissariali, si impedisce che ogni ente locale di assolvere pienamente e correttamente alle funzioni stabilite dalla legge. La Regione continua incontrastata ad avocare a sé tutti i poteri in materia, senza averne la legittimazione giuridica, causando enormi danni economici ed ambientali alla Sicilia e ai siciliani. Violando la legge, come per esempio, nell’autorizzare impianti (discariche comprese) che non sono previsti dal Piano regionale di Gestione dei rifiuti o nei Piani di Ambito”.
Parliamo, per intenderci, delle discariche che il Governo regionale, come già ricordato, intende riaprire in questi giorni?
“Il dibattito su quanti ATO realizzare in Sicilia – dice sempre il docente – rappresenta la cifra del totale disallineamento della Sicilia alle regole, oltre che alle buone pratiche, europee e nazionali. La definizione e la perimetrazione degli ATO è la prima operazione che si effettua, in ambito tecnico e non politico, per definire lo scenario ottimale sotto il profilo della qualità ambientale, dell’economicità dell’attività gestionali, dell’efficienza e qualità del servizio, nell’ambito della redazione del Piano di gestione regionale. Questo andava fatto venti anni anni fa. Invece, in questo lasso di tempo si è discusso in sede politica e si legiferato dando i numeri; 9, 27, 10, 16, 18 ATO. In questi anni è stato costituito anche l’ATO ‘Isole minori’, la cosa più imbecille e disonesta che mai si sia stata pensata nell’ambito delle gestione dei rifiuti”.
“Gli ATO – scrive sempre Angelini – vengono delimitati in base ad uno studio tecnico-economico che deve corrispondere al superamento della frammentazione, in modo da delineare delle gestioni con adeguate dimensioni relative ai ‘produttori’ di rifiuti, definite sulla base di parametri fisici, demografici, tecnici e sulla base delle ripartizioni politico-amministrative. E’ necessario che in questo scenario si tenga in primo piano l’obiettivo di minimizzare i costi economici e ambientali, come per esempio, valutando il sistema stradale e ferroviario di comunicazione al fine di ottimizzare i trasporti all’interno dell’ATO, o come mettere in comune al fine di realizzare risparmi attraverso una gestione di scale, gli impianti già realizzati e funzionanti”.
“Si tratta di garantire la gestione integrata dei rifiuti, nelle diverse fasi della raccolta, trasporto, riuso recupero e smaltimento, allo scopo di ottenere una stima in quantità e qualità di materia trattata, al fine di garantire il break even point nella gestione e nella valorizzazione. L’obiettivo è quello di raggiungere l’autosufficienza dell’ATO, ognuno si gestisce i rifiuti in ‘casa propria’, in di prossimità tra maggiore flusso dei rifiuti e gli impianti, in modo da ridurre la movimentazione e massimizzare il riutilizzo del materiale. Ecco perché – conclude il professore Angelini – oggi l’universo dei rifiuti della Sicilia (e purtroppo non solo questo) è come una nave senza nocchiero in gran tempesta…”.
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