Ieri sera la trasmissione andata in onda su Rai 1 ha mandato in onda la solita farsa sull’Autonomia riducendo a niente l’intervista a Pippo Scianò e dando fiato alle solite voci che affrontano solo un aspetto della questione. Sarà per questo che hanno fatto saltare anche l’intervista al professor Massimo Costa?
E che ve lo diciamo a fare? Ormai è un fatto assodato. Ogni qualvolta alla Rai si parla di Autonomia Siciliana, vedi caso, interviene la censura. E interviene lì dove qualcuno potrebbe spiegare che le prerogative statutarie siciliane sono state puntualmente e illegittimamente decapitate dallo Stato. In altre parole si dà spazio alle malefatte- innegabili- dei politici siciliani che hanno abusato dell’Autonomia per fini clientelari, ma non si spiega mai che tutte le norme finanziarie della nostra Autonomia (articoli 36, 37,38 dello Statuto), quelle, cioè, che consentirebbero alla Sicilia di vivere delle proprie risorse e dei propri tributi sono da sempre disattese dai Governi centrali che continuano a fagocitare le entrate che spetterebbero alla Sicilia (per i più scettici, lo ha ribadito anche la Corte dei Conti come potete leggere qui).
E’ successo di nuovo ieri sera nel corso della trasmissione Petrolio andata in onda su Rai 1 subito dopo il commissario Montalbano (audience assicurata, insomma). Una trasmissione interamente dedicata alla Sicilia dal titolo ‘L’isola del Tesoro’ che ha avuto il merito di mostrare luoghi bellissimi della Sicilia e di avere dato una idea della sua storia unica e millenaria (e questo è già qualcosa). Una carrellata di personaggi interessanti, anche questo è da dire (dal mondo dell’arte e dell’artigianato fino alla fotografa Letizia Battaglia) e spazio, ovviamente, alla mafia. Argomento trattato decentemente solo grazie alla presenza del nostro Nino Di Matteo, il pm di Palermo più volte minacciato e perennemente ostacolato nelle sue inchieste sulle trattative Stato-mafia. Come già accaduto in passato, il magistrato ha tentato di accendere i riflettori sull’antimafia e. come già accaduto in passato, i suoi spunti non sono stati colti con la dovuta attenzione (l’interesse, ahinoi, è sempre sul folklore e parlare di antimafia potrebbe portare a toccare i fili dell’alta tensione di lobby affaristiche).
Ma veniamo alla solita censura di quella Rai che non esita ad intervistare il figlio di Totò Riina ma che quando si deve parlare di Autonomia siciliana ha sempre problemi di ‘tempo e spazio’. A parlare di questo argomento sono stati chiamati alcuni docenti universitari (come il professor Salvo Butera) che, come di consueto, si sono soffermati sugli abusi dei politici siciliani. E questo ci sta. Ma, per un attimo la trasmissione ha dato l’impressione di volere approfondire il tema (il che avrebbe del miracoloso). Ed, infatti, dà la parola a Giuseppe Scianò, leader storico del Fronte nazionale siciliano, uomo coltissimo e di una rara onestà intellettuale. Ebbene, gli danno giusto il tempo di dire che lo Statuto Siciliano è nato su un pactum fatto nel secondo dopoguerra tra separatisti siciliani (allora il partito separatista contava più iscritti di qualsiasi altro partito) e lo Stato italiano. Solo questo. Chi conosce Scianò sa benissimo che avrà anche spiegato che questo ‘pactum’ è stato tradito dallo Stato italiano che si è rimangiato ogni accordo con la complicità- certamente- degli ascari siciliani. E che non si può parlare di Autonomia perché lo Statuto, nelle sue parti essenziali, non è mai stato applicato.
Ebbene cosa hanno fatto alla Rai? Ovviamente hanno tagliato tutto, tranne il minuto in cui introduceva le origini dello Statuto.
E questa è la prima.
Leggiamo anche nella pagina Facebook del professor Massimo Costa, leader del movimento indipendentista Siciliani Liberi, che una giornalista di Petrolio lo aveva contattato per una intervista e che lui aveva detto chiaramente che avrebbe affrontato la madre di tutte le questioni: quella finanziaria. Il professor Costa, come è noto, ha un approccio economico alla questione siciliana e avrebbe confutato, numeri alla mano, tutte le menzogne che si dicono sui presunti tributi riscossi dall’Isola e sulle presunte risorse finanziarie versate dallo Stato. Morale: l’intervista è saltata…
Coincidenza? Hanno preferito Scianò? Se lo avessero fatto parlare, si potrebbe dire così e sarebbe stata una scelta. Ma, i tagli realizzati ad arte all’intervista del leader del Fronte nazionale siciliano e il ‘bidone’ fatto al prof Costa fanno pensare che, semplicemente, certe cose non le volevano sentire.
“Mi aveva contattato la giornalista Rosa Maria Aquino.- racconta il prof Costa- Le faccio presente che devo dire qualcosa di diverso da quello che si sente in giro.Le parlo, naturalmente, della Questione finanziaria siciliana, e delle responsabilità statali. Lei mostra interesse, dice che questa cosa qui non l’ha mai sentita (e ti credo, e non la sentirete mai dalla RAI delle censure). Mi fissa un appuntamento per un’intervista in Università, il 18 febbraio. Com’è, come non è, dopo qualche giorno, arriva la smentita. Ma non per l’intervista. Con una banale scusa mi dice che la troupe si trova nel ragusano, che l’intervista è rinviata.
Io capisco. Le nostre sono verità scomode. Ieri- continua il leader di Siciliani Liberi- arriva puntualmente il servizio. La Sicilia è bella, ma è la parassita d’Italia ed è mafiosa. E quindi? E quindi leviamole ogni forma di autonomia o di autogoverno, e soprattutto leviamole soldi, ché non li sa spendere. Non detto, il leit-motiv, ben edulcorato da imprese di successo e uomini coraggiosi, era questo. La commissione che avevano ricevuto dal REGIME era questa, e questa hanno eseguito.
Bene. Anzi male, malissimo. Non per quello che hanno detto e che non hanno detto. Ma per quello che hanno fatto. Una televisione di stato che censura una verità non è degna di essere guardata”.
Complimenti alla Rai.
Lo sapete che c’è? In giro ci sono tanti figli di mafiosi da intervistare, continuate su questa scia. In questo siete bravi.
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