Il ‘caso’ è scoppiato a Menfi, in provincia di Agrigento, Comune noto per le splendide spiagge. Cinque consiglieri comunali hanno chiesto la convocazione di una seduta per parlare del referendum del prossimo 17 Aprile che punta a ridimensionare gli effetti nefasti delle trivelle. Ma il presidente del Consiglio comunale ha esibito una circolare del Prefetto di Agrigento che…
Incredibile ma vero: i Consigli comunali non possono occuparsi del referendum del prossimo 17 Aprile, quando il popolo italiano verrà chiamato a pronunciarsi sulle trivelle, magari per provare a ridurre l’impatto dei petrolieri sul mare del nostro sempre più disgraziato Paese.
Il ‘caso’ ‘ scoppiato a Menfi, provincia di Agrigento, una cittadina nota per le sue spiagge mozzafiato, peraltro tenute bene dal Comune. Un paese che ha tutto l’interesse a bloccare le trivelle, che rischiano di distruggere il Mediterraneo e di compromettere il futuro di un angolo della Sicilia che ha puntato sul turismo legato alla valorizzazione dell’ambiente naturale.
A Menfi cinque consiglieri comunali hanno chiesto al presidente del Consiglio comunale, Vito Clemente, di convocare una seduta da dedicare al referendum. Magari per sensibilizzare i cittadini sull’importanza del voto del 17 Aprile. Questa la risposta del presidente del Consiglio comunale, Vito Clemente (che potete leggere su Belicenews.it):
“Si riscontra richiesta, formulata dalle LL.SS. in indirizzo, iscritta al prot. n. 7265 del 10/03/2016, di pari oggetto, con la quale veniva proposta a questa Presidenza la trattazione di un punto all’ordine del giorno, nella prossima seduta Consiliare, avente per oggetto: ‘Difesa del nostro territorio alla luce del Referendum 17/04/2016’, per significare che lo scrivente si trova impossibilitato ad accogliere con esito positivo la stessa richiesta, per le motivazioni appresso esplicitate.
Si evidenzia che, con circolare della Prefettura di Agrigento, prot. n, 7431 del 01/03/2016, vengono dettati indirizzi in ordine alle scadenze e ai principali adempimenti prescritti dalla normativa vigente, in materia di propaganda elettorale e comunicazione politica.
In particolare, la circolare precisa che, ai sensi dell’art. 9 comma 1° della legge n. 28 del 22/02/2000, a far data dalla convocazione dei comizi, cioè dal 16/02/2016, giorno della pubblicazione del Decreto del Presidente della Repubblica sulla Gazzetta Ufficiale, e fino alla conclusione delle operazioni di voto, “è fatto divieto a tutte le Amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni”.
Sembra utile, inoltre, precisare, che la stessa circolare della Prefettura di Agrigento, chiarisce che l’espressione ‘Pubbliche Amministrazione’, deve essere intesa in senso istituzionale, riguardando gli organi che rappresentano le singole Amministrazioni e non con riferimento ai singoli soggetti titolari di cariche pubbliche, i quali possono compiere, da cittadini, attività di propaganda al di fuori dell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, sempre che, a tal fine, non vengano utilizzati mezzi, risorse, personale e strutture assegnati alle pubbliche amministrazioni per la svolgimento delle proprie competenze.
Si rappresenta, infine, che la circolare in argomento può essere consultata presso l’Ufficio di Presidenza, si rimane a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti e si porgono cordiali saluti“.
Insomma, i Prefetti del Ministro degli Interni, Angelino Alfano, scendono in campo per precisare che i Consigli comunali non si debbono occupare del referendum che punta a bloccare le trivelle. I consiglieri comunali – bontà dei Prefetti del Ministro Alfano – possono parlare delle trivelle, ma fuori dai Consigli comunali.
Insomma i Comuni debbono tacere, meglio non parlare delle trivelle…
Ma la circolare dei Prefetti, a quanto pare, starebbe ottenendo l’effetto contrario. In tanti Comuni siciliani, infatti, ci si interroga su questa circolare.
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