Il prodotto invaderà i mercati europei quest’anno e il prossimo anno. Un colpo durissimo per Sicilia, Calabria e Puglia. Un ennesimo ‘regalo’ dell’Unione Europea, che penalizza una produzione tipica dell’area mediterranea (ad essere colpite, oltre al Sud Italia, sono la Spagna e la Grecia). Una manna per i sofisticatori e i truffatori che avranno a disposizione olio d’oliva a volontà – senza nemmeno il ‘disturbo’ di farlo arrivare dall’estero – che potranno così spacciarlo per olio d’oliva extra vergine italiano. Grazie anche a un sistema di controlli e di tutela dei consumatori che non esiste. Il problema dei pesticidi. Le dichiarazioni di Ignazio Corrao (Movimento 5 Stelle) e Michela Giuffrida (PD)
La mazzata per i produttori di olio d’oliva extra vergine italiani – che in maggioranza operano nel Sud del nostro Paese – era nell’aria. E sta puntualmente per arrivare. Si tratta dell’ultimo regalo dell’Unione Europea dell’Euro che colpisce tutti i Paesi dell’Europa mediterranea. Dobbiamo dire ‘grazie’ alla Commissione per il commercio internazionale del Parlamento europeo che ha deciso, con un voto a larghissima maggioranza (31 voti a favore, sette contrari e una sola astensione), di fare entrare nel mercato europeo, senza dazi doganali, 70 mila tonnellate di olio d’oliva prodotto in Tunisia. Un fiume di olio d’oliva, non certificato, che invaderà i Paesi europei quest’anno e il prossimo anno.
Di fatto, la Commissione per il commercio internazionale del Parlamento europeo ha sconfessato la Commissione Agricoltura dello stesso Parlamento di Strasburgo, che aveva provato a ridurre le importazioni di olio d’oliva dalla Tunisia. I Paesi dell’Europa mediterranea debbono ‘ringraziare’ anche l’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE, Federica Mogherini, che ha imposto questo accordo contro il parare, lo ribadiamo, della Commissione del Parlamento Europeo che si occupa di questioni agricole. Motivazione addotta dalla Mogherini: bisogna aiutare la Tunisia, oggi in difficoltà. ‘Aiuti’ che, chissà perché, finiscono sempre col penalizzare le agricolture del Sud Europa.
Adesso, per rendere operativo il provvedimento, manca solo il voto definitivo del Parlamento Europeo. previsto per fine Febbraio. Ed è difficile, se non impossibile, che la maggioranza che oggi governa l’Unione – i moderati del PPE e i socialisti del PSE (o presunti tali) – smentisca l’operato della Commissione commercio internazionale, espressione dei poteri forti.
Quali saranno gli effetti di quella che si annuncia come una sorta di ‘invasione’ di olio d’oliva tunisino in Italia? Per le tre Regioni del nostro Paese nelle quali si concentra la produzione – e cioè Sicilia, Calabria e Puglia – negativi. Perché il prodotto di queste tre Regioni, che è di elevata qualità, subirà la concorrenza di un prodotto del quale, sotto il profilo organolettico (leggere qualità), si conosce poco o nulla e che, in ogni caso, è qualitativamente scadente.
Certo, sulla carta i ‘Signori’ dell’Unione Europea dell’Euro diranno che esiste Il Regolamento (CE) 182 del 6 marzo 2009 che impone l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle olive impiegate per produrre l’olio extravergine di oliva in tutti i Paesi europei. Si tratta, però, di un Regolamento che fino ad oggi non ha funzionato, se è vero che le sofisticazioni e le truffe, nel mondo dell’olio d’oliva extra vergine, sono la regola (eclatante il caso della Toscana, Regione italiana che produce, sì e no, il 4 per cento delle olive da olio italiane e produce il 40 per cento dell’olio d’oliva extra vergine….).
Insomma, le truffe, in questo settore sono all’ordine del giorno. Basti pensare allo scandalo dei sette grandi marchi italiani di questo prodotto che spacciavano per olio d’oliva extra vergine del nostro Paese un prodotto ottenuto da miscugli di olive spagnole, greche e tunisine. Il tutto in totale assenza di ‘tracciabilità’, ovvero delle informazioni che dovrebbero garantire al consumatore la provenienza delle olive, le tecniche di coltivazione (soprattutto con riferimento all’uso di pesticidi) e le tecniche di spremitura.
Il dubbio, insomma, è che questo provvedimento, più che aiutare la Tunisia, serva a dare una mano ai sofisticatori. Con 70 mila tonnellate di olio di oliva tunisino che quest’anno e il prossimo invaderanno il Vecchio Continente i truffatori potranno divertirsi senza problemi. In un’Europa dove, di fatto, non esiste la ‘tracciabilità’ del prodotto ne vedremo delle belle. I sofisticatori, infatti, non avranno nemmeno bisogno di far arrivare dall’estero l’olio d’oliva che spacceranno come etra vergine made in Italy…
Un altro aspetto che sta passando sotto silenzio è legato alla salubrità. Già in Italia è difficile stabilire se un olio d’oliva extra vergine sia o meno biologico, cioè prodotto senza il ricorso a pesticidi. In Tunisia – e in generale in tutti i Paesi del Nord Africa – si utilizzano addirittura pesticidi che la farmacopea agricola italiana ha eliminato a partire dagli anni ’60 e dagli anni ’70 del secolo passato!
La possibilità di portare nelle nostre tavole olio d’oliva extra vergine ottenuto da olive trattate con pesticidi dannosi per la salute umana non è affatto remota. Anzi. Servirebbero delle analisi accurate, per vedere cosa arriva sulle tavole delle famiglie. Ma questa analisi non esistono, né nell’Unione Europea, né nel nostro Paese.
Come difendersi? Semplice: acquistando l’olio d’oliva extra vergine direttamente dai produttori o nei frantoi. O rivolgendosi ad organizzazioni serie, che esistono anche in Sicilia.
Un mezzo di difesa per i consumatori, se si deve acquistare il prodotto nei supermercati, è anche il prezzo. Ricordiamoci che un chilo o litro di olio extra vergine di oliva in bottiglia non può costare meno di 5,5 Euro-6 Euro (al frantoio il prezzo è più basso: 4 Euro al chilo-litro, con aumenti nelle annate di ‘scarica’, cioè quando la produzione si riduce). Se nei supermercati viene venduto sotto i 5,5-6 Euro è bene riflettere.
Passiamo, adesso, alle responsabilità politiche. In generale, l’abbiamo già sottolineato: questo ‘regalo’ lo dobbiamo al PPE e ai socialisti del PSE.
Per ciò che riguarda i parlamentari europei italiani, va detto che il PD e i moderati hanno votato a favore di questo provvedimento. Anche se due eurodeputati eletti in Sicilia, Salvo Pogliese (Forza Italia) e Michela Giufrida (PD) si dichiarano contrari. Ma entrambi, che gli piaccia o no, fanno parte di due formazioni politiche – rispettivamente, Forza Italia e il PD – che hanno avallato quella che, in fondo, è una nuova penalizzazione per il Sud Italia e, in particolare, per Sicilia, Calabria e Puglia.
Contro il provvedimento, senza se e senza ma, si sono schierati la Lega di Salvini e il Movimento 5 Stelle. Il resto sono chiacchiere.
Dichiarazione dell’eurodeputato del Movimento 5 Stelle eletto in Sicilia, Ignazio Corraro (presa da facebook):
“Il PD lo ha rifatto senza alcuna VERGOGNA. Aiutateci a farlo sapere a tutti…
È fondamentale che ci aiutate (in vista del voto in plenaria) a far sapere chi è che avalla, a livello europeo, le regole che strozzano i nostri produttori…
Dopo le arance marocchine e il riso cambogiano adesso si passa all’olio tunisino.
Abbiamo infatti appena votato, in commissione Commercio Internazionale qui a Bruxelles, sull’aumento di importazioni, per altre 35.000 tonnellate senza dazi, di olio d’oliva tunisino nel mercato europeo.
In parole povere significa mettere in enorme crisi la nostra piccola produzione di qualità, migliaia di posti di lavoro e la dignità delle persone, come già avvenuto con i produttori di agrumi…
Naturalmente tutti i grandi gruppi euroservi hanno votato a favore, senza se e senza ma, con il PD in testa che non si è fatto alcun problema, come sempre (tanto poi i giornali al guinzaglio coprono e parlano di altro).
Noi ci siamo opposti e continueremo ad opporci fermamente a questo schifo, e vogliamo che tutti i cittadini sappiano come stanno le cose prima del voto finale in plenaria per mettere pressione a questi servi…
Mi raccomando, credeteci alla favola di Renzi che dice di opporsi alle politiche di Bruxelles…
Aiutateci a mettergli pressione, tutti devono sapere quello che votano e che combinano!
Dichiarazione di Michela Giuffrida (PD):
“Sono al fianco degli agricoltori nel chiedere alla Commissione europea di rivedere la politica di scambi commerciali con i Paesi terzi, per una politica giusta che non penalizzi le produzioni agroalimentari europee”.
Lo dichiara Michela Giuffrida, europarlamentare Pd e membro della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo.
“Non mi piace e combatto con forza questo clima in cui i nostri agricoltori e produttori sono costretti a difendersi da provvedimenti della Commissione europea che mettono in difficoltà un comparto duramente in crisi. Il caso dell’olio tunisino ne è un amaro esempio. Già in Commissione Agricoltura ho manifestato il mio netto dissenso per un provvedimento che, pur in un condivisibile spirito di solidarietà, non tiene conto dell’impatto negativo che ha sull’economia di regioni come la Sicilia. Anche in occasione del voto in Plenaria farò lo stesso, dirò “no” ad un accordo che ci penalizza.
La sentenza della Corte di giustizia dell’Ue che ha in parte annullato l’accordo commerciale con il Marocco è il primo piccolo passo per mettere in discussione un’intera politica di scambi commerciali con i Paesi terzi che troppo spesso è a senso unico. Agrumi, pomodori, olio, sono solo alcune delle produzioni in cui la nostra Regione eccelle e che sono messe in difficoltà dagli accordi con i Paesi del Nord-Africa.
A Bruxelles, ancora più che in Italia – conclude Michela Giuffrida – occorre “fare sistema” per tutelare le nostre risorse, consentire all’agricoltura di produrre ricchezza, ai nostri territori di crescere”.
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