La sostenibilità economica del Tram avrebbe dovuto essere calcolata prima e non ad opera ultimata. La dimostrazione politico-matematica che le ZTL ‘pirandelliane’ non sono altro che un’applicazione di ‘filosofia’ e ‘prassi’ del renzismo: fare pagare ai cittadini i tagli ai Comuni operati dal governo nazionale. Il silenzio sui 320 milioni di Euro spesi per 15 chilometri di strada ferrata (20 milioni di Euro a chilometro!). E il maldestro tentativo di far pagare a Bruxelles il costo spropositato di un’opera che risale agli anni ’90 e che con la Programmazione 2007-2013 non ha nulla a che vedere
In queste ore, a Palermo, in materia di viabilità, succedono cose strane. Nonostante le proteste di migliaia di cittadini, che non sembrano molto d’accordo sulle ZTL ‘pirandelliane’ introdotte dal Consiglio comunale – in pratica, una sorta di licenza di inquinare in cambio di 100 Euro all’anno per automobile – l’Amministrazione comunale sta provando a far passare la seguente tesi: il Tram è giusto e chi si oppone vuole condannare la città all’inquinamento. Da qui la necessità di fare qualche precisazione.
Che il Tram a Palermo sia la scelta giusta nessuno lo mette in dubbio. Sono due gli aspetti sui quali, però, bisognerebbe fare chiarezza. Il primo aspetto riguarda i costi sostenuti per realizzare questa infrastruttura. Il secondo aspetto riguarda i costi da sostenere per far funzionare il Tram.
Se debbo essere sincero, sono molto stupito nel registrare il silenzio dei ‘compagni’ di Rifondazione comunista – che fanno parte della Giunta comunale di Palermo con ben due assessori – sui 320 milioni di Euro spesi per realizzare, sì e no, 15 chilometri di strada ferrata in città, senza gallerie. Il costo di 20 milioni di Euro a chilometro non è esagerato: è folle.
Come mai, nella sinistra di Palermo, o presunta tale, non c’è indignazione per questi appalti gestiti in ‘caduta libera’?
Ricordo che sulla gestione degli appalti del Tram di Palermo senza progetto esecutivo è intervenuto, nell’Ottobre del 2014, il presidente dell’Anticorruzione nazionale, Raffaele Cantone. Sulla vicenda c’è un’inchiesta della Procura della Repubblica di Palermo.
Mi sembra anche necessario fare un po’ di chiarezza sul tentativo, in corso, di far pagare all’Unione Europea il costo astronomico di 320 milioni di Euro relativi alla realizzazione di questa infrastruttura. Una delle motivazioni che avrebbe spinto 24 consiglieri comunali di Palermo a votare in favore della delibera della discordia – la convenzione tra Comune di Palermo e AMAT e l’introduzione di un’improbabile ZTL ‘pirandelliana’ – è il timore di dover “restituire all’Unione Europea i 320 milioni di Euro”.
Tanto per cominciare, il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) funziona a rimborso: le pubbliche amministrazioni delle Regioni ad Obiettivo Convergenza dell’Unione Europea anticipano le somme e poi gli uffici comunitari, a rendiconto effettuato, rimborsano i soldi che le Regioni o i Comuni hanno speso per realizzare le opere.
Se ne deve dedurre che chi, negli ultimi giorni del 2015, ha messo in giro la voce che il Comune di Palermo rischiava di perdere 320 milioni di Euro non ha detto la verità. Anzi, ha detto due non-verità.
Prima non-verità: contrariamente a quanto affermato, il Comune di Palermo, se la delibera della discordia non fosse stata approvata entro il 31 Dicembre 2015, non avrebbe dovuto restituire nulla.
Seconda non-verità: contrariamente a quanto cercano di farci credere, l’Unione Europea, con il Tram di Palermo, non c’entra proprio nulla!
Qui arriviamo al grande inghippo. Proviamo a descriverlo.
Il Tram di Palermo è stato realizzato con fondi nazionali, regionali e comunali (il Comune ha contratto un mutuo di circa 80 milioni di Euro). Solo in un secondo momento, dopo essersi ‘sbafati’ la cifra spropositata di 320 milioni di Euro, Comune di Palermo e Regione siciliana hanno pensato bene di provare a caricare sul ‘groppone’ dell’Unione Europea il costo astronomico di tale opera.
Come? Semplice: ricorrendo a quelli che in gergo tecnico si chiamano “progetti di sponda”. In pratica, progetti che poco o punto hanno a che vedere con i fondi europei, vengono rendicontati come se si trattasse di opere realizzate con i fondi europei. Cosa che non solo il Comune di Palermo, ma anche tanti altri Comuni siciliani stanno mettendo in atto, provando a fare passare per opere pubbliche realizzate con i fondi europei (parliamo sempre del FERS) cose che nulla hanno a che vedere con la Programmazione comunitaria 2007-2013.
Il Tram di Palermo non ha nulla a che spartire con la Programmazione 2007-214 dell’Unione Europea, perché è un’opera che risale agli anni ’90 del secolo passato. Ribadiamo: solo dopo aver speso 320 milioni di Euro gli uffici del Comune di Palermo e della Regione stanno provando a inserire tale spesa tra le risorse FESR da rendicontare a Bruxelles.
Per la cronaca, va detto che la Regione siciliana, dal 2008 ad oggi, per proprie incapacità, non è riuscita a spendere un miliardo e 200 milioni di Euro di risorse FESR. Di questa mancata spesa sono responsabili il passato governo regionale di Raffaele Lombardo e l’attuale governo regionale di Rosario Crocetta.
Alla luce del proprio fallimento, il governo Crocetta sta provando, con artifizi contabili, a far passare per opere realizzate con la Programmazione 2007-2013 cose che con i fondi europei non hanno nulla a che vedere. In pratica, quello in corso – non soltanto per i 320 milioni di Euro del Tram di Palermo, ma anche per altre opere, alcune realizzate addirittura negli anni ’90! – è solo un tentativo di aggirare i regolamenti comunitari.
Il regolamento del FESR è chiaro: nel caso della Programmazione 2008-2013, le opere andavano realizzate e rendicontate entro il 31 Dicembre 2015 (in questa data è compresa la proroga di due anni, visto che il Programma si sarebbe dovuto concludere nel 2013). La Regione siciliana, non solo sta provando a rendicontare nel FESR 2007-2013 opere che nulla hanno a che vedere con lo stesso FESR, ma lo sta facendo anche con ritardo, tra pressappochismo e incapacità amministrativa!
Non è la prima volta che la Regione siciliana prova ad aggirare i regolamenti comunitari per tentare di arraffare abusivamente fondi europei con rendicontazioni ‘avventurose’. Ci ha provato con Agenda 2000, quando ha tentato a caricare sul ‘groppone’ dell’Unione Europea i costi del completamento dell’autostrada Palermo-Messina. In quell’occasione Bruxelles ‘bocciò’ la bravata della Regione.
Da qui una domanda: perché Bruxelles, dopo aver ‘bocciato’ il maldestro tentativo di far pagare all’Unione Europea i costi (anche allora spropositati) del completamento dell’autostrada Palermo-Messina dovrebbe oggi avallare il tentativo di far pagare, sempre all’Europa, i costi, altrettanto spropositati, del Tram di Palermo?
Alla base c’è anche un questione morale. Tra il 2006 e il 2008 la Regione siciliana – che aveva speso quasi tutti i fondi di Agenda 2000 (circa 9 miliardi di Euro) – riuscì a intercettare robuste premialità. Le premialità, che vengono assegnate alle Regioni europee che hanno speso nei tempi prestabiliti le somme a propria disposizione, si finanziano anche con i fondi che vengono invece ritirati (con il disimpegno) alle Regioni poco virtuose: cioè alle Regioni che non hanno utilizzato, nei tempi prestabiiti, le somme che avevano a disposizione.
La Regione siciliana, in materie di FESR non è virtuosa, visto che non ha speso un miliardo e 200 milioni di Euro (per essere precisi, ci sono problemi anche per il Fondo Sociale Europeo, con grandi fregature per il cosiddetto Terzo settore).
Perché mai Bruxelles dovrebbe accettare artifizi contabili per giustificare, attraverso i ‘progetti di sponda’, spese che nulla hanno a che vedere con il FESR (è il caso del Tram di Palermo, ma non solo), privando le Regioni europee virtuose delle premialità? Per dare modo alla Regione siciliana di Rosario Crocetta e al Comune di Palermo di Leoluca Orlando di ‘papparsi’ 320 milioni di Euro a spese dell’Europa?
Andiamo alle ZTL ‘pirandelliane’ istituite non per ridurre l’inquinamento in città, ma per fare ‘cassa’ e pagare i costi del Tram. Gira voce – e noi ci crediamo – che l’Amministrazione comunale di Palermo non metterà subito in esecuzione la delibera, per la parte che riguarda le ZTL.
I ‘geni’ del Comune si sono accorti di un fatto che questo blog ha segnalato nei giorni in cui i 24 ‘prodi’ consiglieri comunali approvavano la già citata delibera: e cioè che l’obolo introdotto – di fatto, lo ribadiamo, per fare ‘cassa’ – consentendo agli automobilisti di entrare nella mega-ZTL pagando 100 Euro a automobile (più altre tasse) non riguarda solo gli automobilisti di Palermo, ma tutto il ‘mondo’: gli abitanti dei paesi vicini (che dovrebbero scegliere: o pagare anche loro i 100 Euro mensili se, per lavoro, sono in città ogni giorno, o pagare per ogni ingresso, in questo secondo caso con costi maggiorati), i fornitori dei commercianti che operano dentro la mega-ZTL, i titolari degli autobus turistici e via continuando.
Risultato: in questo momento decine di categorie protestano contro l’Amministrazione comunale di Palermo. Con i consiglieri comunali di fede orlandiana che, come in una commedia di Ridolini, girano tra una categoria economica e l’altra per cercare di trovare improbabili soluzioni, offrendo magari sconti.
La verità è che questa delibera, così com’è stata congegnata, non è economicamente sostenibile, oltre che irragionevole sotto il profilo logico e amministrativo (non si può pensare di fare ‘cassa’ inquinando la città nel nome delle ZTL!). Palermo è una città economicamente stremata. Vessata da un’amministrazione comunale che, in tre anni, ha aumentato la pressione fiscale di 150 milioni di Euro all’anno. E che fanno il sindaco Orlando e il Consiglio comunale? Provano a scippare ai palermitani altri 30 milioni di Euro per rendere economicamente ‘sostenibile’ il Tram di Palermo.
Da qui un’altra domanda: ma la sostenibilità del Tram non andava calcolata prima, magari prima di spendere 320 milioni di Euro?
La verità è che questa delibera – sulla quale pesano ricorsi davanti le magistrature amministrative – è renziana a 24 carati. Non a caso, a inaugurare il Tram, si è catapultato a Palermo il Ministro renziano Graziano Delrio, ‘felice’ di aver finalmente trovato una città che sta attuando ‘filosofia’ e ‘prassi’ renziane: tartassare i cittadini con nuove tasse comunali per rimediare ai tagli attuati da Roma.
Il Comune di Palermo, per finanziare il Tram, potrebbe chiedere i fondi della perequazione infrastrutturale (e volendo i fondi delle perequazione fiscale) previsti dalla legge nazionale sul federalismo fiscale che in Sicilia non viene applicata proprio per fare ‘risparmiare’ il governo Renzi!
Invece di chiedere al governo Renzi ciò che al Comune di Palermo spetta a titolo di perequazione infrastrutturale, l’Amministrazione comunale e il Consiglio comunale preferiscono infilare le mani nelle tasche dei cittadini. Non soltanto nelle tasche dei cittadini palermitani, ma nelle tasche di tutti i cittadini siciliani e non siciliani (si pensi ai fornitori degli esercizi commerciali che operano nella mega-ZTL che non sono solo siciliani).
Non è vero che il Comune di Palermo punta a incassare 30 milioni di Euro con la ZTL ‘pirandelliana’. Forse 30 milioni li incasserebbe solo con gli automobilisti della città. Poi ci sarebbero gli introiti dei fornitori dei commercianti, dei titolari dei mezzi che trasportano turisti e via continuando.
La verità è che, con questa ZTL, il Comune di Palermo ha trovato il modo ultra-renziano di far pagare ai cittadini i ‘buchi’ a nove zeri del Comune.
Il tutto con effetti deleteri per l’economia cittadina, che sono già stati segnalati dalla Confesercenti di Palermo: “Siamo fortemente preoccupati dalla futura ZTL, che rischia di aggravare una situazione già di per sé critica. Apprezziamo i segnali di disponibilità al dialogo lanciati dal sindaco Orlando: Confesercenti è pronta a confrontarsi e a proporre dei correttivi. La ZTL è uno strumento utile solo se non uccide il centro città”.
Conclusione: non siamo contro il Tram. Chiediamo solo chiarezza sui 320 milioni di Euro spesi. E ci interroghiamo sulle modalità confuse e sommamente ingiuste mediante le quali il Comune vorrebbe rendere economicamente sostenibile tale opera. Il sindaco e il Consiglio comunale non possono pensare di continuare a infilare le mani in tasca ai cittadini, ignorando la crisi economica.
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