Regione, la manovra finanziaria 2016: le entrate fittizie dell’assessore Baccei

30 dicembre 2015

Cominciamo oggi un ‘viaggio’ nella manovra finanziaria 2016 della Regione che è stata messa a punto dal’assessore Baccei (e, con molta probabilità, dai tecnici della Ragioneria generale dello Stato). Il miliardo e 200-miliardi e 300 milioni di Euro ‘scomparso’. I ‘magheggi’ sul miliardo e 400 milioni promesso dal governo Renzi che, di fatto, non c’è. L’attacco all’articolo 36 dello Statuto. E, ieri sera, a Sala d’Ercole, lo scivolone dello stesso Baccei…

Ebbene sì, dopo aver aspettato quasi quattro mesi, l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, e i suoi collaboratori ci hanno finalmente messo nelle condizioni di leggere il ‘Bozzone’ della manovra economica e finanziaria della Regione siciliana 2016. Abbiamo dato una prima lettura al documento – che contiamo di approfondire nelle prossime settimane (a nostra avviso abbiamo da tre a quattro mesi di tempo, perché Sala d’Ercole esaminerà e approverà tale manovra non prima di Aprile del prossimo anno) – e, lo confessiamo, siamo rimasti un po’ colpiti. Perché lo scenario che si prospetta per la Sicilia, a giudicare da quello che abbiamo letto, è molto più grave di quanto ipotizzavamo.

Cominciamo dalla ‘filosofia’ della manovra messa a punto dall’assessore Baccei, che è recessiva, dal primo rigo fino all’ultimo. L’impostazione non si smuove di un millimetro dalle demenziali indicazioni che arrivano da Bruxelles, o meglio, dalla Banca Centrale Europea (BCE), la banca privata alla quale un’Unione Europea sempre più in crisi ha affidato il proprio futuro. E l’impostazione è la solita: vanno tagliati gli ‘sprechi’: solo tagliando gli ‘sprechi’ si possono reperire le risorse per potere investire nello sviluppo.

Tale impostazione, per ciò che riguarda la Regione siciliana, sconta alcuni problemi. In primo luogo, perché non è facile capire che cosa c’è da tagliare ancora dal Bilancio regionale. A meno che i precari, gli operai delle Forestale, i Comuni, le ex Province e la stessa sanità non vengano considerati ‘sprechi’. Anche il secondo passaggio di questa ‘filosofia’ (gli investimenti per lo sviluppo) è molto aleatorio, se è vero che da tre anni a questa parte tutti i tagli effettuati dal Bilancio della Regione non hanno mai finanziato lo ‘sviluppo’ della nostra Isola, ma hanno finanziato i governi nazionali che si sono avvicendati: governi (Monti, Letta e ora Renzi) che hanno trovato nella sistematica razzia delle entrate regionali incamerate dallo Stato una sorta di bancomat senza fine.

Per la cronaca, le entrate regionali che lo Stato trattiene unilateralmente sono previste dallo Statuto siciliano, che viene calpestato.

Fatta questa doverosa premessa, abbiamo appurato che la manovra economica e finanziaria messa a punto dall’assessore Baccei (secondo noi, più con il concorso della Ragioneria generale dello Stato che con dirigenti e funzionari regionali) prevede tagli a destra e a manca. Su questo punto è bene fare chiarezza. Chi scrive dà una ‘lettura’ dei documenti finanziari della Regione diversa da quella che si legge su altri blog e giornali. La prima ‘scorsa’ di questa manovra ha rafforzato in noi la differente interpretazione che diamo rispetto ad altri osservatori.

Da qualche mese leggiamo che il ‘buco’ della Regione sarebbe pari a un miliardo e 400 milioni di Euro. Leggiamo che lo Stato avrebbe già erogato (o starebbe per erogare) 900 milioni di Euro circa. E che il prossimo anno erogherà altri 500-550 milioni di Euro. A noi risultano altri ‘numeri’. Proviamo a riassumerli, anche alla luce di quello che abbiamo letto nella manovra (con riferimento alla parte che con la vecchia legge si chiamava finanziaria).

A noi risulta che il ‘buco’ sui conti regionali 2016 non sia di 1,4 miliardi di Euro, ma di 2,7-2,8 miliardi Euro. Per un motivo semplice: perché nel conto noi includiamo anche le risorse finanziarie che lo Stato ogni anno si trattiene dal Bilancio regionale per un ipotetico “risanamento della finanza pubblica” del nostro Paese (“risanamento” che, a quanto pare, non si concretizza mai, se è vero che, a chiusura di quest’anno, il debito pubblico italiano ha fatto segnare l’ennesimo aumento, ‘viaggiando’, ormai, sopra i 2 mila e 200 miliardi di Euro). Ebbene, se al disavanzo di un miliardo e 400 milioni aggiungiamo anche il miliardo e 400 milioni di Euro (che è diventato un po’ più di un miliardo e 200 milioni di Euro: soldi che lo Stato trattiene alla fonte, cioè dall’Agenzia delle Entrate), il ‘buco’ della Regione siciliana, nei conti del 2016, è pari a 2,6-2,7 miliardi di Euro e non un miliardo e 400 milioni di Euro. Attenzione: non ci stiamo inventando nulla: sono cifre rintracciabili nella manovra 2016.

Resta una domanda: con quale ‘magheggio’ Baccei e compagni si sono presentati (con 4 mesi di ritardo!) in Assemblea regionale siciliana con un ‘buco’ di un miliardo e 400 milioni di Euro? Semplicissimo: con una serie impressionante di tagli orizzontali sulla maggioranza dei capitoli di Bilancio della stessa Regione. Se andate a leggere attentamente le tabelle allegate alla manovra vi accorgerete che, nella maggioranza dei capitoli, nel passaggio dal 2015 al 2016, c’è una riduzione degli importi. La somma di tutte queste riduzioni nei capitoli è pressappoco uguale alla differenza tra 2,7-2,8 miliardi e il miliardo e 400 milioni di Euro di ‘buco’ ufficiale presentato dall’assessore Baccei.

Per essere ancora più chiari, il miliardo e 200 milioni di Euro-miliardo e 300 milioni di Euro è stato fatto ‘sparire’ appioppando riduzioni nella stragrande maggioranza dei capitoli di spesa.

In alcuni casi si tratta di tagli irragionevoli, che provocheranno proteste. E che dovranno essere rimpinguati, magari teoricamente. Detto in altre parole, il miliardo e e 200-miliardo e 300 milioni di Euro potrebbe ricomparire, il prossimo anno, almeno in parte, come aumento del disavanzo.

Chiarito il primo ‘magheggio’, andiamo all’altro ‘magheggio’. Anzi, agli altri due ‘magheggi’. Ricordate il dibattito che va avanti dallo scorsa estate? L’assessore Baccei propone: sbaracchiamo l’articolo 36 e l’articolo 37 dello Statuto e, in cambio, il governo Renzi dalla alla Regione un miliardo e 400 milioni di Euro.

Ora, basandoci sulla lettura della manovra messa a punto da Baccei, proveremo a dimostrare che tale accordo è un doppio raggiro politico e contabile nella forma e nella sostanza.

Baccei dice: il governo Renzi darà alla Sicilia un miliardo e 450 milioni di Euro circa. Come e quando? 900 milioni di Euro subito e 550 milioni nel 2016. Ebbene, più che risorse finanziarie si tratta di imbrogli contabili. Vediamo il perché.

Il primo imbroglio contabile è eclatante: parliamo dell’accantonamento negativo di 550 milioni di Euro circa. L’assessore Baccei dice che sono soldi che lo Stato erogherà nel 2016. A nostro modesto avviso, questa è una grande balla. Perché il governo Renzi non ha alcuna intenzione di erogare questi 550 milioni di Euro. Altrimenti li avrebbe già erogati, a fronte della crisi di liquidità della Regione.

Furbescamente, Baccei – che è stato inviato in Sicilia non per fare gli interessi di 5 milioni di siciliani, ma per fare gli interessi del governo Renzi – ha inserito questi 550 milioni di Euro come “accantonamenti negativi”: ovvero risorse che vanno a finanziare capitoli di Bilancio con l’impegno che tali soldi potranno essere spesi non appena Roma li erogherà. Ma Roma, come abbiamo sottolineato, a nostro modesto avviso, non erogherà mai a poi mai questi 550 milioni di Euro.

I nostri lettori chiederanno: allora dove sta l’inghippo? Eccolo: questi 550 milioni di Euro teorici, come già accennato, con l’impostazione che ha dato l’assessore Baccei – cioè come accantonamenti negativi – vengono piazzati nel Bilancio fra le entrate: con l’impegno, l’abbiamo già accennato, che tali somme saranno disponibili (e quindi spendibili) non appena il governo nazionale li erogherà. Che questi 550 milioni di Euro non si concretizzeranno mai i siciliani ne prenderanno atto a Settembre-Ottobre, quando ormai sarà troppo tardi…

Insomma: una cosa è scrivere in Bilancio la verità: cari siciliani, questi 550 milioni di Euro non ve li daremo mai; altra e ben diversa cosa è scrivere: ve li daremo nel 2016, non specificando quando: proprio quello che ha fatto Baccei. Nel primo caso scoppierebbe un ‘casino’ subito, perché il governo regionale dovrebbe indicare quali categorie sociali ed economiche della Sicilia non verrebbero pagate nel 2016; nel secondo caso, Baccei rinvierebbe al prossimo autunno il problema, da affrontare magari con qualche variazione di Bilancio che l’Ars approverebbe a Ottobre, riciclando soldi di capitoli che, magari, non risulterebbero spesi; provando ad accontentare la platea rimasta a bocca asciutta rubacchiando risorse da altri settori.

Signori, non vi stupite: è quello che l’assessore Baccei ha fatto quest’anno, quando, per pagare gli operai della Forestale, ha tagliato i soldi agli agricoltori e agli artigiani siciliani (leggere il fondo di rotazione della Crias scomparso).

Andiamo ora al secondo imbroglio contabile. Nella manovra 2016 di Baccei si danno tra le entrate certe i 900 milioni di Euro. Sulla base di che cosa? Di un impegno del governo nazionale. Ma un conto sono le risorse già erogate, altra e ben diversa cosa è inserire in Bilancio, fra le entrate, 900 milioni di Euro che lo Stato non ha ancora erogato. Il fatto che questi 900 milioni di Euro per la Sicilia siano nella legge di stabilità nazionale significa poco: fino a quando non si concretizzeranno saremo davanti a una previsione di entrate, non ad un’entrata certa: le due cose sono diverse.

Questa seconda entrata va vista alla luce del contesto economico italiano, che non è quello descritto da Renzi in Tv. Il capo del governo parla di “ripresa economica”, “aumento dell’occupazione” e altro ancora. Ma il dato vero è che sono fallite quattro banche e che oltre 30 mila persone sono state in buona parte truffate. Il fallimento di quattro banche nel Centro Italia è un segnale negativo. Che fa il paio con il ‘Bail In’, cioè con la legge, voluta dall’Unione Europea, in base alla quale, a partire dal 2016, i cittadini potranno essere chiamati a risanare gli eventuali problemi delle banche.

Che significa tutto questo? Che le condizioni economiche del nostro Paese non sono quelle che Renzi ci vorrebbe far credere. E che, di conseguenza, i 900 milioni di Euro che lo Stato dovrebbe versare alla Regione nel 2016 non è detto che si concretizzino. A rigore, sarebbe stato corretto inserire questi 900 milioni di Euro tra gli accantonamenti negativi, perché, al pari dei 550 milioni di Euro, non sono ancora entrati nel Bilancio regionale 2016.

L’assessore Baccei è furbo. Ieri sera ha provato a bloccare il ricorso all’esercizio provvisorio. Il suo obiettivo – non dichiarato, ma palese a chi ha occhi per vedere – è ottenere dal Parlamento siciliano il via allo sbaraccamento degli articoli 36 e 37 dello Statuto in cambio non di un miliardo e 400 milioni di Euro, ma forse di 200-300 milioni di Euro che il governo Renzi erogherebbe a valere sui 900 milioni (altro che un miliardo e 400 milioni di Euro!)

Baccei ha fretta. Renzi gli fa fretta. Le burocrazia ministeriali gli fanno fretta. Soprattutto per abolire l’articolo 36. Perché su tale articolo la Corte Costituzionale – che è l’ultimo baluardo contro il dilagare dell’europeismo truffaldino – ha dato ragione alla Regione siciliana. Certo, la sentenza sulla territorializzazione delle imposte, che avrebbe costretto lo Stato a sborsare alla Regione siciliana oltre 5 miliardi di Euro, è stata bloccata, per quattro anni, da quel ‘genio’ del presidente Rosario Crocetta, che nel giugno del 2014 ha firmato il “patto scellerato” con Renzi, bloccando, per l’appunto per quattro anni, gli effetti positivi della sentenza della Consulta. E’ per questo che Roma, adesso, vuole sbaraccare l’articolo 36: per bloccare per sempre questo articolo dello Statuto.

Baccei vuole effettuare una doppia presa in giro ai danni dei siciliani. Primo: vorrebbe sbaraccare l’articolo 36 dello Statuto (e anche il 37: non si sa mai). E vorrebbe farlo non in cambio di un miliardo e 400 milioni di Euro (che in Bilancio non ci sono), ma in cambio di una manciata di ‘spiccioli’. Ma ieri sera gli è andata male. Perché il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, gli ha impartito una bella lezione di contabilità pubblica. Lasciando capire che l’assessore Baccei ha confuso la contabilità dei Comuni con quella della Regione siciliana. E’ ai Comuni che si può applicare la “gestione provvisoria” sollecitata da Baccei al posto dell’esercizio provvisorio. Alla Regione, no.

Insomma, tra Ars e Baccei si è aperta finalmente una partita. Non è detto che Baccei riesca a smantellare gli articoli 36 e 37 dello Statuto. E non è detto nemmeno che riesca a far passare nella manovra come entrate certe il miliardo e 400 milioni di Euro che ancora non c’è.

Fine prima puntata /continua

Foto del’assessore Alessandro Baccei tratta da Palermomania.it  

 

 

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