L’annuncio del sottosegretario del PD, Davide Faraone, che con una bacchetta magica, aveva risolto il problema dei precari siciliani, lascia perplessi anche gli esponenti di quei partiti che sostengono la stessa maggioranza di governo di cui fa parte.
La cosa non sorprende più di tanto. Il plenipotenziario di Renzi in Sicilia, infatti, nel parlare di questo fatidico emendamento alla Legge di stabilità, come vi abbiamo già detto, ha dimenticato un piccolo particolare: chi li mette i soldi per la presunta stabilizzazione di queste 24mila anime? Dettaglio non di poco conto.
Di certo, non ha detto che li metterà il Governo nazionale, l’unico che potrebbe farlo, visto che la Regione siciliana è in bolletta. Per inciso, se è in bolletta, come ormai sappiamo, è anche colpa dell’esecutivo di cui Faraone è parte: dal contributo (1,4 miliardi) che la Sicilia versa allo Stato nel nome del risanamento della finanza pubblica che è, come ha ammesso lo stesso assessore all’Economia, Alessandro Baccei, “il più alto d’Italia”, alla rinuncia firmata da Crocetta ai 4 miliardi di euro che la Sicilia vrebbe dovuto incassare grazie ad alcuni pronunciamenti della Corte Costituzionale, e così via.
Dunque, non abbiamo letto da nessuna parte che i soldi li assicura Roma. Non abbiamo trovato tra le sue dichiarazioni frasi che parlano di un governo nazionale impegnato a versare ogni anno nelle ‘casse’ dei Comuni siciliani le somme che servono a pagare l’indennità ai precari degli enti locali.
E, allora, che voleva dire Faraone? Era così, tanto per dire?
L’unica cosa certa, come accennato, è che anche i suoi compari di governo si sono messi le mani nei cappelli nel sentire tali dichiarazioni. E’ il caso di Giampiero D’Alia, ex ministro in quota UDC, che in una intervista al Giornale di Sicilia, non nasconde il suo stupore: “Il progetto che si sta mettendo in piedi rischia di essere una stabilizzazione generalizzata attraverso un’agenzia che contrattualizzerà tutti i precari. E questo mi lascia intravedere due pericoli: nella migliore delle ipotesi si darebbe vita a un altro carrozzone che non risolve nulla e nella peggiore delle ipotesi si creerebbe un meccanismo che potrebbe affossare definitivamente la Regione”.
Dalle sue parole si evince che Faraone si era dilettato, semplicemente, nell’arte di scrivere un emendamento, senza però preoccuparsi di indicare la fonte finanziaria. Quello che in gergo si chiamerebbe ‘emendamento inutile’.
O, peggio, che in linea con le politiche di Renzi, si stia dilettando a creare ulteriori problemi alla Regione siciliana per fini ‘squisitamete’ politici e carrieristici.
Infine, c’è anche chi si chiede se questi precari abbiano davvero il diritto di essere stabilizzati (ve ne abbiamo parlato qua).
Di certo, nulla di nuovo sotto il cielo della politica.
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